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15-03-2005, 23.27.34 | #12 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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x Atisha
Nella nuova discussione "la via del non agire" scrivi:
"La linea del Non Agire evita solamente egoistiche interferenze con il corso naturale del sistema cosmico..ed abolisce la volontà dell’individuo (desiderio nascosto) che in qualche modo possa pilotare o ancora condizionare una qualsiasi azione." Io penso che tale realtà sia ben declinabile con una partecipazione attiva non forzata della vita in ogni attimo ed in ogni sua forma.. Concordanza <col cielo> e con ciò che è <natura innocente> usando parole in linea. Hai suggerimenti da aggiungere alla discussione in corso.. ? Gyta |
16-03-2005, 00.36.02 | #13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 04-11-2003
Messaggi: 218
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a Gyta da esperantiano
Ciao, Gyta.
Nel messaggio 732 chiedi di entrare nel concreto. La cosa mi trova coinvolto perchè, vedi, il concreto è il vero campo di azione di un cavaliere. Io sono un Cavaliere Esperantiano. Occorre innanzitutto uscire dall'utopia del cambiamento "planetario", tutto nel medesimo istante. Nella realtà si possono fare, e si ha il dovere di fare, solo progetti "per parti", ovvero per intorni territoriali le cui dimensioni consentano ad un gruppo di iniziati il monitoraggio e la lenta sensibilizzazione della popolazione. La sensibilizzazione deve essere realizzata non per "esortazione", ma per "attestazione". Ovvero non si devono fare chiacchiere, conferenze, incontri, manifestazioni etc. Si deve realizzare un "posto" (il nostro progetto territoriale è un piccolo villaggio) dove si possa praticare la vita comunitaria secondo l'ottica della fratellanza universale. Pensa ad un nucleo di persone che si accordano su obiettivi comuni da perseguire, che si danno una regola che li garantisca dalle altrimenti inevitabili variazioni e dunque deviazioni dall'obiettivo primario. Il posto, o "villaggio", deve essere assolutamente "normale": niente fanatismi bioecologici, niente vestiti strani, niente raccolte fondi da alternativi mantenuti dai genitori. Occorre pensare a gente assolutamente "normale", che vive in questo posto corrispondendo un affitto (come farebbe in qualunque altra casa condotta in locazione), e svolgendovi il proprio lavoro (mestiere, professione o impiego). Lo scopo è creare un mini-mondo quanto più completo possibile, dove si trovano riuniti a convivere persone unite da un comune progetto evolutivo. L'efficacia del villaggio è la sua apertura agli altri. Esso offre agli esterni il lavoro dei suoi abitanti: emporio, studio legale, artigianato, etc. secondo le competenze di ognuno. L'onestà assoluta dei residenti non può che attirare gli esterni ai quali si deve riservare un'accoglienza fraterna e piacevole. Il villaggio deve essere provvisto di un punto di ristoro, di intrattenimento, di permanenza e di attività culturali. Un mini-centro di vita comunitaria gestito interamente da iniziati. Nessuna ingerenza da parte di persone animate da interessi meschini, nessuna pressione, nessun ricatto, nessun degrado. Chi trova un cibo migliore non torna a quello peggiore. Con un villaggio di tal tipo gli esterni conosceranno un'alternativa più avanzata al mondo inumano in cui trascorrono la quotidianità. E ciò innesca l'effetto-contagio, l'effetto-passa-parola. Se rifletti bene su questo modo di operare vedrai che sono infinite le aggiunte che si possono escogitare. Ma la filosofia iniziatica resta sempre la stessa: non si devono fare chiacchiere su come "potrà essere" la vita comunitaria evoluta" ma mostrarne un campione GIA' FUNZIONANTE, ESPERIBILE, MEMORIZZABILE. Nel progetto dell'Ordine Esperantiano nel villaggio deve trovare posto un tempio preterconfessionale, dunque puramente teosofico, in cui si potrà ascoltare il pensiero e l'insegnamento dei grandi istruttori dell'umanità, di ogni tempo e di ogni cultura. La lingua ufficiale sarà l'esperanto, e saranno invitati a trascorrervi periodi di studio, lavoro e ritiro persone da tutto il mondo. Per chi non conosce già l'esperanto (in ogni paese del mondo ci sono organizzazioni che l'insegnano: è semplicissimo e richiede circa una settimana di studio intenso), saranno disponibili dei corsi rapidi in loco. Questo è, naturalmente, solo un tracciato generale. Ogni gruppo poi ha il compito di contestualizzarlo secondo le necessità e le circostanze del proprio territorio specifico. Parlare con politici e pseudo-politici è inutile. Essi vivono di chiacchiere e di ipocrisia, e perseguono interessi completamente diversi da quelli utili alla comunità. Se un piccolo villaggio sorge sul territorio di un piccolo comune, dopo un certo "contagio" degli