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Vecchio 13-06-2007, 16.29.44   #1
freedom
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Jiddu Krishnamurti e l'osservarsi.

Come mai questo autore afferma che osservare i pensieri è inutile se non dannoso?

<Vedete, non vi è possibile guardare i vostri pensieri, come non è possibile essere consapevoli di ogni passo che fate; se farete una cosa del genere, impazzirete. Non sarete più in grado di camminare. Quando si dice che uno dovrebbe essere consapevole di ogni cosa, non si intende una cosa del genere. Come può essere possibile guardare ogni pensiero, e perché dovreste farlo? Per avere autocontrollo? Non potete avere quel controllo, è una cosa tremenda.

Quando vi capita di immaginare che state controllando i vostri pensieri, e sperimentate un vuoto tra quei pensieri, o qualche stato di assenza di pensiero, sentite che state raggiungendo qualche cosa. Quello è uno stato di assenza di pensiero indotto dal pensiero stesso, solo un vuoto tra due pensieri. Il fatto che voi possiate sperimentarlo dimostra che il pensiero è ancora estremamente attivo in voi.>

Questo è il suo pensiero.

Pongo la domanda poichè la maggioranza degli altri autori afferma il contrario. Gurdjeff, De Mello e tantissimi altri. Quasi tutti condividono la convinzione che l'autosservazione è il metodo principe, se non l'unico, che può dare risultati soddisfacenti.
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Vecchio 13-06-2007, 17.47.32   #2
Noor
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Riferimento: Jiddu Krishnamurti e l'osservarsi.

Certo che ha ragione J.K.
Qui egli parla di quell'osservazione continua dei pensieri e del corpo che non può che diventare autocontrollo e quindi portare alla pazzia.
Altra cosa è la testimonianza distaccata,rilassata non giudicante che emerge da quel vuoto tra due pensieri,come aggiunge egli stesso,e che è la vera autosservazione.
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Vecchio 13-06-2007, 20.14.16   #3
fallible
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Riferimento: Jiddu Krishnamurti e l'osservarsi.

Salve e buona sera! quel gran "drittone" di J.K. dice :Quando vi capita di immaginare che state controllando i vostri pensieri .... non di "star controllando"
mentre chiedo, per favore, forse non in questo frangente, dove J.K. afferma ;testimonianza distaccata,rilassata non giudicante che emerge da quel vuoto tra due pensieri,come aggiunge egli stesso,e che è la vera autosservazione.
Quando "osservo" i miei pensieri ,spesso, è meglio che al cinema...è pure gratis claudio
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Vecchio 13-06-2007, 21.17.00   #4
Flow
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Citazione:
Originalmente inviato da freedom
Come mai questo autore afferma che osservare i pensieri è inutile se non dannoso?

Perche' non esiste una ricetta per liberarsi di qualcosa che non esiste.
(l'autore e' U.G. Krishnamurti )
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Vecchio 13-06-2007, 21.40.31   #5
freedom
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Citazione:
Originalmente inviato da Noor
Certo che ha ragione J.K.
Qui egli parla di quell'osservazione continua dei pensieri e del corpo che non può che diventare autocontrollo e quindi portare alla pazzia.
Altra cosa è la testimonianza distaccata,rilassata non giudicante che emerge da quel vuoto tra due pensieri,come aggiunge egli stesso,e che è la vera autosservazione.

Citazione:
Originalmente inviato da freedom
<......sperimentate un vuoto tra quei pensieri, o qualche stato di assenza di pensiero, sentite che state raggiungendo qualche cosa. Quello è uno stato di assenza di pensiero indotto dal pensiero stesso, solo un vuoto tra due pensieri. Il fatto che voi possiate sperimentarlo dimostra che il pensiero è ancora estremamente attivo in voi.>

Sicuro che egli attribuisca una valenza positiva?
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Vecchio 14-06-2007, 08.23.27   #6
Noor
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Caro freedom è vero..non avevo letto bene la seconda parte della frase:qui JK intende che c'è ancora pensiero...

X fallible:non ho citato Jk ,ho solo detto quello che secondo me intende,punto.
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Vecchio 14-06-2007, 09.47.59   #7
MIMMO
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Citazione:
Originalmente inviato da freedom
Pongo la domanda poichè la maggioranza degli altri autori afferma il contrario. Gurdjeff, De Mello e tantissimi altri. Quasi tutti condividono la convinzione che l'autosservazione è il metodo principe, se non l'unico, che può dare risultati soddisfacenti.

non ti offendere , ma credo che hai preso un testo inserito in un contesto particolare, perchè io ho letto e ancora leggo k. da anni , e ti assicuro che lui come punto di partenza essenziale alla comprensione indica il famoso "conosci te stesso senza giudicarti, condannarti" ....ne sono certo! Il problema è che secondo lui non siamo "pensiero" , assolutamente, anche se dice l'uomo si ci è autoidentificato---

Il discorso che riporti tu aveva altri obbiettivi , ma ci sarebbe troppo da dire perchè possa risultare chiaro ai più.,.....

ti porto un altro piccolo testo di k. dove parla anche del pensiero.....magari può aiutare di più a capire il suo insegnamento
Quindi dobbiamo approfondire la questione del controllo.

