Ospite abituale
Data registrazione: 15-03-2004
Messaggi: 69
|
La Vita Di Giovanni Paolo Ii: Evangelizzazione, Amore, Sofferenza E Gioia
Il punto focale del cristianesimo è la Rivelazione di Cristo: la Sua evangelizzazione, la Sua sofferenza, la Sua morte in croce e la Sua resurrezione l'incarnazione della Parola, il concretizzarsi della Verità. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14-15). Quale persona oggi, meglio del Santo Padre Giovanni Paolo II, ha testimoniato, evangelizzato, riportato, e per un certo verso anche rappresentato, oltre che con le parole con i fatti pratici, sostanziali della sua vita l'amore di Cristo? Fino dall'inizio del suo apostolato, a cominciare dal primo "Eccomi!" egli ha abbracciato, come il Signore, la croce gloriosa, l'albero di salvezza, la fonte dalla quale zampilla l'acqua della vita eterna. Come Mosè anche il Papa ha deciso di intraprendere un cammino, di uscire dalla schiavitù, dall'idolatria dell'Egitto, di attraversare le aspre terre del deserto, di combattere le tentazioni del demonio, per arrivare infine a gustare i sapori del latte e del miele della Terra Promessa. E non ha custodito gelosamente per sé questi doni, ma con grande forza d'animo e di Spirito ha lottato affinchè tutto il mondo potesse conoscere la grande misericordia e la grande bontà di Dio. Soprattutto egli ha rivolto grande attenzione e spazio ai giovani in particolare con le Giornate Mondiali della Gioventù (GMG), nelle quali ha più volte sottolineato l'importanza del compito dell'annunciare Cristo, responsabilità di notevole peso, che ora tutta la nuova generazione deve (me compreso) attuare con coraggio, come lui ha fatto. Il tema dell'obbedienza al Padre riveste un grande valore nel cristianesimo e noi siamo chiamati in questo caso a obbedire, ad evangelizzare nel limite delle nostre possibilità: chi avrà il dono della scrittura allora lo annuncerà con carta e penna, chi quello dell'aiutante dando una mano al prossimo in difficoltà... Ognuno di noi ha una sua virtù naturale, nessuno escluso ed è chiamato ad esercitarla. Sarebbe peccato mortale se uno tenesse represse le sue doti, perchè le doti vengono da Dio e rifiutarle è come rifiutare l'amore di Dio stesso. Perciò assume rilevanza la ricerca interiore, perchè è importantissima l'individuazione delle proprie abilità e quindi la loro coltivazione: il seme deve germogliare, dare frutto e non rimanere seme.
L'esistenza del Papa è stata caratterizzata dalla sofferenza e dalla gioia, due termini che pur se in apparenza opposti, in realtà profondamente vicini. Vorrei ora concentrarmi un poco su questi concetti e catturare la vostra attenzione e il vostro pensiero sul loro significato. Già il Santo Padre ha fortemente annunciato visibilmente, su sé stesso, sulla sua carne il loro valore, io in maniera molto più misera ed umile lo farò con qualche piccola riflessione. La vita di tutti gli uomini è fatta di sofferenze quotidiane, più o meno grandi, è qualificata da ostacoli che si frappongono sulle nostre vie, che attaccano il nostro cuore fragile se vuoto e privo di Spirito. La forza del cristiano che ha fede risiede nell' abbandonarsi totalmente a Dio, nell'essere umile, nel riconoscersi misero, nel divorare la Parola Divina che è la letizia del cuore, la gioia, il tesoro, la delizia nel colmo dell'angoscia: "Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perchè io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti." (Ger 15,16). E ancora S. Paolo nella sua lettera ai Filippesi ricorda come alimento per la gioia siano la preghiera e il ringraziamento incessanti: "Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù." (Fil 4,4-7). Bisogna spogliarsi delle ricchezze del mondo, delle sue felicità che rimangono finite, per rivestirsi di vita nuova, di nuove ricchezze, per arrivare alla gioia che se sei con Gesù, se sei in Cristo non potrà mai abbandonarti, sarà perenne. E con ciò quindi accettare con volto sereno tutte le situazioni che il Signore Onnipotente permette nella nostra vita. Anche le disgrazie più immense che sembrino esistere non devono scoraggiarci. Egli è Colui che ci ha creati, è il Padre Eterno, ed è Padre di tutti noi, e come può un padre volere male ai suoi figli. Perciò non può che volere e quindi fare il nostro bene, e la nostra forza, la nostra gioia sta nell'accettare senza lamentele tutto ciò che ci offre e che ci toglie, sapendo che toglierà a noi solo il male e offrirà solo il bene.
Dio é <<la via, la verità e la vita>>. La morte in Cristo non è morte ma resurrezione, salvezza, vita eterna. E dunque se da una vita finita si passa ad una vita infinita in Dio, Dio stesso non può essere che la vita e basta e non la morte che è dell'uomo "materiale". Ora la vita è data secondo la fede e la gioia è la vita. Allora la fede porta la gioia. Essendo Dio la Verità è onniscente e per questa ragione sa scegliere per noi ciò che è giusto che avvenga e ci aiuta nelle nostre scelte se lo vogliamo e se glielo chiediamo. Il Signore viene incontro alle nostre difficoltà, ma nello stesso tempo prova il nostro corpo, altrimenti la nostra vita sarebbe inutile, priva di senso nel suo trascorrere liscia come l'olio seguendo una via piana. Ma non esistono sentieri privi di tortuosità e tutti noi nel nostro piccolo abbiamo dei problemi che ci vengono posti davanti, da accettare, da combattere e da vincere. Solo con Dio però si riesce a fuggire l'afflizione e ad affrontare con letizia e tranquillità ogni muro, ogni fosso. La paura e il dolore saranno sconfitti dalla preghiera e dalla fede. Il nostro cuore sarà pervaso di una gioia straripante, infinita che non avrà mai termine e che nessuno potrà mai rubarci. Sarai incrollabile, indistruttibile se porterai con te il nome dell'Onnipotente.
Vediamo dunque come la sofferenza non sia qualcosa da eliminare fisiologicamente, ma anzi un'esperienza da non rifiutare, da vivere. Il dolore stesso è un dono di Dio, una necessità per la conversione, per la resurrezione. La gioia non è altro che la forza che ci permette di superare la paura del dolore, ci da il coraggio di affrontarlo, non le armi per sopprimerlo materialmente. Il Papa è l'esempio incrollabile di una persona, di un Santo che ha affrontato a viso aperto la sofferenza, i gioghi che il Signore ha permesso nella sua vita, sconfiggendoli con la luce della fede. E fino alla morte non ha smesso di operare un solo secondo della sua esistenza, per la salvezza e il bene del mondo.
|