abitanti si può tentare di assumere la conduzione istituzionale del comune stesso. Vincendo le elezioni si deve assicurare a tutti un sindaco onesto, disponibile e costruttivo, una giunta altrettanto onesta, disponibile e costruttiva, dei consiglieri onesti, disponibili e costruttivi. Si può impiegare la polizia municipale per un monitoraggio attivo del territorio trasformandola da strumento di repressione e strumento di edificazione sociale. Comunque, cara amica, la cosa da non dimenticare mai è: non lasciare alcuno spazio ai cerca-poltrone che, se gli iniziati fanno assenteismo, aggrediscono la popolazione, la ipnotizzano e la sfruttano fino e oltre il collasso. Comprendo di essere stato piuttosto sintetico. Ma resto a tua disposizione per ulteriori approfondimenti. Non posso che apprezzare quando una persona non si perde nelle chiacchiere della celebrazione personale, e scende nella piazza del mondo cercando di migliorare la vita di tutti con una visione spirituale libera da fazionismi ormai anacronistici e con idee di semplice ma reale fratellanza universale. esperantiano esperantiano |
16-03-2005, 05.47.33 | #14 |
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Data registrazione: 02-02-2003
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Re: a Gyta da esperantiano
Esperantiano,
rispetto il tuo progetto-proposta: è bello, artistico e creativo ma settario.. Non fa per me.. Come direbbe Kantaishi sono più per un 'tutti insieme.. appassionatamente' da intendersi con 'passione'.. Bello e settario.. Non credo nella politica ma nelle idee e nell'uomo.. (forse più nelle bestie.. ma questo è un altro discorso ) A me personalmente alle cose "ufficiali" preferisco la dis-ufficiale Anarchia, che racchiude in sé i migliori propositi senza alcun bisogno di divise, né di 'statuti-regolatori'.. Se l'uomo è davvero libero non ha bisogno di regole.. Se invece mi dici di lavorare al miglioramento ed allo 'smaltimento' di questo mondo di regole-sregolatorie, allora è un altro discorso.. Il rito cartaceo, religioso e profano del matrimonio è da sempre stato pietra tombale del 'più' sacro fra i rapporti.. Tra uomini liberi ed uniti nel profondo non c'è bisogno di attestati.. Tra uomini schiavi.. allora si può ancora lavorare su attestati di sorta.. Questo.. intendevo.. Per quanto riguarda le lingue.. ho il mio bel da fare con l'inglese, bestemmiandoci su, due giorni sì ed uno no.. (me lo ero a suo tempo chiesto anch'io perché l'esperanto non avesse mai preso piede.. per beghe d'appartenenza.. assurdo -ma vero) Comunque.. Ci Sono.. (scusa la <durezza> apparente del mio scrivere il termine 'iniziati' è per me.. come dire.. un po'.. ostico.. estremo.. persino 'fuori-luogo' -per il mio modo di sentire, s'intende.. comunque stimo i tuoi principi e questo è quanto! ) Gyta Ultima modifica di gyta : 16-03-2005 alle ore 05.53.20. |
16-03-2005, 11.51.35 | #15 |
Ospite abituale
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Messaggi: 218
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a Gyta da esperantiano
Ciao, Gyta,
dici che il tuo scrivere può apparire duro? Io però apprezzo sempre la sincerità espressa con educazione, per cui il tuo messaggio lo trovo ineccepibile. Il dissenso è d'altronde parte quotidiana della vita umana, e nessuno può pensare di trovare echi positivi in tutto ciò che dice. Vorrei comunque sottolineare che l'esposizione del nostro progetto aveva valore comparativo e non propositivo. Penso di comprendere le ragioni su cui si fonda la tua posizione. Mi chiedo tuttavia se non sia possibile una reciproca riconsiderazione sull'aspetto "normativo". Le regole a cui io alludo non sarebbero imposte "dall'alto" (dunque il caso degli schiavi), ma costruite consapevolmente dalla comunità delle intelligenze dei cittadini. All'uopo ricordo che, in occasione di un convegno organizzato dal nostro Ordine, intervenne una senatrice italiana (oggi non giovane), della "sinistra" (io non credo alle ideologie partitiche) che incentrò il suo intervento sulla necessità di passare da "popolo" a "cittadini". Difatti il popolo subisce l'intelligenza di chi ha più consapevolezza, e non potrà mai emanciparsi dalla direzione di quelli che stanno in alto. Ma se gli uomini diventano "cittadini", nel senso profondo del termine, essi sono mentalmente evoluti e contemporaneamente capaci di assumere sulle proprie spalle (senza più delegare come "dipendenti") quote sempre più consistenti della res publica. Io dichiarai che vi era una significativa coincidenza di vedute tra gli obiettivi dell'Ordine Esperantiano (come di qualunque altra confraternita "iniziatica") e ciò che la senatrice aveva espresso. In una società evoluta, dunque, le regole non sono "imposizioni" ma "contratti sociali", convenzioni elaborate e continuamente affinate dalla comunità dei cittadini pensanti. In fondo senza alcune convenzioni di base (almeno sul linguaggio, sul comportamento e sul modo di cooperare) la possibilità che gli uomini possano condurre innovazioni socio-politiche ed etico-culturali si riduce sensibilmente, ed di ciò ne approfitterebbero certamente i biechi personaggi della politica (e della simil-politica) che mediante raggiro continuo delle coscienze continuano a conquistare e a conservare le poltrone da cui si decide la vita di tutti. esperantiano |
