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24-01-2006, 09.58.45 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-12-2005
Messaggi: 301
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In qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi condizione.
Lui ci parla in ogni momento, sta solo a noi saper ascoltare. Poi, ovviamente, ci sono luoghi e momenti che favoriscono questo dialogo, il silenzio, la natura, i luoghi ricchi di energia... ma non sono indispensabili. |
24-01-2006, 10.02.49 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-11-2005
Messaggi: 3,250
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come faccio ad ascoltare Dio?
e' un discorso lungo e nello stesso tempo semplice. Per quanto riguarda la mia esperienza posso dire che il "modo" di ascoltare Dio è sempre lo stesso ma la percezione di esso cambia a seconda del punto del cammino cui si è giunti. Da piccolo c'era una vocina che mi parlava nel silenzio e che mi parlava di amore incondizionato, di perdono e che mi dava gioia. Quando ero troppo preso dagli impegni quotidiani questa voce rimaneva latente, non parlava... Crescendo e evolvendo ho sempre dato maggior "peso" a questa voce e ho modificato (trasformato) i miei lati che non mi permettevano in certi frangenti di sentirla... DIciamo che ora nel mio silenzio interiore la sento più spesso anche in situazioni esterne di "confusione" (il silenzio è nella mente e dentro di se non importa se ci sia fuori) Vi siete mai accorti che quando vi connettete a questa voce anche il mondo esterno si zittisce...? "essere nel mondo ma non del mondo"... Ci sono poi momenti in cui c'è un collegamento "totale" ed è come se anima mente e corpo fossero un tutt'uno dove sento, vivo e faccio...tutto in armonia. Come quando scrivo qui. E' come se le parole venissero fuori da sole senza l'intervento della mia mente. diciamo che ora sono "connesso" Un saluto Ultima modifica di turaz : 24-01-2006 alle ore 10.05.52. |
24-01-2006, 11.51.12 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Il silenzio di Dio
Il Silenzio di Dio
- Nel Silenzio si aggirano spettri che, rapaci, protetti dal buio, s’approssimano ai letti dei dormienti per suggere loro il soffio di vita, aspirandolo dalle narici; - Nel Silenzio di ciascuno di noi si radica e prospera la solitudine più nera, non più lenita da amichevoli gesti che accendano un parvolo Lume di Speranza; - Nell’assoluto Silenzio di Dio si perpetrano i più atroci misfatti, e la malvagità dei malvagi non incontra una sola Possente Parola che riesca ad infrangere gli empi progetti degli empi; - Nel Silenzio divino non vi è teofania, ma solo tanta lacerazione e tragedia per il male che invitto e incontrastato si abbatte sui deboli e miseri, prostrandoli e rendendoli schiavi della propria miseria; - Nel colpevole Silenzio di Dio c’è chi usa cinghie di pelle per appendere la propria Anima affranta ad un ramo d’albero, perché quel colpevole Silenzio, sì tanto osannato, non ha voluto o saputo emettere un suono che facesse sentire quell’Anima accolta e quel cuore curato e cullato; - Nel Silenzio di Dio si compie ed esalta soltanto il suo tragico gioco cui noi partecipiamo in veste di semplici e dolenti trastulli. Poiché Dio tace, non mostra il suo volto, si tiene distante, rimarcando e tenendo la misura della sua incommensurabile ed inutile gloria, e che le nostre parole sono flebile eco che si sperde nel vuoto della sua assenza e distanza, che il mondo sia dunque attraversato da un fiume impetuoso di tantissime parole: utili e inutili, dolci e rabbiose, sincere e bugiarde, leggere e pesanti, ma che tutte insieme si aggrumino in urlo che scuota la terra, che scuota anche Dio. A chi capterà quest’urlo furioso, l’ingrato e bellissimo compito di discernere e separare la pula dal grano, che serbi per sé le gemme e le perle preziose, lasciando che il resto si sperda nel mondo, portato da un vento che lo conduca lontano, sotto i Suoi occhi, sotto il Suo naso. E tutto ciò con buona pace di quel Dio Silenzioso che, nel proprio indefettibile Silenzio, indifferente, si pasce del nostro patire, scrollando, annoiato, ogn’ora le spalle. Paesaggi disperati Acre sapore di raspi di vite stretti fra i denti. Spogli oramai dei succosi rubizzi acini da cui festoso spilla il nettare rosso che inebria la mente. Raspi avvizziti che negano l’oblio, unico farmaco che possa lenire l’ansia e l’angoscia di essere qua. Raccogli con dita ossute la grassa bruna terra che già impoverisce in arida sabbia, ove non radica frondoso l’albero, ma solo l’arbusto e lo sterpo di uno spoglio paesaggio riarso dal sole cocente, percosso da venti impetuosi che recano seco né vita né spore da cui gorgogli altra vita e speranza. Uno sguardo sperduto a vagare su piatte radure sempre uguali a se stesse, che han perso il ricordo del trillo festoso del grillo, del canto allettante della capinera. Occhi stanchi e arrossati, sperduti a guardare lontano, oltre quel limine rosso che è cornice al patire di tutti, che perdono lo sfuggente passo danzante della lepre, obliando per sempre il passo di danza di esseri scordati da Dio. E’ il deserto che impera, il freddo che brucia le foglie dell’ultima flora ed avvizzisce le pelli di esseri sparsi per caso e obliati per sempre. Uomo, sospeso un attimo solo a vagare nel nulla, nel buio del tempo, errante, senza meta e riparo, fra le