non confondiamo...
Carlo,
quando ci poniamo il problema di Dio e lo cerchiamo con onestà e sincerità, soffiamo sulla brace della nostra spiritualità. Il risultato possibile è incerto:
può essere che finiamo con lo spegnere di più quella brace,
o puo essere che ne avvampi un fuoco vitale.
n questo secondo caso quel fuoco si, avrà luce bastante a darci la possibilità di "vedere" cosa c'è da trovare fuori di noi, ma mostrerà a noi stessi anche quel che c'è dentro di noi.
Se, però, la nostra spiritualità sarà debolissima, non troveremo niente , nè dentro e nè fuori.
La religione di ognuno è l'insieme di tutte le sue convinzioni spirituali che sono messe in realzione con Dio.
Qualcuno rispecchia la propria religione in sè e non la pratica in concomitanza con gli altri, qualcun altro invece la rispecchia nella collettività e ne fà qualcosa di molto simile al sentirsi elemento di un popolo ben definito, con comuni origini, obiettivi, leggi morali... tutti figli ancora in casa del comune genitore.
Per queste ultime persone la religione non è concepibile senza una serie di pratiche e regole collettive da aversi in collettività perchè il proprio "status" spirituale dipende dall'esito dell'esame che gli altri continuamente eseguono su ogni singolo credente; nessuno è libero di vivere la propria spiritualità singolarmente quale unico e supremo giudice di sè stesso.
Questo genere di religioni "collettivistiche" sono, a mio personale giudizio, le religioni delle quali tu parli, se non ho frainteso.
Esiste però un altro tipo di religioni, ed è quello nel quale il credente non si ritiene necessariamente un subordinato a Dio e non deve, perciò, obedire a dettami imposti, pena il castigo.
Le religioni di questo tipo sono quelle di chi crede con convinzione di essere una autentica, anche se minimissima parte di Dio.
Le leggi morali che queste persone hanno in sè non vengono trasgredite con possibilità di futuro castigo o perdono.
In queste religioni ( e ce n'è una per ognuno), per per il credente, ciò che ha il posto del castigo è qualcosa che avviene immediatamente, e consiste in un insopportabile rimorso, sconforto, dolore ed impossibilità di dimenticare il torto fatto.
Il perdono per i propri peccati è costituito solo dalla spontanea riparazione completa ed immediata, da rendersi con tanto di interessi.
In assenza di riparazione il proprio spirito soffre ed impedisce la normale vita quotidiana mettendo il credente di fronte all'immensa contraddizione del proprio peccato con la definizione stessa del "Chi Io Sono".
Questa reazione ai propri "peccati" nasce dall'interno del credente e non accetta giudizzi esterni alla propria coscienza.
Il credente è interiormente intoccato dalle estranee condanne e non libera la propria anima per l'estraneo perdono.
Queste sono le religioni di chi crede nella propria doppia natura terrena-divina e sono le religioni dei mistici (consapevoli).
Nel misticismo non esiste una classe ecclesiastica di persone che si erge a guida di un gregge umano, ci sono solo uomini che vorrebbero dare per scontato che ognuno sa bene cosa va fatto e lo farà, cosa non va fatto e non lo farà.
Vogliamo dire che il misticismo implica, comunque, una classe d'elite costituita dai mistici stessi rispetto agli altri? Ammettiamolo pure, ma nessun mistico potrà mai concepire l'intenzione di dire:
"Fai come ti dico io oppure guai a te!".
Non confondiamo.
Ciao gemello.
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