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24-02-2008, 19.11.55 | #2 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Un dualismo assolutamente non necessario.. (!)
Citazione:
La difficoltà dell'Uno senza secondo, poiché non numerico(!), è -a mio avviso- egregiamente superata nell'approccio di Aurobindo..! Così ogni strada (Assoluto/Relativo) diventa parziale <risposta> di una Realtà che solo dialetticamente concepisce dualismi ma non nella sostanza Reale: molteplicità ed Unità sono la medesima essenza poiché non ci si riferisce al numerico; il medesimo discorso perciò è fra la mente e l'oggetto della mente, fra il "tangibile" ed il "mentale" detta con difficoltà (mia) in altri termini..!! <<il mondo materiale e la vita fisica esistono per noi solo in virtù del nostro sé e della nostra vita interiore. Così come i nostri strumenti mentali ci rappresentano il mondo esterno, così come la nostra forza vitale, ubbidendo alla mente, opera con i suoi impatti e i suoi oggetti, così sarà la nostra vita ed esistenza esteriore. Il mondo è per noi, non fondamentalmente ma praticamente in ogni caso, quello che la nostra mente e i nostri sensi dichiarano essere; la vita è ciò che la nostra mente o in definitiva quello che il nostro essere vitale semi-mentalizzato determina che esso debba diventare. La questione posta dall’Upanishad è: cosa sono questi strumenti mentali? Che cos’è questa vita mentale che usa l’esterno? Sono questi i testimoni definitivi, il potere supremo e finale? Mente, vita e corpo sono tutto, oppure questa esistenza umana è soltanto un velo di qualcosa di più grande, di più potente, di più remoto e profondo di quanto non sia in se stessa? L’Upanishad risponde che oltre c’è un’esistenza più grande, che per la mente e i suoi strumenti, per la forza vitale e il suo operare è quello che essi sono rispetto al mondo materiale. La Materia non conosce la Mente, la Mente conosce la Materia; è solo quando la creatura incorporata nella Materia sviluppa la mente, diventa l’essere mentale, che egli può conoscere il suo sé mentale e attraverso questo sé, può conoscere anche la Materia nella sua realtà rispetto alla Mente. Così pure la Mente non conosce Quello che sta dietro di essa, mentre Quello conosce la Mente; è soltanto quando l’essere involuto nella Mente può liberare fuori dalle sue apparenze questo vero Sé che può diventare Quello, conoscerlo come se stesso e tramite lui conoscere anche la Mente nella sua realtà rispetto ad esso, che è più reale della Mente. Come andare oltre la mente e i suoi strumenti, entrare dentro il sé stesso, realizzare il Brahman, diventa dunque l’obiettivo supremo per l’essere mentale, il problema fondamentale della sua esistenza.>> Sri aurobindo (da http://www.manuelfurru.eu/Fondamenti/upanishad.htm ) << L'Aitareya Upanishad appartiene al ciclo del Rig-Veda Esso affronta il problema della conoscenza stabilendo le corrispondenze fra l'universo e l'uomo in base al ricordo tramandato da un'intuizione o visione (veda, vidya) degli antichi Rishi (veggenti) vedici. La sua antichità è confermata dai grandi miti cosmogonici che costituiscono l'elaborazione di una metafisica dell'essere contenuta già nei miti delle parti più recenti del Rig-Veda. In particolare è esposto il mito del Grande essere (Purusha) archetipo dell'uomo, dal cui "sacrificio" nasce il Mondo. L'Uomo universale contiene in sé il mondo intero, come sintesi di tutto l'esistibile che si dispiega e si evolve attraverso la serie temporale degli eventi e delle cose. E' questo il "mistero" dell'Atman, del Sè che nel cuore di ogni essere attua la sua realtà fenomenica, manifestandosi come conoscente e conoscibile, soggetto e oggetto di conoscenza, mediante i suoi strumenti-facoltà: bocca-parola; narici-soffio; occhio-visione; orecchi-udito, appartenenti sia al purusha cosmico che al purusha individuale, così come alle divinità intermedie che personificano le energie vitali (fuoco, vento, sole, punti cardinali, luna, morte, acque). La conoscenza - entro il Sé - è la sintesi del mondo manifestato e della sua ricomposizione nel Purusha primevo, il prajña-atman,il Sé-sapiente, supremo soggetto-oggetto.>> (da http://www.manuelfurru.eu/Fondamenti/upanishad.htm ) << l’uomo nella sua indagine filosofica e scientifica alla scoperta della realtà ha spesso cercato di costruire delle teorie ‘riduttive’ che inquadrassero il complesso meccanismo della Natura in un edificio razionale che di fatto rifletteva tutti i limiti della sua comprensione. Di fronte alla grandezza ed all’immensità della natura l’uomo ha suddiviso, schematizzato e classificato i fenomeni al fine di analizzarli e comprenderli. Tale impostazione nasce dal fatto che la mente umana di per sè limitata, è incapace di avere una comprensione completa del Tutto. Quindi l’illusione che solo riducendo la complessità di un fenomeno naturale questo si possa spiegare completamente, allontana sempre di più l’uomo dalla natura stessa. Si crea così un dualismo ed una disintegrazione confondendo il mondo naturale con le leggi e gli schemi che lo descrivono.>> (da http://www.sahajayogasardegna.it/fisica.htm ) Gyta |
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27-02-2008, 20.14.39 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-06-2007
Messaggi: 213
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Riferimento: Dividere massa e spirito potrebbe essere un errore fuorviante
Scusa se mi permetto, amico nuages, ma credo che, a mio avviso, il tuo intervento poggi su una errata assunzione e cioè quella di conferire alla scienza "l'arroganza" di "suggerire una prima idea di quella che è la struttura dello spirito" come tu stesso hai scritto. Né i buchi neri, né la fisica dell'elettrone, né tanto meno la verifica dell'esistenza di un ponte di Einstein-Rosen, possono dare una "prima" idea della "struttura dello Spirito". Se l'uomo non riesce a percepire l'esistenza di Dio, figuriamoci il percepire la struttura dello Spirito! Non credo, comunque, che la scienza abbia tale pretesa.
L'uomo deve capire, una volta per tutte, che Dio non si dimostra con la scienza; qui, tuttavia, esiste la possibilità, a seconda di come viene interpretata la mia osservazione, di generare proprio due diversi sviluppi: da una parte la scienza non può dimostrare, come avviene per una tesi, l'esistenza di Dio; dall'altra parte, però, è anche la stessa scienza che può manifestare la bellezza delle leggi che governano il creato e quindi, in ultima analisi, la bellezza stessa del creato e quindi del Creatore. Tutto dipende da come siamo predisposti: vogliamo la dimostrazione "reale" (come san Tommaso) ossia quella scientifica (che non esiste), oppure ci basta ciò che la Verità ci suggerisce nell'intimo dell'animo? Dio, come lo Spirito, può risultare, agli occhi di un uomo, "visibile" od "invisibile": come ho detto, dipende dalla sua predisposizione (o sensibilità). Riguardo poi al legame materia-Spirito è vero che lo Spirito si manifesta anche in questa realtà, ma ricordiamoci che ciò è solo temporaneo poiché Gesù stesso dice: "ciò che nasce dalla carne è carne, ma ciò che nasce dallo Spirito, è Spirito!". (Gv 3,6) Saluti |