Fin dall'infanzia noi venivamo educati al controllo: tutto il processo del controllo dei sentimenti. Nel controllo c'è chi controlla e la cosa controllata, dove chi controlla pensa di essere diverso da ciò che desidera controllare. In questo modo egli si è già spaccato, e da qui nasce sempre il conflitto. Ciò significa che un frammento del pensiero dice a se stesso: "Devo control lare altri frammenti del pensiero"; ma il pensiero che dice questo fa esso stesso parte del pensiero. Chi controlla è la cosa controllata, chi fa esperienza è la cosa di cui fa esperienza, non si tratta di due diverse entità o di due diversi movimenti. Chi pensa è il pensiero; se non c'è pensiero non esiste chi pensa. Si tratta di una cosa molto importante perché quando la si comprende completamente, profondamente, non a parole , non in teoria ma nella realtà, in quel momento il conflitto cessa. Quando la si riconosce profondamente come la verità, come una legge, allora ogni sforzo ha termine; e la meditazione può nascere soltanto quando non esiste sforzo di alcun genere.
Per scoprire se la vita abbia un senso è necessario meditare.

La meditazione pone le basi anche del retto comportamento: retto nel senso di accurato, non nel senso di un ideale, di un modello, di una formula, ma un'azione che ha luogo quando c'è osservazione completa di quanto accade in noi stessi. E attraverso la meditazione noi dobbiamo stabilire il retto rapporto tra gli esseri umani, vale a dire un rapporto senza conflitto .

Il conflitto esiste quando c'è separazione tra due immagini, e ne abbiamo parlato a lungo; l'immagine che voi avete di un altro e quella che un altro ha di voi. Nella meditazione non deve esistere neanche l'ombra della paura psicologica; deve quindi avere fine il dolore, deve esserci quello di cui abbiamo parlato altre volte: compassione e amore.

Questa è la base, il fondamento della meditazione. Senza di ciò, voi potete sedere a gambe incrociate sotto un albero per il resto dei vostri giorni, respirare correttamente - conoscete bene tutti i trucchi a cui si ricorre - ma niente di tutto questo servirà.

Perciò, quando avrete realmente, profondamente instaurato un certo stile di vita - che non è un punto di arrivo, ma soltanto l'inizio – allora potremo procedere per scoprire se la mente - che è la totalità, il cervello, l'intera coscienza - è quieta, non subisce alcuna distorsione.
Soltanto quando la mente è quieta, immobile, il vostro ascolto sarà corretto. Esistono diversi tipi di silenzio: il silenzio tra due rumori, il silenzio tra due pensieri, il silenzio dopo una lunga battaglia con se stessi, il silenzio tra due guerre, che voi chiamate pace. Tutti questi tipi di silenzio sono il frutto del rumore. Questo non è silenzio. C'è un silenzio che non viene creato ne coltivato, cosicché a osservare quel silenzio non c'è un me; c'è soltanto silenzio, quiete.

Abbiamo incominciato con la domanda: la vita ha un senso? In quel silenzio, questa domanda voi non la ponete, veramente; abbiamo preparato il campo della mente che è capace di scoprire. E tuttavia dobbiamo trovare una risposta. Dove la troveremo, e chi risponderà? Sarò io, un essere umano, a rispondere? Oppure la risposta sta proprio in quel silenzio ?

Voglio dire che quando non esiste distorsione causata dal movente, dallo sforzo, dal desiderio di fare esperienza, dalla separazione tra colui che osserva e la cosa osservata, tra chi pensa e il pensiero, non c'è spreco di energie. Ora, in quel silenzio c'è quell'energia superiore, e per poter
vedere al di là delle parole deve esserci quell'energia, quella vitalità, quella forza. Perché la parola non è la cosa, e la descrizione non è la cosa descritta. Andare sulla luna, creare uno strumento fatto di milioni di componenti richiede un'energia immensa e la cooperazione di trecentomila persone per costruirlo. Ma si tratta di un'energia completamente diversa da quella di cui stiamo parlando.

Vedete, io sono molto serio su questo punto.

