Ma perché ci stupiamo tanto dell'interesse che la società odierna presta verso tutto ciò che rientra nell'orizzonte magico?
Per secoli non ci sono state linee di confine tra magia, religione e filosofia, poi è apparso chiaro che una piccola differenza c’è: il filosofo è un mago colto e la religione è una forma organizzata di magia, ma questo non ha cambiato di molto le cose. Tutte queste tre discipline rimediano alle risposte parziali della scienza e della ragione e aiutano l’uomo a salvarsi dal naufragio esistenziale. Magia, religione e filosofia sono aspetti diversi ma non opposti di una stessa ricerca, della stessa ansia di conoscere i misteri ultimi per chi non ha pazienza di attendere risposte razionali.
Nel corso del tempo magia, religione e filosofia sono apparse più volte sull’orlo della rottura, ma la rottura è stata sempre e solo apparente.
Prendiamo Aristotele, il cui razionalismo aveva apparentemente depurato il sapere da ogni mistero, sembrava la rottura con la magia, eppure qualcosa restava, ad esempio l’idea di un etere che circola fra gli elementi e li tiene insieme. Idea propria del pensiero magico che sopravvisse all’illuminismo aristotelico per riesplodere più tardi con i neoplatonici.
Il neoplatonismo vedeva la realtà come livelli legati da complesse relazioni e coltivava l'idea, presupposto fondamentale della magia, che l'intero mondo sia un' armonia e che toccando la corda giusta si possano avere risultati su altre aree della realtà.
Un’altra apparente rottura tra magia, religione e filosofia si ebbe con l’avvento del cristianesimo, che rifiutò aruspici, astrologi, negromanti. In realtà il cristianesimo fa uscire dalla porta le stesse idee che poi fa rientrare dalla finestra. Non accetta gli astrologi ma benedice i preti esorcisti prendendo a prestito la ritualità dai popoli più primitivi.
Se un aborigeno fa strani gesti accanto ad una donna urlante per scacciare i demoni è solo un mago, uno stregone. Qualcuno magari sorride guardando un documentario che riprende questa ritualità, ma se la stessa cosa la fa un prete… beh, è un cattolico e tutto sembra normale, questo non fa sorridere nessuno. Il dramma è che nessuno si accorge che trattasi della stessa identica cosa.
Se fino a poco tempo fa le tribù cannibali divoravano il loro capo per assimilarne le doti di coraggio e forza erano solo selvaggi. Noi siamo più colti ed il corpo di cristo lo divoriamo sotto forma di ostia. Mi chiedo se, oltre a Freud ed io, qualcun altro si è accorto di questa somiglianza. Mi chiedo se qualcun altro riesce a vedere che l’eucarestia è un atto di cannibalismo che ha subito ovvie trasformazioni ad opera di una società per forza di cose meno barbara.
La condanna delle pratiche magiche fu apparentemente una costante, da Costantino al Medioevo fino ai nostri giorni, eppure Agostino, parlando del mistero della trinità, diede la più mirabile delle risposte a quello che per i maghi era il mistero per eccellenza: come conciliare l’uno con il molteplice. Il dio di Agostino infatti, racchiude nella trinità il principio che genera la molteplicità delle forme. Se non è magia questa!
Nel Rinascimento la pittura stessa con i suoi re magi, con l’illustrazione di fatti religiosi e con tutta la sua simbologia porta a vedere dio come il più grande dei maghi: se un individuo qualunque prova a resuscitare un morto dicono che è un mago o uno che si dedica a riti satanici… nel medioevo lo avrebbero messo al rogo ed ora come minimo sarebbe sottoposto a cura psichiatrica o messo agli arresti. Se è dio che lo fa, allora è tutta un’altra cosa, dio può, e la storiella di Lazzaro sopravvive per millenni senza che nessuno si ponga il problema.
Nel Rinascimento, forse ancora più che nel medioevo, prolifica l'arte magica e trova sostenitori entusiasti in pensatori quali Marsilio Ficino o Pico della Mirandola o Giordano Bruno. Marsilio Ficino, filosofo e umanista (era anche gay, ma questo poco importa), tradusse le opere del mago Hermes Trismegistus che in alcuni passaggi dimostra una sorprendente somiglianza con il vangelo di san Giovanni. Giordano Bruno arriva perfino a vedere la matematica come un qualcosa assai vicino alla magia: non a caso il processo che lo porterà a bruciare vivo sul rogo comincia con l'accusa da parte di un nobile veneziano di non avergli insegnato la magia-matematica come gli era stato promesso.
Si può dire che il pensiero magico (e religioso se lo consideriamo nella sua forma più organizzata), si trasformi nel corso dei secoli permeando di volta in volta i vari sistemi filosofici. La metafisica per secoli si è nutrita di questo.
Se osserviamo un altro grande momento di apparente rottura rappresentato dalla svolta empirico-scientifica del seicento, troviamo ancora tracce di magia. Lo stesso Bacone, anticipatore del metodo induttivo, prendeva le distanze dai misteri, ma considerava la magia una scienza subordinata alla metafisica. L'idea del sapere volto a mutare la realtà é fortissima in Bacone: egli sostiene di aver individuato la vera magia, che opera in conformità alle operazioni della natura e della tecnica e può dare un contributo alla scienza.
Copernico non temeva di invocare Ermete e Keplero intuiva segrete corrispondenze fra le strutture della geometria e quelle dell’universo. Insomma, anche nei protagonisti della svolta razionalista si ode sempre una eco della tradizione magica. Anche il grande Newton ricorse all’alchimia insoddisfatto della chimica: si rivolse alla magia per ricavare una immagine in scala delle attrazioni che governano l’universo, convinto che le trasmutazioni dell’alambicco riflettessero le leggi universali.
Anche il grande Kant fece il suo bel scivolone (lo perdono) inserendo nella sua estetica il pensiero magico affermando che dall’esperienza delle bellezza può emergere la scintilla divina. Kant più di ogni altro filosofo ha contribuito alla riscossa della magia dopo che l’illuminismo pareva averla sconfitta: fu lui a sancire i limiti di una ragione alla quale è preclusa ogni costruzione metafisica. Lo sosteneva Schopenhauer, primo attore della rivincita magica: anche per lui è la consapevolezza dei limiti razionali a spianare la via al grande salto oltre la ragione.
Altri tempi, ma non troppo diversi dai nostri: magia, religione, astrologia, ermetismo, occultismo, spiritismo, parapsicologia, demonologia, riti satanici sono facce diverse di una stessa medaglia… ogni individuo finisce con il credere all’uno o all’altra a seconda del suo stato sociale e culturale. Una cosa è certa… chi crede in dio crede anche nel diavolo e può benissimo decidere che invece di andare in chiesa a fare riti sia meglio andare a farli in un bosco buio dentro ad una stella disegnata sul terreno. Non cambia nulla. Finiamola di stupirci della esistenza di sette e maghi!
La filosofia del 900 ha fatto passi da gigante sulla via del progresso: le figure di Comte, di Feuerbach e di Nietzsche delineano i caratteri in cui l’ateismo contemporaneo si potrà manifestare in futuro in tutta la sua organicità. E’ qui che è cominciato il vero distacco della filosofia dalla magia e dalla religione.
Magia, religione sono ancora nulla più che teorie del pensiero che ostacolano il libero sviluppo delle scoperte scientifiche e ogni ostacolo al libero sviluppo delle scoperte scientifiche è un torto fatto all'umanità.