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26-02-2006, 19.05.47 | #4 |
Rudello
Data registrazione: 08-01-2006
Messaggi: 943
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Il Dio fuori di me
Il “mio” Dio è naturalmente quello che indico nel titolo “quella barba bianca oltre l’infinito” ma penso di dovere aggiungere qualcosa a spiegazione della parafrasi; eccomi.
Per infinito intendo tutto il mio universo, sia percettivo che cognitivo, tutto quanto io riesca ad afferrare con i sensi, col ragionamento, con le emozioni, con le intuizioni. Tutto ciò che per me ha una comprensione, come ad esempio il tempo fra la mia nascita e la mia presumibile morte. Ebbene tutta la mia vita, il mio esistere, tutto questo mio “infinito” trova logica e perché nell’esistenza di un qualcosa che sia “oltre”, che sia “al di fuori” di esso cui confrontarsi ed a cui rapportarsi. Cioè a dire, nella mia escatologia io sarei affatto diverso se non mi giustificassi, se non partecipassi attivamente in un progetto ampio, assoluto. Un processo divino o se preferite, sovrannaturale. Se per assurdo io, e tutti gli altri viventi, non fossimo altro che bizzarre aggregazioni di atomi e di nulla, di scariche elettriche e forze fisiche, come affermano taluni positivisti, sarebbe perfettamente identico che essere ciottoli di fiume, che pure dividono la loro esistenza in una nascita una storia, un logoramento e successiva trasformazione in altro, ma nulla a che vedere con quella che intendiamo per vita; e non avrebbe quindi nemmeno senso parlarne. Questo è dunque tutto quanto io ho da dire sul “mio Dio”. Io mi definisco un cristiano cattolico mediocre e mediocremente praticante, ma questo viene dopo. L’essere discepolo di Cristo è cosa che è “all’interno” della mia esistenza, ed è un altro discorso. Il pensiero di Dio invece è “prima”, ed “oltre” la mia esistenza. Potrei non essere cristiano, e sarei ancora io. Senza Dio, sarei nulla. Rudello 26 febbraio 2006 parole 288 |