Ne ho parlato per oltre cinquant'anni: poiché la mente della maggior parte di noi è prigioniera in solchi più o meno profondi, noi dobbiamo continuamente vigilare per vedere che il cervello non crei un solco dove si sente sicuro e indugia; infatti, se si rimane in un solco, per quanto bello, per quanto piacevole, per quanto confortante, la mente manterrà un funzionamento meccanico, ripetitivo e perderà la sua profondità, la sua bellezza. Perciò chiedo: il silenzio è meccanicistico? È un prodotto del pensiero che dice: "Deve esserci qualche altra cosa oltre me, e per scoprirlo devo rimanere in silenzio, devo controllarmi, devo soggiogare ogni cosa per scoprirlo?".


Questo è ancora un movimento del pensiero, giusto? Perciò noi dobbiamo capire la differenza tra concentrazione, consapevolezza e attenzione.



La concentrazione implica volgere l'energia in una direzione particolare, a esclusione di tutte le altre, costruendo una barriera contro qualsiasi altra cosa, opponendo resistenza. La consapevolezza è relativamente semplice, se non la rendete complicata. Significa essere consapevoli di tutto
quanto vi circonda, semplicemente osservare.

Allora c'è attenzione . L'attenzione implica l'assenza di un centro dal quale voi prestate attenzione. Il centro è il me e se la consapevolezza parte da quel centro, allora l'attenzione è limitata. Il centro esiste quando esiste la scelta, e dove c'è scelta c'è sempre il me, la mia esperienza, la mia conoscenza, l'io separato dal tu.

Ora, ciò di cui stiamo parlando è l'attenzione dove non esiste alcun centro. Se voi state attenti in questo modo ora, mentre siete seduti qui, vedrete che la vostra attenzione è vasta, che non esistono confini, e che tutta la vostra mente - tutto - è completamente attenta, non fa scelte, e quindi non esiste un centro, non esiste un me che dice: "Io sono attento". In quell'attenzione c'è silenzio, un silenzio dove è contenuta l'energia che non viene più sprecata. Solo una mente di questo genere può trovare la risposta, può scoprire - purtroppo se lo descrivo diventerà irreale - qualcosa che è al di là di tutto questo travaglio, di tutta questa infelicità. Se a questo voi dedicherete la vostra energia, il vostro tempo, la vostra capacità, non condurrete più una vita vuota e priva di senso.

E tutto ciò è meditazione, dal principio alla fine.
MIMMO is offline  
Vecchio 14-06-2007, 10.17.38   #8
Noor
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Mimmo a freedom:
Il discorso che riporti tu aveva altri obbiettivi , ma ci sarebbe troppo da dire perchè possa risultare chiaro ai più.,...

Questa è bella Mimmo!
Non so se mi risulterebbe chiaro ..però sono molto curioso!
Noor is offline  
Vecchio 14-06-2007, 11.04.58   #9
Flow
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Citazione:
Originalmente inviato da freedom
<Vedete, non vi è possibile guardare i vostri pensieri, come non è possibile essere consapevoli di ogni passo che fate; se farete una cosa del genere, impazzirete. Non sarete più in grado di camminare. Quando si dice che uno dovrebbe essere consapevole di ogni cosa, non si intende una cosa del genere. Come può essere possibile guardare ogni pensiero, e perché dovreste farlo? Per avere autocontrollo? Non potete avere quel controllo, è una cosa tremenda.

Quando vi capita di immaginare che state controllando i vostri pensieri, e sperimentate un vuoto tra quei pensieri, o qualche stato di assenza di pensiero, sentite che state raggiungendo qualche cosa. Quello è uno stato di assenza di pensiero indotto dal pensiero stesso, solo un vuoto tra due pensieri. Il fatto che voi possiate sperimentarlo dimostra che il pensiero è ancora estremamente attivo in voi.>



L'autore di questo discorso e' U.G. Krishnamurti, non Jiddu Krishnamurti !
https://www.riflessioni.it/testi/nulla.htm

La differenza tra i due e' sostanziale.

Per Jiddu Krishnamurti la trasformazione e' psicologica (meditazione, comprensione della mente ecc.)
Per U.G. Krishnamurti la trasformazione e' fisiologica (non occorre fare nulla)
Flow is offline  
Vecchio 14-06-2007, 12.18.54   #10
MIMMO
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Mimmo a freedom:
Il discorso che riporti tu aveva altri obbiettivi , ma ci sarebbe troppo da dire perchè possa risultare chiaro ai più.,...

Questa è bella Mimmo!
Non so se mi risulterebbe chiaro ..però sono molto curioso!

Hai ragione, Noor,
scritta così sembra che non sarebbe comprensibile per mancanza di intelletto, ma intendevo dire che il discorso è molto ampio e messo in due parole sarebbe incomprensibile ai non-lettori o non-conoscitori di K.
scusa.....

tra l'altro complimenti per cio che scrivi, dunque per cio che sei.....
MIMMO is offline  

 



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