17-03-2005, 08.12.37 | #16 | |
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Re: a Gyta da esperantiano
Citazione:
Il primo punto è normale percorso individuale umano, in proporzioni e modalità diverse da soggetto a soggetto.. E l'esempio è l'unico reale contributo possibile -a mio avviso.. Per ciò che riguarda il secondo punto : il linguaggio e le modalità comportamentali socialmente accettate sono alla base di ogni ordinamento giuridico ed organizzativo,e per come è strutturata ora la società -pressoché ovunque !- su alcuni punti essenziali di queste si può lavorare essendo l'uomo-umanità portato a contemplare ulteriori <aperture> (mi fa pena chiamarle così.. ma così è.. !), almeno apparentemente -si lavora ancora sulla superficie -in tal caso- comunque.. Come ho sottolineato il lavoro più di profondità non può che essere lento e normale processo di 'coscienza'-umano cui si può agire solo indirettamente attraverso l'<essere in prima persona> più <consapevoli>; il 'passo sociale' se così vogliamo chiamarlo lo si può muovere attraverso la concreta 'responsabilità' individuale di fronte a ciò che può essere modificato nella stessa società nella quale viviamo, modificandone gli strumenti già in uso : le leggi,le riforme e la tutela all'osservanza di queste.. non perché vi creda (beninteso!) ma perché restano unico strumento già di consueto uso comune, nel quale poter gradualmente ma anche energicamente far filtrare le nostre capacità di visioni più integrali/integranti e meno superficiali.. Insomma la presa di coscienza non può che essere percorso individuale; a chi riesce 'meglio' e più 'tranquillamente' di altri a vedere non resta che essere (se stesso) ed agire attraverso la realtà costituzionale già vigente.. Esistono i referendum.. non dimentichiamolo.. esistono strumenti per dire NO! individualmente e collettivamente con energia senza passare dalla barricata dei 'preti'.. Principalmente: non pensiamo di essere in pochi o soli di fronte ad un NO! od a un SI! anche se soli fisicamente, non lo saremmo mai sul serio, se nel reale riusciamo ad accompagnaci, ad abbeverarci ad un comune voler esserCI.. COL CORPO E CON TUTTO ! Gyta |
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19-03-2005, 01.16.39 | #18 |
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x Esperantiano
Ciao Espe.
Ho letto del tuo progetto di un villaggio... Mi piace ed approvo pienamente lo spirito realizzativo che ti anima. Mi viene una domanda, però: Dove farlo? Se all'inizio la comunità è piccola ci sono molti antichi borghi, anche quì in piemonte (particolarmente nelle valli di Lanzo e D'Ala, completamente abaandonate, cadenti e tuttavia ancora recuperabili (ed in posti veramente belli, devo dire)... Ma col tempo, se la comunità, e dunque il progetto, dovesse avere fortuna, come potersi allargare? Non si può certo espropriare il circondario se i proprietari dei fondi non vogliono vendere e poi il terreno è agricolo boschivo... non si può costruire! Sequestriamo una cittadina ? Ciao! |
19-03-2005, 02.41.20 | #19 |
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a Mistico da esperantiano
Ciao, Mistico.
In realtà il progetto del villaggio è vincolato nelle dimensioni e nel rapporto con un territorio locale. Trattasi in sostanza di un piccolo borgo ricavabile dal riutilizzo di alcune costruzioni rustiche, circondate da un terreno vasto abbastanza da poter assicurare una certa tranquillità. Il villaggio può sorgere ovunque, ma sarà sempre limitato nella sua influenza ad una dimensione locale, per cui chiunque può realizzarlo in una data regione o provincia. Ed è nella dimensione locale che deve agire, quale paradigma di un diverso modo di pensare, accompagnato da un diverso modo di agire. Ma il tutto senza gesti altisonanti, nè iniziative spettacolari. Troppe volte buoni progetti si sono trasformati in campi di esaltazione e di fanatismo. Il ristorante del villaggio, per fare solo un esempio, deve proporre una cucina sana ma "normale", perchè occorre considerare che non tutti saranno vegetariani, o comunque legati ad una dieta particolare. Non si deve scadere in una delle tante mode commerciali stile "new age". Quest'accortenza è anche un mezzo di buona educazione per accogliere amichevolmente i visistatori e farli sentire a proprio agio. esperantiano |