Il non attaccamento
Vi "incollo" sotto una cosa su cui sto riflettendo in questo periodo...
Qualcuno ha dei suggerimenti per mettere in pratica quanto viene detto?
Grazie e ciao a tutti,
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“Aforismi Yoga di Patanjali – Alla ricerca di Dio” –
A cura di Swami Prabhavana e Christopher Isherwood –
Edizioni Mediterranee,.
Capitolo 1, Aforisma 15:
Il non attaccamento è la padronanza di se stessi; è la libertà dal desiderio di ciò che si è visto o udito.
Commento dei curatori:
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Il non attaccamento è l’esercizio della discriminazione. Otteniamo gradualmente il controllo sulle onde pensiero “dolorose” o impure chiedendo a noi stessi: “Perché in realtà desidero quell’oggetto? Quale vantaggio permanente mi viene dal possederlo? In che modo il possederlo mi aiuterà ad acquisire maggiore conoscenza e libertà?”. Le risposte a queste domande sono sempre sconcertanti. Ci fanno vedere che l’oggetto desiderato non soltanto è inutile come mezzo per la liberazione, ma potenzialmente dannoso perché porta all’ignoranza e alla schiavitù, ed anche che il nostro desiderio non è realmente desiderio dell’oggetto in se stesso, ma soltanto un desiderio per desiderare qualcosa, semplice irrequietezza della mente.
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Il non attaccamento può essere acquisito molto lentamente. Ma anche nei suoi stadi preliminari è ricompensato da un nuovo senso di libertà e di pace. Non deve mai essere inteso come austerità, un tipo di autotortura , qualcosa di orribile e penoso. La pratica del non attaccamento dà valore e significato anche agli avvenimenti più insignificanti del giorno più noioso. E, progredendo e acquisendo maggior padronanza di noi stessi, dovremmo accorgerci che non rinunciamo a nulla che ci è realmente utile e necessario, ma che ci rendiamo semplicemente liberi da desideri e bisogni immaginari.
Con questo spirito, l’animo cresce in grandezza finchè, calmo e immobile, può accettare il peggior disastro della vita. Cristo disse: “Il mio giogo è agevole e il mio fardello leggero”, intendendo che la vita normale di attaccamento dei sensi dove manca la discriminazione, è in realtà molto più penosa, più dura da sostenere, delle discipline che portano alla liberazione.
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