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10-01-2007, 13.03.42 | #15 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)
Citazione:
Oddio no! Non cerco qualcosa in cui non credo. La Verità, per come la vedo e concepisco io, non è altro che l’ipostasi delle nostre brame, del nostro inappagato ed inappagabile desiderio di trovar certezze. L’uomo è un essere gettato nella Natura, o nel creato – chiamala come ti pare – un po’ per caso, un po’ per gioco, e in questo gioco è solo, privo di puntelli e di certezze. Le uniche che reperisce nel tragitto sono quelle che si costruisce attraverso la ‘cultura’ per annettere senso al tragitto stesso – l’uomo è un animale culturale - ed una delle certezze cui maggiormente si attacca è la religione, senza avvedersi che è essa stessa quel vulnus che sfibra e sfianca, che mistifica la Vita. Cercherò di rendere meglio il concetto utilizzando parole non mie. La religione, definita da Nietzsche ‘ideale ascetico’, offre all’animale uomo una scappatoia, una via di fuga dalla percezione del non senso della vita, intrisa com’è di sofferenza priva in sé di significato, disponendo ogni suo sentire ed agire in un ambito finalistico, teleologico, soteriologico. Ma con ciò non elimina la sofferenza dall’esistenza dell’uomo, le annette un senso: <<Se si prescinde dall'ideale ascetico, l'uomo, l’animale uomo non ha avuto fino a oggi alcun senso. La sua esistenza sulla terra è stata vuota di ogni meta; «a che scopo l’uomo?» - fu una domanda senza risposta; mancava la volontà per uomo e terra; dietro ogni grande destino umano risonava, a guisa di ritornello, un ancor più grande «invano!». Questo appunto significa l'ideale ascetico: che qualche cosa mancava, che un'enorme lacuna circondava l’uomo - egli non sapeva giustificare, spiegare, affermare se stesso, soffriva del problema del suo significato. Soffriva anche d’altro, era principalmente un animale malaticcio: ma non la sofferenza in se stessa era il suo problema, bensì il fatto che il grido della domanda «a che scopo soffrire?» restasse senza risposta. L’uomo, l’animale più coraggioso e più abituato al dolore, in sé non nega la sofferenza; la vuole, la ricerca persino, posto che gli si indichi un senso di essa, un «perché» del soffrire. L’assurdità della sofferenza, non la sofferenza, è stata la maledizione che fino a oggi è dilagata su tutta l’umanità – e l’ideale ascetico offrì ad essa un senso! È stato fino a oggi l'unico senso; un qualsiasi senso è meglio che nessun senso; l'ideale ascetico è stato sotto ogni aspetto il «fault de miux» par excellence che sia mai esistito sino a ora. In esso la sofferenza venne interpretata; l'enorme vuoto parve colmato; si chiuse la porta dinanzi a ogni nichilismo suicida. L'interpretazione – indubbiamente - comportò nuova sofferenza, più profonda, più intima, più venefica, più corrosiva rispetto alla vita: dispose ogni sofferenza sotto la prospettiva della colpa... Ma ciò nonostante - l'uomo venne in questo modo salvato, ebbe un senso, non fu più, da quel momento in poi, una foglia al vento, un trastullo dell'assurdo, del «senza-senso», ormai poteva volere qualcosa - e soprattutto senza che avesse la minima importanza in che direzione, a che scopo, con che mezzo egli volesse: restava salvata la volontà stessa. Non ci si può assolutamente nascondere che rosa propriamente esprime tutto quel volere, che sulla base dell'ideale ascetico ha preso il suo indirizzo: questo odio contro l'umano, più ancora contro il ferino, più ancora contro il corporeo; questa ripugnanza ai sensi, alla ragione stessa, il timore della felicità e della bellezza, questo desiderio di evadere da tutto ciò che è apparenza, tramutamento, divenire, morte, desiderio, dal desiderare stesso - tutto ciò significa, si osi rendercene conto, una volontà del nulla, un'avversione alla vita, una rivolta contro i presupposti fondamentalissimi della vita, e tuttavia è e resta una volontà! ... E per ripetere in conclusione quel che già dissi all'inizio: l’uomo preferisce ancora volere il nulla, piuttosto che non volere ... (Nietzsche – Genealogia della morale) Già che hai descritto il tuo fiume, ora descriverò il mio: La vita è un grosso e capiente corso d’acqua che, nel suo tumultuoso o placido fluire, che procede dalla sorgente fin verso la foce, raccoglie in sé, in un amalgama coeso ed indistricabile, le bellezze e le brutture che incontra per strada, che sono gli apporti che gli affluenti, cioè tutti i viventi, fanno confluire nel suo alveo. Il suo incessante scorrere prescinde dalle asperità che le acque incontrano, e dai gravami che sulla superficie galleggiano o che si depositano sul greto, appesantendone a mala pena il deflusso, ma senza riuscire mai a deviarlo. Fra il tumulto delle sue acque si sciolgono le molecole inessenziali dell’esistenza di ciascuno di noi, in una sospensione insatura, e, nel ciclico fiorire e spegnersi delle nostre esistenze, il grosso corso d’acqua tributa onore solo a se stesso, raggrumando in sé, all’interno dell’alveo che lo accoglie, le ragioni del proprio fluire, sottraendole alle proprie molecole, che le rilasciano imbelli. Fra il turbinio delle sue acque si spengono e infrangono, essendone conglobati, il senso e il significato del nostro gioire e del nostro patire. La giustizia e l’equilibrio del tutto, rendono inespressivi il riso e il lamento di quanti in quell’impeto sono inglobati: tutti noi. Non vi sono dunque un senso, una ragione e un significato per i nostri gorgheggi, per i vagiti e lamenti che emettiamo, se non quelli dati e pretesi da questo maestoso flusso d’acqua che con sé ed in sé ci trascina e