Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
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Interessante davvero. Rilevo quanto sia facile dedurre da un’immagine un significato, uno qualsiasi, e renderlo omologo o coincidente con uno scritto, uno qualsiasi. E’ già semplice prodursi in questo gioco d’ermeneutica quando ci si confronta con le parole, ma allorquando si tratta di un’immagine, l’artificio è reso ancor più agevole.
Ho osservato la figura, la prima, e ne ho tratto le seguenti interpretazioni:
<si tratta del sogno di un viandante che, stanco, riposa accostato ad una roccia. Il sogno rappresenta un suo pio desiderio – è l’inconscio che agisce -, egli brama un ristoro che allevi la sua vita, il suo incedere sugli erti sentieri dell’esistere. I vestiti lisi del viandante tradiscono il peso del suo vivere, del suo eterno camminare, e in quest’attimo di riposo, che non è solo del corpo, ma anche dell’anima, egli dà corpo – surreale – alla sua brama di ascensione, di leggerezza che lo sgravino dal fardello che chiunque viva si trascina appresso. S’intuisce così che la sua ‘corsa’ verso una qualsiasi meta – la sua meta – è stata sempre vana, tanto che solo il sonno e il sogno lo proiettano in una nuova dimensione. Ma il gioco è crudele, perché nell’immagine non s’intravede quel Dio cui egli aspira, anche in quest’idilliaca dimensione Egli non mostra il proprio volto, affidando agli ‘angioli di Dio’, che paiono discendere la scala, il compito di trasmettere un messaggio raffigurato dalle trombe: svegliati, smetti di sognare, riprendi il tuo inesausto cammino, non vi è meta da raggiungere, Dio non si mostra neppure in sogno, di fronte a te, davanti ai tuoi occhi si dischiude un orizzonte terreno, e vi è ancora tanta strada da percorrere. Le trombe sono lo strumento che annunciano il messaggio, e gli angeli, seppur surreali, i messaggeri della sua coscienza che, ancorché assopita, pescando nel profondo intimo del viandante, segnala a questi l’inganno di una vita. I due rami di rose che nel basso sono uniti in un nodo – nel basso non a caso – raffigurano l’inscindibile legame esistente fra gravame della vita e illusione d’ascensione>.
<si tratta sempre di un viandante, stavolta giunto alla conclusione della sua vita. Solo in questo momento, cioè alla fine, le sue brame, i suoi desideri e la sua fede in una meta conseguibile, prendono corpo in una dimensione eterea, e gli mostrano la scala che conduce là dove si può solo presumere o intuire giaccia o Regni colui che sulla terra è sempre stato miraggio. L’immagine può essere suddivisa in due corpi pittorici ben distinti, anche se confinanti e intrecciati fra loro: la Morte che si appropria del corpo del viandante, che pervade la terra e intride la Vita – tant’è che il viandante riposa esanime con il capo appoggiato alla dura roccia -, e il mondo del dopo, ancora una volta solo intuibile, giacché la figura verticale (la scala con gli ‘angioli di Dio’), non approda a qualcosa di ben definito in cui sia imperante il volto magnificante di Dio. Le trombe, da cui ci s’immagina scaturisca uno squillo, richiamano l’Anima del viandante, lo esortano ad intraprendere un ultimo viaggio, la cui meta è solo immaginata da chiunque osservi con attenzione la figura, senza pre-giudizi o pre-concetti. Dio non appare, mentre sono nitidi i suoi messaggeri angelici – quelli della dissoluzione completa della materia -. L’apice della scala appare poggiata su un mondo oscuro, immerso in un cielo buio, appena rischiarato da astri comunque sempre ben visibili anche dalla terra. Un mondo ancor più oscuro di quello sottostante, come a significare che il mondo del ‘poi’ sarà ancor meno definito e più occulto di quello del ‘prima’, senza Lumi. La scala introduce in una dimensione di oblio, di dimenticanza, e la scala, i cui laterali appaiono convergenti, quindi via via che si sale, sempre più stretti – fatto ascrivibile, sì al gioco di prospettive, ma probabilmente più che altro alla necessità simbolica di indurre la sensazione di un progressivo vanire e venir meno della possibilità di ascensione che sia, nell’epilogo, approdo alla visione di Dio -, è così indicatrice di una perdita di consistenza della Speranza e della promessa escatologica insita nel messaggio di Gesù Cristo. L’intera immagine sembra quasi indicare che dopo la Morte, vi è anche il progressivo (progressione rappresentata dai pioli della scala) vanire della promessa soteriologia che sfocia in una dimensione surreale sempre più oscura, ove le uniche luci sono rappresentate dagli astri ben visibili in vita anche dalla terra>.
Ciao, sempre disponibile a produrmi in altre variopinte interpretazioni.
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