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27-05-2007, 17.21.24 | #1 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-09-2006
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Androidi
"Molti sembrano certissimi che nessun calcolatore potrà mai essere senziente, cosciente, dotato di volontà propria, o in qualche altro modo “consapevole” di se stesso. Ma che cosa ci rende tutti così sicuri di possedere poi questa meravigliosa qualità? E’ vero che se c’è qualcosa di cui siamo sicuri, è proprio questo: “Io sono consapevole, dunque sono consapevole”. Ma cosa significano in realtà queste convinzioni? Se l’autoconsapevolezza significa sapere che cosa accade nella propria mente, nessun realista potrebbe sostenere a lungo che le persone abbiano molta intuizione, nel senso etimologico di “vedere dentro”. In effetti, le prove che noi siamo autoconsapevoli, cioè che possediamo qualche attitudine particolare a scoprire ciò che accade dentro di noi, sono davvero molto deboli"
Marvin Minsky Buona lettura!: http://www.ufologia.net/Public/data/...%20Intilla.pdf |
11-06-2007, 18.44.44 | #2 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-09-2006
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Riferimento: Androidi
"L'opportunità di creare esseri intelligenti superiori agli esseri umani viene messa spesso in discussione,in quanto si dice che tali esseri non sarebbero dei servitori ma dei padroni.Noi riteniamo,al contrario,che sarebbe saggio dal punto di vista economico che i membri di specie evolutesi per via naturale costruissero dei robot intellettualmente molto superiori a se stessi. Ricordiamo che ogni ricchezza è in ultima istanza Informazione.Robot dall'intelligenza superiore aumenterebbero la quantità di Informazione a disposizione di una civiltà ben al di là di quanto potrebbero fare i soli sforzi dei creatori. La cooperazione tra robot superintelligenti e membri della specie che li ha creati, porterebbe ad un aumento della ricchezza disponibile per entrambi i gruppi, e la specie creatrice sarebbe più ricca con i robot che senza. Che la cooperazione tra due entità economiche A e B, con A superiore a B sotto tutti i punti di vista, comporti un miglioramento economico per entrambe, è una ben nota conseguenza della teoria del vantaggio relativo in economia.Noi esseri umani non dovremmo avere paura dei nostri discendenti robot più di quanto ne abbiamo di quelli fatti di carne e sangue, che un giorno l'evoluzione renderà diversi dall'Homo sapiens.Decisamente non sarebbe saggio attaccare o tentare di ridurre in schiavitù i robot intelligenti nostri discendenti. Non dimentichiamo che nel racconto originale Frankestein era inizialmente un essere gentile e generoso,diventato malvagio solo per lo spietato trattamento ricevuto dagli uomini".
(John D.Barrow & Frank J.Tipler - Il Principio Antropico; pag.587) ...io aggiungo semplicemente questo: Tutto vero, purchè le cose vadano sempre per il verso giusto,per cui... Fausto Intilla www.oloscience.com |
15-06-2007, 20.29.57 | #3 |
Ospite abituale
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Riferimento: Androidi
Le ricerche più recenti (nonchè le rispettive applicazioni) nel campo dell'intelligenza artificiale, atte alla realizzazione di robot umanoidi, implicano anche un miglioramento tecnologico in grado di fornire a queste "macchine" (un domani), una sorta di intelligenza emotiva sulla cui base possa svilupparsi ciò che comunemente chiamiamo: autocoscienza.