trasporta. Noi, immersi, vagheggiamo amori, sentimenti, vaghiamo ignoranti ed ignorati, con un unico pavido sguardo volto e rivolto ai nostri compagni di viaggio. Nel freddo più intenso, o nell’arsura più secca, costantemente carpiamo dal prossimo qualcosa che sia ristoro alla nostra indefettibile necessità di appagare la sete di calore e colori. Cosicché, nel nostro continuo vagare e cozzare, avviene che spesso si realizzi uno scambio termico o cromatico. Attingiamo calore e colori dal prossimo, cedendo loro, in contraccambio, i nostri colori e il nostro calore. Tant’è che un incontro, se si realizza questo vicendevole scambio, non lascia immota la segreta stanza dell’Anima di ciascuno di noi. Talvolta avvertiamo venir meno il pungere del freddo, e notiamo che aree della nostra Anima prima in ombra si colorano di accesi colori. Ma non sempre è così. Accade anche che lo scambio non sia vicendevole, che si rilascino colori e calore, e si ottenga in restituzione solo silicio e scorie, che incrostano l’Anima. Lo scambio non è così equo, l’Anima ne risulta appesantita ed annerita, subisce uno svuotamento. Allora è necessario liberarsi da questo miasma soffocante che asfissia. Non vi è lavacro che possa purificarla, perché ci s’immerge in acque che presto s’intorbidano. Ciao |
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10-01-2007, 17.50.12 | #16 |
Ospite abituale
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)
se la malattia è "male"
NELL'EPISODIO DEL CIECO NATO Gesù risponde che egli è così non per motivi karmici ma in quel particolare caso perchè si compisse il "miracolo" della guarigione per mezzo di Lui e così si compisse la volontà del Padre. Quindi anche sa a noi fa orrore certe "brutture" che ci sono nel mondo hanno uno scopo e forse sono proprio esseri evolutissimi che accettano di farsi torturare, dilaniare, stuprare, uccidere. per un fine "divino" che a noi non è dato comprendere! Dissertare sul "male" non dà pace, al contrario ci pone a volte in situazioni di dubbi e rabbia . In fondo anche "la crocifissione di Cristo" per me è stata inconcepibile come lo è per moltissimi eppure senza quella forse il suo messaggio sarebbe stato inascoltato, nessuno avrebbe sentito l'Amore manifesto di Dio.... Da bambina mi dannavo nel vedere questo "uomo/Dio" sempre sulla croce e avrei voluto strapparlo da lì! Crescendo ho compreso e accettato alcuni motivi di tale massacro. Oggi mi ribello nuovamente e canto con Lucio Dalla che nei tempi che verranno "ogni Cristo scenderà dalla Croce"........In fondo penso che dipenda solo dall'uomo costruire la gioia e la pace. |
10-01-2007, 23.06.21 | #17 | |
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)
Citazione:
Ma Cristo in Croce ha deciso di restarci fino alla consumazione dei secoli! Certo che tutti gli uomini lo vorrebbero giu' dalla Croce, ricordi? Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce e ti crederemo! Invece no, perche' Gesu' stesso dira' apertamente "Allora, Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto"!!! Quindi: verranno tempi in cui l'uomo, non credera' piu' alla sana dottrina...stornera' gli orecchi dalla Verita' volgendosi alle favole! |
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11-01-2007, 07.46.57 | #18 | |
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)
Citazione:
leggendo questo raccontino a me e' venuto in mente questo... che l'uomo il giorno in cui ha voluto impossessarsi di qualcosa(costruendo muri-delimitando-confinando-dividendo) ha iniziato a spalancare le porte al male |
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11-01-2007, 09.25.25 | #19 |
Ospite abituale
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)
Credo che non vi sia un senso nel soffrire innocente, perlomeno un significato che l’uomo possa cogliere per giustificare il pianto di chi soffre. E se questo senso o significato dovesse riposare fra le braccia del Creatore, poco varrebbe immaginarlo, non servirebbe a lenire il dolore che affligge e attanaglia il mondo. Il ‘progetto di Dio’ – che guarda caso è anche il titolo di una profonda riflessione di Papa Giovanni Paolo II° - è un mistero, ma questo mistero implica anche l’esistenza del male e del dolore. Sentire i morsi del serpente che insidia il calcagno dell’umanità rende la terra arida, desertificata, inospitale, e se il disegno superiore ha previsto il soffrire affinché attraverso il patire sia impartito alla creatura un insegnamento pedagogico finalizzato alla sua crescita, vedo nell’opera di Dio un’insanabile aberrazione. Il dolore non sempre è pedagogico, e quando lo è assolve il ruolo di attenuare nel singolo, in colui che ne entra in contatto, quel senso di angoscia profonda che ci travolge ogni qualvolta si è investiti dal Male. Dio, se esiste, credo abbia crocifisso l’unigenito solo per redimere se stesso dalla grave colpa di aver gettato la sua più bella creatura all’interno di un’arena ove non è gladiatore ma sempre e solamente vittima. Nella croce ha così inteso incidere i segni della sua ‘defensa’. Ma è davvero troppo il Male da lui generato perché l’umanità si lasci blandire da una promessa di riscatto di là da venire. L’uomo non crede più all’ultimo giorno, vede il male e in esso reperisce solo il non senso e l’assurdo della vita, non i segni di una promessa che si svuota di significato se posta a confronto all’originaria volontà divina che ha generato ciò da cui pretende di salvarla. Non vi è redenzione in Cristo, non vi può essere assoluzione per Dio. Il dolore del figlio è solo dolore che si somma a quello dell’umanità e la somma di più dolori non assolve Dio dalle sue colpe.
