Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
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Uomo dove vai?
Vennero e ti dissero che esisteva un luogo dove l’acqua era più pura, dove le vergini erano splendide, dove il cibo cadeva dal cielo sulla terra….. Vennero nel tuo giardino di fiori e di frutta e ti convinsero che il luogo dove abitavi non era bello…. Poi ti convinsero che anche tu non eri bello. Esisteva, dissero, un uomo calmo, un uomo sereno, un uomo compassionevole, che non si struggeva per avere la felicità, perché la felicità pervadeva la sua vita. Esisteva un “perfetto” che eguagliava per bellezza il sole.
Vennero e ti dissero che loro erano in cammino sulle orme di questo uomo, verso un ideale di perfezione e ti convinsero a seguirli, lasciando il tuo giardino, i tuoi animali, i tuoi cari ….. Lasciando finanche l’amore della tua donna……
Era la prima ora e tu ti incamminasti, il cuore colmo di speranza, la mente allegra per il tuo viaggio….. Era la prima ora….. e camminasti per giorni e notti, attraversando la storia…. Passasti aridi deserti o valli verdi…. Consumasti assieme a suole di scarpe le ore, i mesi, i secoli, i millenni, consumasti il tempo, ma più inseguivi il tuo ideale e più la tua infelicità cresceva…. e diventava ansia e diventava avidità.
Ora si che chi aveva parlato un tempo della tua bruttezza poteva dire di avere ragione.….. Ormai eri solo un miserabile in eterno struggimento…. Finché un giorno smarristi i tuoi compagni di viaggio in una valle vicino al fiume, e lì ti imbattesti in un mendicante che macero trascinava i suoi piedi. Gli chiedesti dell’acqua… e lui ti porse una bisaccia sporca e maleodorante.
Dissetato iniziasti a parlare….. Gli raccontasti di tè, del tuo giardino che avevi nella notte dei tempi, dei tuoi animali, dei tuoi cari.
Lui si alterò, urlo, ti sgridò a lungo…. Poi si fece calmo…. - Lungo il fiume – disse c’è una giovane donna, ha degli animali ed un giardino e vive sola. Vai da lei e chiedile ospitalità per la notte –
L’ascoltasti come colui che ormai non ha più nulla da perdere…L’ascoltasti e ti recasti là. La donna fu gentile… ti offrì un giaciglio e tu dormisti….. dormisti per ore, per mesi, per millenni, e quando ti svegliasti vedesti una cosa che prima non conoscevi….
Vedesti il verde dell’erba, il colore dei fiori, vedesti i passeri beccare nell’aia, vedesti la giovane donna tornare dal pozzo….. Vedesti un giardino simile a quello che avevi lasciato nella notte dei tempi.
Simile ma non uguale, perché non c’è mai nulla di uguale. Simile ma non uguale perché i tuoi occhi ora non avevano più l’ansia della ricerca e potevano vedere il mondo così com’è. Ti guardasti dentro chiedendoti cosa ci avevi guadagnato da quel viaggio e vedesti in tè l’immane peso della storia che ti stava uccidendo. Ti spaventasti e corresti a cercare il mendicante, lui forse poteva dirti come eliminare quel peso, come liberarti da esso…. Tornasti a cercare e riprendesti ad alimentare l’ansia…. Finché, frustrato ed avvilito nei tuoi sforzi decidesti di partire per trovare il mendicante, magari in uno dei paesi li vicini.
Eri sull’uscio del cortile…. Eri con le spalle alla casa, al giardino, e ti voltasti, guardasti, l’erba, i fiori, gli animali, guardasti il volto della giovane donna…. I suoi occhi dolci…. E d’improvviso comprendesti. Ributtasti il tuo zaino nel giardino, e semplicemente ti voltasti andando verso la donna. Ed il suo viso diventò quello del mendicante, poi divento il tuo viso, poi tu diventasti lei. Ti spaventasti un poco, girasti lo sguardo verso un fiore e diventasti il fiore, guardasti la donna ed eri ancora lei.
Ti ci volle un po’ per assestarti ma ormai il mito era svanito…. Tra tè e la realtà non c’era più la storia, c’eri solo tu ed il mistero incommensurabile del mondo che ti circondava… tu il mondo il mondo tè e tutto era come doveva essere.
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