Il discorso comunque qui si farebbe assai lungo e complicato; occorrerebbe innanzi tutto prendere in considerazione i lavori di Damasio (Emozione e Coscienza),Putnam (Mente,Linguaggio e Realtà) e Dennett (L'Io della Mente),per citare i più importanti, e ricercare in seguito tutte le analogie che correlano tali teorie (lavori), per poi ricercarne delle altre (...ancora più implicite e complesse) in relazione ai concetti teorici e applicativi, legati allo studio dell' I.A. Paradossalmente comunque,in base ai parametri più "deterministici" della teoria dell' "Oggettività Forte", il fenomeno dell'autoconsapevolezza non esiste (in quanto il nostro Ego viene considerato come una sorta di entità fittizia);tutto è quindi definibile in termini di "complessità auto-organizzantesi". Non è comunque possibile intraprendere nessun tipo di studio o ricerca sull'intelligenza umana o artificiale, sulla base del modello deterministico (La Place - Poincarè,per intenderci) della Realtà. http://www.moebiusonline.eu/fuoriond...t_Breazeal.htm |
16-06-2007, 18.33.05 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-09-2006
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Riferimento: Androidi
Citazione:
A mio avviso, è possibile definire il concetto di "sentimento" come una sorta di input alla cooperazione, il cui fine ultimo è quello di migliorare la qualità dell'Informazione onde poter raggiungere livelli sempre più alti di evoluzione (R.Dawkins - "Il gene egoista").Nel caso specifico della specie umana quindi, tale fenomeno ("sentimento") porta a dei rapporti di coppia (uomo-donna) stabili i cui frutti (prole) saranno in grado di garantire una certa continuità della specie (grazie all'aumento della variabilità genetica con conseguente "rafforzamento" del pool genetico),e quindi in ultima analisi un miglioramento (in gruppi circoscritti ma comunque sufficienti per compiere determinati "salti" a livello evolutivo - S.J.Gould;"Teoria dell'equilibrio punteggiato") della qualità dell'Informazione (che come abbiamo precedentemente visto,rappresenta la nostra reale "ricchezza"). Amore ed Amicizia quindi, giocano un ruolo importantissimo nel processo evolutivo di una specie. Se un giorno quindi i nostri cari androidi diverranno sufficientemente evoluti da poter addirittura auto-riprodursi, possiamo facilmente intuire che non esiteranno un solo istante ...a mettere in pratica tale opportunità. Fausto Intilla www.oloscience.com |
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16-06-2007, 23.48.18 | #6 | |
Rudello
Data registrazione: 08-01-2006
Messaggi: 943
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Riferimento: Androidi
Citazione:
Androidi Il tema, non certo freschissimo almeno per i cultori di Fantascienza, è tuttavia talmente affascinante che non so resistere a farci una piccola riflessione anch’io. Ma prima voglio raccomandare (senza alcuno scopo pubblicitario o lucro personale) la lettura di un romanzo “Vita coi Robot” di non ricordo chi, scritto non so quando. Io lo lessi su “Urania”, quando quei romanzi li compravo quasi tutti, e mi piacque molto, perché mi sembrò scritto bene e soprattutto perché non riuscii a trovarci nessuna di quelle “incongruenze” che invece sempre, maliziosamente cercavo, e spesso trovavo, nei libri di FS e nei film. Entrando in argomento dirò innanzi tutto che per il robot intelligente, androide, golem, cyborg, homunculus, che dir si voglia, occorrerà comunque aspettare un bel po’ di generazioni (… di robot, si intende!) e lo stesso Asimov, per superare l’empasse e sguinzagliare la sua fantasia fino all’ “Uomo bicentenario”, si inventò il “cervello positronico” che lo mise lì, bell’e fatto, con le sue tre leggine dentro… e non ci pensò più. Infatti il problema di base è, al solito, di aritmetica. Il numero delle sinapsi nervose (o elettroniche, non cambia) di un cervello costruito dall’uomo è per il momento basso, ridicolmente basso, microscopicamente insufficiente per parlare di una qualsiasi coscienza. Per avere la coordinazione motoria di un lombrico dovremo percorrere ancora una strada lunghissima e quindi l’ “intelligenza artificiale” di cui oggi tanto si parla e che è in assoluto la cosa più stupefacente fatta fin ora dall’uomo, tutto è meno che una “intelligenza”!... e lo sappiamo tutti. Ma è un inizio!... ed ogni cammino comincia con un primo passo! Certo, nulla da obiettare. Volevo solo pregiudizialmente dire che il cammino è lungo, ed il successore dell’uomo non è ancora dietro la porta, ed ancora non lo vediamo. Guardiamoci intorno invece, per cercare di dimensionare bene il problema. Cos’è stata, tutta la vita sulla Terra (la sola che per ora possiamo studiare) se non una trasformazione di una specie in quella successiva, una evoluzione vincente fra innumerevoli tentativi abortiti, fallimenti