E’ d’estrema importanza, direi vitale, comprendere a fondo la genesi del male. Un cristiano, o chiunque faccia riferimento alle Sacre Scritture, non può trascurare l’evidenza che il male è parto divino, così pure la tentazione verso il male. L’uomo, creatura di Dio, era insidiato fin dall’origine dalla tentazione che tendeva a disporlo verso qualcosa che già permeava il Creato. La tentazione non è conseguenza della caduta. Anche in questo caso il Libro della Genesi è sufficiente per fugare questo dubbio o smentire questa certezza. Non è infatti vero che siano la caduta e la conseguente perdita della Grazia di Dio ad aver determinato il soggiacere dell’uomo alla tentazione, egli fu tentato già prima della sua caduta; fu tentato dal serpente quando ancora dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male non s’era cibato, autentico atto prometeico. La Creazione è un atto imperfetto, che reca in sé i germi della corruzione. Se la creazione e la sua creatura più bella e fulgida fossero state perfette, la tentazione non avrebbe insidiato e, in una certa misura, plasmato l’intero cosmo. Il peccato e il Male, che già adombravano la Luce divina, sarebbero rimasti relegati nel cantuccio a loro destinato, avrebbero, cioè, riguardato solo gli angeli ribelli; l’uomo non avrebbe ceduto alla tentazione. |
11-01-2007, 09.44.42 | #20 |
Ospite abituale
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)
Ciao Visechi,
ti ringrazio della lunga ed articolata risposta che ho letto con piacere (per la forma e l'approfondimento) e sofferenza (per il contenuto pessimistico). Nietzsche è stato uno dei miei filosofi preferiti quando, da adulto, ho cominciato (continuato?) le mie ricerche. Però c'è sempre stata una considerazione di fondo. Se il cristianesimo ha una parte di ragione in essa c'è la considerazione che la soluzione al programma della vita .... faccio una parentesi: la ricerca per me non è solo curiosità di conoscere una ipotetica Verità, che possiamo anche negare o farne a meno, ma trovare dei punti di riferimento, delle spiegazioni e degli obiettivi per vivere la vita. Chiusa parentisi ... deve essere raggiungibile dal semplice come dal sapiente. Se in esso c'è una parte sbagliata è sicuramente quella di porsi come unica via. Allora la soluzione, pur con il rispetto dei massimi filosofi, deve essere accessibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori. Indirettamente facciamo entrambi riferimento alla prova ontologica dell'esistenza di Dio (l'Essere), tu alludendo alla perfezione statica (ciò che è perfetto non si cambia, squadra vincente non si cambia direbbero gli appassionati di calcio), io usando disinvoltamente il concetto di qualità: progredire è una qualità, la perfezione non può mancare di possedere questa qualità. Ma è evidente che siamo nel gioco del linguaggio, dei sofismi più che della filosofia. Quindi mi fermo quà per gli approfondimenti filosofici, perchè quella di cui stiamo discutendo è materia che supera la ragione, e la ragione conosce i suoi limiti. Vado direttamente al pratico ed in ciò apprezzo Buddha, nobile silenzio sulla metafisica (ogni tanto qualche parola giusto per una chiaccherata fra amici) e attenzione alle azioni ed agli stati d'animo della vita. "Io vi esorto, o monaci, transitori sono tutti gli elementi dell'Essere. Perseverate con fervore!" Queste le ultime parole del Buddha, secondo la tradizione, ed in quel perseverate c'è tutto l'ottimismo della ragione. Ciao e grazie per l'ampia risposta e la paziente esposizione dei tuoi convincimenti. |