Riferimento: Carsten Peter Thiede
Grazie della fiducia
Ok, farò un esempio specifico riferito alla forma dei racconti dei miracoli secondo la classificazione di Bultmann. E’ da tenere presento che la “forma dei racconti” è più difficoltosa rispetto alla "forma delle parole” ma senz’altro più significativa e interessante.
Studiando in sinossi Marco Matteo e Luca si notano piccole unità letterarie chiamate “pericopi”. Tra queste vi sono i racconti dei miracoli. Questi ultimi nei mss presentano una struttura formale comune. Spesso i racconti dei miracoli se analizzati insieme al contesto, fanno presupporre una sconnessione rispetto alla narrazione e ciò può far pensare che siano state sistemate in una redazione successiva del vangelo, soprattutto quando il medesimo racconto miracoloso con una struttura narrativa pressoché identica, è inserito in contesti storico cronologici differenti all’interno dei diversi vangeli. I racconti dei miracoli sono suddivisi in due categorie, gli apoftegmi e i miracoli-epifanie. I primi sono racconti di miracoli che hanno il loro punto focale in un detto di Gesù, come ad esempio Mc 2,1-12 o Mt 9,1-8, mentre per i secondi il fine è quello di dimostrare la potenza di Gesù Mc 1,29-31 Mt 8,14-15. Le strutture formali delle pericopi dei racconti dei miracoli hanno elementi fissi che ne configurano appunto la “forma” (da qui storia delle forme):
1.descrizione di una situazione di bisogno
2.richiesta a Gesù di intervenire
3.intervento di Gesù che risolve la situazione
4.constatazione degli effetti dell'intervento
5.stupore dei presenti.
Ecco che quando nell’analisi dei testi si riscontrano diversi degli elementi sopra esposti, si ha la ragionevole certezza che si tratti di una forma letteraria ben precisa e che ad essa occorre rifarsi per comprendere il testo e il contesto dell’evento narrato.
Facciamo un esempio concreto analizzando un passo specifico e scovando la struttura della forma sopra descritta:
Nuova Riveduta - Mc (1,29-31)
Appena usciti dalla sinagoga, andarono con Giacomo e Giovanni in casa di Simone e di Andrea. La suocera di Simone era a letto con la febbre; ed essi subito gliene parlarono; egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli.
1.descrizione di una situazione di bisogno = La suocera di Simone era a letto con la febbre
2.richiesta a Gesù di intervenire = ed essi subito gliene parlarono
3.intervento di Gesù che risolve la situazione = egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare
4.constatazione degli effetti dell'intervento = la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli
Abbiamo qui 4 elementi su 5 e dunque possiamo concludere che sia classificabile nella forma letteraria dei miracoli-epifanie.
Ora, poiché queste forme definite sono presenti in maniera pressoché identica in diversi vangeli, molti ipotizzano che vi sia una raccolta di miracoli premarciana alla quale lui e gli altri evangelisti si rifecero per la stesura del loro vangelo, tuttavia non c’è consenso unanime su questo punto. Ci sarebbe da discutere poi della collocazione vitale di ciascuna forma, ma andremmo troppo nello specifico e dunque mi fermo qui.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro.
Saluti
Andrea
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