Utente bannato
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«Perciò anche voi siate pronti,
perché nell'ora che non immaginate,
il Figlio dell'uomo verrà. »
Mt 24,44
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Presto o tardi, in ogni spirito umano si fa strada un desiderio di santità e di spiritualità, un desiderio di Dio, chiamalo come vuoi... I mistici ci parlano di un «divino» che sta tutt'intorno a noi, a portata di mano, e che renderebbe significativa e bella e ricca la nostra vita, se solo sapessimo scoprirlo. La gente ne ha una qualche vaga idea, e per riuscire a capire che cosa occorra fare per raggiungere questa vaga entità chiamata Santità o Spiritualità si sfogliano libri e si va a lezione dai guru. E ci s'impegna con i più svariati metodi, tecniche, pratiche spirituali, formule; e alla fine, dopo anni di inutili tentativi, ci si ritrova scoraggiati e disorientati a domandarsi in che cosa si è sbagliato. E generalmente si da la colpa a se stessi, convincendosi che se si fossero praticate le tecniche con la necessaria regolarità, con maggiore diligenza e generosità, si sarebbe pervenuti a un buon esito.
Ma quale esito? Nessuno ha un'idea chiara di che cosa sia questa santità di cui si va alla ricerca, e resta la sensazione che la vita continui a dipanarsi in uno stato di confusione, persiste nell'animo una nebbia di ansietà, di incertezze e di timori e si continua a vedere se stessi permalosi e inflessibili, possessivi e drastici verso il prossimo. E così ci si ributta a corpo morto, con rinnovato vigore, negli sforzi e nelle fatiche che si credono indispensabili per raggiungere ciò che si vuole raggiungere.
Queste persone non si sono mai soffermate a considerare questo semplice fatto: i loro sforzi sono su una strada che non ha uscita, i loro sforzi anzi peggiorano soltanto le cose, come si peggiorano quando sì usa il fuoco per spegnere il fuoco. Lo sforzo non produce crescita; lo sforzo - qualunque forma assuma: forza di volontà, abitudine, tecnica, pratica spirituale - non porta ad alcuna trasformazione. Può al massimo condurre a una forma di repressione o arrecare un puro palliativo per una malattia che sta nelle radici.
Lo sforzo e la tensione possono trasformare un atteggiamento, non trasformano la persona. Pensa quale mentalità tu manifesti involontariamente quando domandi: «Che devo fare per conquistare la santità?». Non è forse come domandarsi: «Quanto denaro devo spendere per comprarmi la tal cosa?», «Quanti sacrifici devo compiere?», «A quale disciplina dovrò sobbarcarmi?», «Quale tipo di meditazione devo fare per arrivarci?». Pensa a un uomo che vuole conquistarsi l'amore di una donna e perciò cerca di migliorare la propria immagine, o di «modellarsi» un fisico migliore, o
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di rendere più gradito il proprio comportamento e più efficaci le tecniche concrete di adescamento. Tu conquisti realmente l'amore degli altri non con le pratiche che puoi esercitare ma con la realtà di te stesso come persona. E a questo non si arriva mai attraverso sforzi o tecniche.
E così è per la Spiritualità e la Santità: non è ciò che fai che te le porta: esse non sono un soprammobile che uno può acquistare o un premio che uno può meritarsi. Ciò che interessa è ciò che tu sei, ciò che sei in grado di diventare.
La santità non è una conquista, la santità è una Grazia.
Una Grazia chiamata «Conoscenza», una Grazia che è «guardare», «osservare», «capire». Se tu accettassi di accendere la luce della conoscenza e osservassi te stesso e ogni cosa che ti sta intorno nella vita di ogni giorno; se ti vedessi riflesso nello specchio della conoscenza nel modo in cui tu vedi la tua faccia riflessa in uno specchio (cioè accuratamente, nitidamente, esattamente come essa è) senza la minima distorsione o aggiunta; se tu ti osservassi così riflesso, senza emettere alcun giudizio o alcuna condanna, tu ti accorgeresti di quali meravigliosi cambiamenti avvengono in te.
Tu però non avrai modo di controllare questi cambiamenti, non li potrai pianificare in anticipo, come non potrai decidere quando e come devano verificarsi. Solo questa conoscenza che non giudica è ìn grado di risanare e trasformare e far crescere. Però alla sua maniera e a suo tempo.
Di che cosa esattamente devi prendere accurata
165conoscenza? Delle tue reazioni e delle tue relazioni. Ogni volta che ti trovi in presenza di una persona o di una cosa, di qualunque natura esse siano, e in qualsiasi situazione, hai infinite diverse reazioni, sia positive sia negative. Studia queste reazioni, osserva che cosa esattamente esse sono e da dove provengono, ma senza volerti fare delle prediche o colpevolizzarti, senza neppure desiderare checchessia, tanto meno sforzarti a cambiarle. Questo (e solo questo) è quanto si richiede da te perché la santità muova i primi passi.
Ma, dirai tu, non è già questa conoscenza stessa uno sforzo? No, se l'hai gustata almeno una volta. Perché allora capirai che la conoscenza è gioia, la gioia del bambino che esce pieno di stupore alla scoperta del mondo. Perché anche quando la conoscenza discopre cose spiacevoli dentro di te, essa arreca sempre liberazione e gioia.
A questo punto ti renderai conto che una vita inconsapevole non è degna di essere vissuta, perché troppo intrisa di tenebre e di sofferenze.
Se all'inizio ti senti pigro nel realizzare questa conoscenza, non forzare te stesso, perché ciò creerebbe di nuovo tensione. Sii semplicemente consapevole della tua pigrizia, così, senza alcun giudizio o condanna. Capirai allora che la conoscenza implica tanta tensione quanta ne ha un amante che deve andare dalla amata, o lo sforzo che fa un affamato nel portarsi alla bocca il suo pane, o la tensione che spinge un alpinista a raggiungere la vetta della sua montagna preferita: un'enorme energia
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sì, una enorme difficoltà sì, ma non sforzo, non tensione. Tutto diventa quasi un gioco! In altre parole, la conoscenza è un'attività che si svolge senza sforzo, senza tensioni.
La conoscenza ti porterà quella santità che desideri? Sì e no.
Il fatto è che tu non lo potrai mai verificare. Perché la santità autentica, quella che non è raggiungibile attraverso sforzi e tecniche e repressione, è completamente inconsapevole di se stessa. Se c'è in te, tu non ne hai la minima coscienza. Di più: tu non te ne darai minimamente pensiero, perché sarà caduta anche l'ambizione di essere santo, dal momento che vivrai momento per momento un'esistenza che la conoscenza ha reso piena e felice e trasparente.
Per te è sufficiente stare con gli occhi aperti e sveglio. Perché in questo stato i tuoi occhi vedranno il Salvatore.
Nient'altro, assolutamente nient'altro ti interesserà: né la sicurezza, né l'amore, né le proprietà, né la bellezza, né il potere, e neppure la santità.
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Antony de Mello
"Chiamati all’amore."
Mondadori
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