ed errori?... In quel romanzo che citavo i robot, alla fine vincenti e trionfatori nella loro evoluzione, partono da macchinette inventate dagli uomini, simili a quelle che vediamo oggi nei nostri cartoni animati, ma nel corso di innumerevoli eoni, spinti solo dall’istinto di perfezionamento inculcato loro dai loro ideatori, imparano a fare a meno dei congegni meccanici per sistemi più sofisticati e meno deperibili, poi di quelli elettronici, poi del loro stesso corpo riducendosi a sola energia ed infine del tempo e dello spazio per spostarsi liberamente, ma scientemente nelle infinite dimensioni del creato. Molto più modestamente abbiamo fatto anche noi, in questi ultimi anni. Dai ticchettanti relais che io pure ricordo delle massicce calcolatrici a valvole siamo passai ai transistor, ai cip, a circuiti integrati, ed ora a chissà quali nuove diavolerie che nemmeno riesco a concepire, e dall’imponente EE (Elaboratore Elettronico) grosso come un salone di cui io riuscivo a seguire “step by step” l’esecuzione di una singola operazione ora sono ad una microscopica valigetta della quale, per la più parte del tempo… non so cosa stia facendo! Forse i calcolatori di domani non saranno di ferro e silicio (già se ne parla) e nemmeno avranno tastiera e microfono e altoparlante, ma forse componenti organiche di nanologie sconosciute e talmente strane per le quali parlare di “organiche” è solo un modo per capirsi. E le “macchine” non saranno nemmeno macchine come le intendiamo oggi, e non avrà senso nemmeno parlare di fobia o preoccupazione per “La rivolta degli Androidi” Semplicemente, ci saremo evoluti. In una nuova specie, in un modo affatto originale, in un tempo insolitamente breve… Un nuovo passo. Avremo semplicemente aggiunto un altro metro di pavé su quella meravigliosa strada che la Natura, o Dio, o il Caso, (diciamo pure come meglio ci aggrada) va costruendo, dall’inizio del tempo, da noi ipotizzato in una fantasmagoria matematica ad un inconoscibile futuro, che ragionevolmente possiamo ritenere essere al di la di ogni nostra più immaginifica previsione. Rudello 16 giugno 2007 parole 667 |
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13-07-2007, 12.35.50 | #7 |
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Riferimento: Androidi
E’ nato Kaspar, un umanoide dalle sembianze di un bimbo, utilizzato nelle scuole inglesi per “insegnare” nella maniera più elementare le emozioni ai bambini autistici, stimolandone l’interazione col mondo esterno. Kaspar (acronimo di ‘Kinesics and Synchronisation in Personal Assistant Robotics’) ha fattezze umane ed è in grado di sorridere, rattristarsi o sorprendersi. Secondo il professore Ben Robins dell’Adaptive Systems Research Group dell’Università di Hertfordshire, che guida il team di studio, ''è risaputo che i bambini affetti da autismo si sottraggono dall’interazione con le altre persone perché, per loro, ci sono troppe informazioni che creano confusione e non riescono a interpretare i messaggi che ricevono’’, Kaspar riesce a trasmettere sicurezza ai bambini facendoli sentire protetti. Il professore ha affermato che all’inizio del test i bambini lo ignoravano, per usare le sue parole “quando ho iniziato i primi test, per i bambini ero come una mosca poggiata sul muro’’, in seguito tutti, seppur con tempi diversi, hanno cominciato ad aprirsi nei suoi confronti, addirittura un bambino lo ha preso per mano e lo ha condotto dal robot per condividere con il professore questa esperienza. Robins si è detto soddisfatto dei risultati iniziali. La parte più complessa per i bambini autistici consiste nell'applicare all'esterno ciò che stanno imparando all'interno del percorso di training, il dottor Gary Mesibov, professore di psichiatria all’università del Nord Carolina, sostiene che ''il progetto avrà successo se i bambini riusciranno ad applicare a situazioni e contesti differenti, esterni al training, quello che impareranno da KASPAR''. Incrociamo le dita.
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16-07-2007, 09.21.33 | #8 |
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Ma se poi un bel giorno riusciremo a dotare i nostri PC di intelligenza e di autocoscienza... come faremo a spegnerli??? Vi immaginate i brividi a sentirsi dire "no, dài, non spegnermi, lasciami acceso ancora un po'..."
O, ancora peggio, se all'atto di spegnere un PC, quello ci chiedesse: "Sognero?" (come disse HAL...) |
04-09-2007, 10.37.16 | #9 |
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allora...xla storia dei vantaggi comaprati in economia essa funziona appunto in economia allorquando anche un sistema abbia xogni bene produttività marginali inferiori all'altro sistema solo xkè detta semplicemente, viviamo in una geometria che premia il risparmio di scala e la specializzazione.
