Utente bannato
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Riflessioni sulla ragione del dolore
Il dolore
Perché proprio a me, si chiede il sofferente al culmine del dolore, perché mi sta succedendo questo?
Vero è che un’analisi profonda del dolore, la può analizzare, solo chi è spettatore del dolore, poiché chi soffre non ha altro pensiero che termini tale dolore.
Che cosa è questo tremendo meccanismo che non si scrolla da dosso se non quando lo abbia deciso lui, e se lo decide lui, in che misura colloca il suo tempo su uno o sull’altro essere?
Senz’altro qui v’è una logica che bisogna prendere in considerazione, cioè che il dolore c’è e se esiste, visto che l’umanità ne è così avvolta e il fatto stesso che è così forte, avrà un ruolo molto importante per la crescita di coscienza.
Se pensiamo che tutto il nostro bagaglio di coscienza deriva dal dolore, la domanda da porsi, è, che funzione abbia il dolore?
Il dolore ha la funzione di porre l’individuo in una sorta di non uscita se non quella di rivolgersi a se stesso per trovare delle risposte e cercarle affinché la sofferenza si diluisca e questo si ripete per tutti i perché che, consciamente o inconsciamente, servono alla nostra coscienza per evolvere.
In queste domande, c’è n’è un’altra che ci si può porre, il dolore è veramente necessario?
Il dolore è necessario, poiché senza di lui, non potremmo formare la coscienza, e senza la coscienza non potremmo tornare nell’Assoluto coscientemente, e se, nell’Assoluto un tornare indietro non esiste, si va avanti e si va avanti per essere coscienti di cosa sia il Tutto che ci compone, diciamo che ne vale la pena.
Si può poggiare la logica sul fatto che se esiste un Dio, perché lo permette e se è giusto che lo permetta?
Dio, permette il dolore perché non vi è nulla che possa fare la sua funzione e quindi lo permette perché il dolore è giusto.
Quando siamo nel dolore, malediciamo tutti, nessuno escluso, c’è chi dice di non ribellarsi al dolore, No, ribellatevi pure, il dolore non è piacevole, quindi scalciate urlate fate tutto ciò che vi serve per sfogarvi, ma non riconoscetevi nel dolore, poiché noi valiamo molto di più di una semplice legge che è fine a se stessa pur essendo importantissima, l’importante è non danneggiare il nostro prossimo, rivolgetevi a qualcuno che ne è responsabile come voi, a quella Guida che ci indica, con qualsiasi mezzo, i risultati dei nostri perché, quindi urlategli contro, bestemmiatelo, ma solo con lui non con chi è qui come voi a patire il dolore.
Chi patisce il dolore in una certa quantità, poi si pone in relazione al suo prossimo in un modo diverso, con maggiore comprensione e cerca di tutto per alleviare quel dolore che lo fece impazzire a sua tempo.
Anche qui v’è una sorta di legge che non permette di aiutare il nostro simile e quando ci danno la possibilità di avvicinare un sofferente, bé amici miei, quasi la si assorbe quella sofferenza che ci riconosce come sue vittime che sono impressionate nella sua profonda espressione, poiché lei si accanisce su chi sembra buono e sembra così tollerante con chi sembra meno buono, non è così, lei ci riconosce e ci rispetta perché sa che chi ha compreso la sua impresa è per parte immune a lei avendola pagata con la giusta dose di sofferenza, rinforzandosi.
Non ci rendiamo conto che disprezziamo il dolore e non riusciamo a comprendere quanto gli dobbiamo.
Quindi, tu che ne hai assaporato poco di dolore, ma ne hai una paura tremenda, perché non soccorri il sofferente?
Pensi di esserne immune? Non illuderti perché prima o poi ti tocca patire, nessuno ne sfugge.
Se pensiamo ad un mondo diverso, pensiamo ad un mondo senza evoluzione e questo mondo non può esistere nell’Emanato, e allora perché non si prende in considerazione che il dolore è una legge da collocare nei nostri perché più profondi e che solo nell’abisso più profondo del dolore, troviamo le nostre risposte.
Il dolore esiste perché fa riconoscere all’essere umano il suo “IO” egoistico per trascenderlo.
La forza dell’essere umano la si riconosce nel resistere al dolore.
La cosa che ci fa soffrire di più è l’incognita.
Tra il porsi il perché e l’arrivo della risposta, c’è l’incognita. E il tempo che passa tra la domanda e la risposta fa da metro il quale misura la nostra evoluzione.
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