desolate lande dell’Anima, rubando un sorriso a quei miseri sassi ove si poggiano i piedi. Soldati di una guerra mai combattuta e persa per sempre; alfieri di sogni che son uggia divina. Nel Silenzio di Dio, più sali le scale, più vedi lontano quell’orlo di luce che sovrasta ogni cosa; più la corsa è affannata, più la distanza si accentua. E’ tanta la strada percorsa che tanta ne rimane da compiere. Il nostro è un tragitto privo di meta e di senso, fra sassi e polvere scura che abita paesaggi privi di oasi. Si parano dinanzi ad occhi infossati e sfiniti, i piedi piagati già emettono un urlo. Vagare nel nulla, null’altro ci resta, nel Silenzio di Dio. Rubare fiacche parole a genti più fiacche e sfinite di te, per udire uno scampolo di suono che non sia un rantolo o un crampo di stomaci vuoti. Le mani protese nel vuoto a stringere aria pesante, ove è assente il Logos di Dio, ove greve è il lamento dell’uomo che intona inutili canti d’amore e preghiere mai udite da altri diversi da uomini mesti, che chini camminano stanchi nel cupo obbrobrioso Silenzio di Dio, per accompagnare i propri passi in un sogno di essere eterni, nella vana certezza che si compia, alfine, quella vile promessa, nata una notte di sogno che danna da sempre, che estorce e giustifica pianti, lamenti, vagiti, gemiti a chi tanto ha sperato, per sciogliersi sterile – quel sogno – in un cupo lamento, che è la fine della nostra inutile unica vita. Esodo (Cap 33 – 20/23) 20]Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». [21]Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: [22]quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. [23]Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere». Giobbe (Cp. 23 – 8/9) [8]Ma se vado in avanti, egli non c'è, se vado indietro, non lo sento. [9]A sinistra lo cerco e non lo scorgo, mi volgo a destra e non lo vedo. Dio ha spento la propria voce, l’ha ritratta in se stesso non curandosi del lamento della sua creatura, che langue in balia di se stessa. Un urlo attraversa la terra e i tempi, è un urlo di dolore che è anche eco della disperazione del proprio figlio, del suo scoramento dinanzi al tormento. Noi viviamo eternamente la passione di Cristo, che l’ha sintetizzata in pochi attimi. La sua passione è il sunto della nostra passione. In pochi istanti Egli ha racchiuso e reso palese al Padre Suo, nel proprio patire (Padre, Padre perché mi hai abbandonato?), il patire di tutti noi. Se Egli, al cospetto della croce che l’attendeva, ha dubitato, cosa ci esime dal dubitare a nostra volta? L’Anima che soffre si para dinanzi paesaggi che consolano, ma in essi non si ode l’eco della voce di Dio; ciò che si ode è solo il riverbero del nostro gemito che si sublima in speranza, una speranza che rende cieca la mente, perché solo nell’ignoranza della nostra condizione vi è sollievo e una parvenza di quiete, sempre scossa dal reboante incedere della vita. Dio non ha voce, per questo tace, egli cela così la propria ineffabile vergogna. DEUS ABSCONDITUS Un semplice dato: Dio non si è nascosto, Dio si è suicidato. (Giorgio Caproni) Bye |
24-01-2006, 13.38.23 | #8 |
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Un caldo abbraccio a Sir Visechi. Non ti dico che piacere che mi fa rileggerti.
Stavolta però non mi freghi! Raccontalo a qualcun altro che non credi in Dio! Sei ripieno di dolcezza, di poesia e, ma questo mi dispiace, di sofferenza (come tutti comunque ) Ma veniamo alle parole. Le citazioni bibliche che fai confermano solo che nessuno può vedere il volto di Dio. Ciò è naturale: se guardo (anche solo per un istante) una alogena da 10.000 W o il Sole di mezzogiorno divento cieco. Altri sono i modi di percepire Dio. Non lo si può vedere faccia a faccia. Tutto il resto che scrivi è un grido di dolore e di rabbia (o forse è meglio dire amarezza) emesso dal genere umano. Anche io mi associo, per carità. Ma solo perchè anche io sono un barbagianni che mette Dio in cantina. Perchè i miei difetti mi vincono. Perchè, in ultima analisi, non mi fido di Lui. Non possiamo trattarLo come una ruota di scorta da utilizzare solo in caso di foratura. E' vero che Dio è consolazione ma, soprattutto, è amore. Va corteggiato come la più bella donna che esista al mondo. Va messo al primo posto della nostra vita. Va ascoltato! E questo è lavoro difficile. Due domande, una risposta, Visechi. "Facciamo che adesso arriva Dio e ti chiede se preferisci essere felice (ma decide Lui il come) o se, viceversa, preferisci realizzare il più grande desiderio che hai nel cuore. Cosa scegli?". Ciao |
24-01-2006, 13.44.25 | #9 |
Moderatore
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Turaz scrive:
quanto è stato riportato sono visioni molto "egoiche" di dio diciamo ai più bassi "livelli"...di evoluzione umana Caro Turaz, cosi facendo giudichi. Inoltre lo fai con una delle anime più belle ed evolute che abbiamo l'onore di frequentare. Non che Visechi abbia bisogno della mia difesa.......il mio è solo un invito a fare una ricerca sui suoi post: ne rimarrai sorpreso. |
24-01-2006, 13.51.34 | #10 |
Ospite abituale
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ti sbagli freedom...
io ho osservato cosa è stato scritto è il fatto che quello sia un livello "basso" è consapevolezza...(che poi il basso non sia come l'alto in quel caso è evidente) non ho di certo parlato di visechi...se ben leggi... |