Tutt'altro discorso scnd me tra cooperazione tra intelligenze diverse...figuriamoci se sti fantomatici androidi super intelligenti manco hanno i sentimenti nn c vorrebbe tanto ke appena ereditata da noi la ns sapienza (a mezzo evoluzione culturale e linguaggio) nella migliore delle ipotesi non c degnassero nemmeno...o addirittura c sfrutterebbero x i loro comodi, se mai potremmo servirgli. Comunque m sento d dire che secondo me non potrà mai esistere un intelligenza artificiale e una vera consapevolezza in stile umano. Già è confuso cosa voglia dire x noi essere consapevoli, già la nostra mente trascende il linguaggio e se ne fa gioco...già non riusciamo mai a mettere fine ai nostri quesiti e alle nostre ricerche sull'assoluto...appena c rendiamo conto dei nostri limiti....come pensate ke possiamo creare un qlcosa d superiore a noi stessi??? ne sappiamo ancora troppo poco su d noi x poter anelare a creare androidi pensanti... e d certo i coputer attuali nn potranno mai xloro natura intrinseca emulare le capacità d uscire dagli schemi della mente umana. qndi...non è questione d supporto fisico, di che materiale usare x fare l'andoride (se la carne permette una mente, e la carne è fatta d atomi, xkè nn puo' permettere l'emergere di un sistema "consapevole" anche altro materiale?)....qui c sn limiti proprio d principio sulla poxibilità d costruire qsti nostri super alter- ego. ciao |
21-10-2007, 10.38.52 | #10 |
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Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tec...ot_umani.shtml (Articolo di Elmar Burchia - 18 ottobre 2007)
MAASTRICHT (Paesi Bassi) - «Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare...», diceva Roy Batty, uno dei replicanti nel celebre «Blade Runner» del 1982. E il cinema ha raccontato anche, in «Bientennial Man», la storia di un robot, capace di amozioni e sentimenti, che volle farsi uomo. Ma è tutt'altro che un film per i ricercatori di intelligenza artificiale che già ora predicono: entro pochi decenni si assisterà a matrimoni tra umani e robot. Un'idea strampalata? Pare proprio di no. LEGALE - E' l'ultima frontiera della tecnologia applicata all'eros che i ricercatori intendono varcare: la robotica sessuale. A proporre questa tesi è David Levy, apprezzato ricercatore d'intelligenza artificiale presso l'Università di Maastricht, in Olanda. Dalle pagine online della rivista scientifica livescience.com il sessantaduenne scienziato inglese ha dichiarato che entro il 2050 si assisterà ad unioni matrimoniali tra umani e robot. Dove? Negli Usa. Secondo Levy il Massachusetts sarà la prima giurisdizione a legalizzare questo genere di matrimoni misti. Anche perché, dice, è uno dei pochi stati ad avere leggi molto liberali. Inoltre, è stato il precursore della legalizzazione di matrimoni tra omosessuali e vi ha sede il pretigioso Massachusetts Institute of Technology (Mit), celebre per le ricerche sull'high-tech. PARTNER SESSUALI - «All'inizio potrà sembrare bizzarro», racconta Levy. «Anni fa anche i matrimoni tra persone di razze differenti e dello stesso sesso erano vietati o venivano visti come un tabù, ma in pochi anni anche queste forme di unioni verranno accettate dalla società.» Levy, fondatore tra l'altro nel 2001 della Intelligent Toys Ltd e grande esperto di scacchi, dipinge uno scenario di androidi in grado di soddisfare le esigenze e le fantasie sessuali di uomini e donne: «Sono convinto che presto i robot diventeranno partner sessuali per un vastissimo numero di persone». SEX MACHINE - Per quanto riguarda il sesso coi robot non si dovrà tuttavia aspettare decenni: già ora esistono - e sono in vendita - una vasta serie di androidi maschili e femminili, identici agli esseri umani, capaci di muoversi, di parlare, di eccitarsi - creati per dare piacere, racconta il collega Henrik Christensen, docente di robotica all'Università di Stoccolma e fondatore di European Robotics Research Network. «Entro cinque anni al massimo la gente comincerà a far sesso con i robot», ha detto. «Tutto è possibile», accentua pure Ronald Arkin, direttore del Mobile Robot Laboratory del Georgia Institute of Technology di Atlanta. «Una relazione con un robot è certamente possibile. Solo per il fatto che finora non sia legale, non significa che le persone non lo facciano.» E i ricercatori intravedono anche dei vantaggi in questi rapporti sessuali uomo-robot. Secondo Levy :«probabilmente potrebbero essere fermati anche i pedofili, le violenze sessuali e anche la prostituzione potrebbe ridursi». «La domanda non è se tutto questo accadrà, ma quando. E sono convinto che sarà molto prima di quanto immaginiamo». (Elmar Burchia -18 ottobre 2007) |