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Riflessioni Politiche - Commenti sugli articoli della omonima rubrica presente su WWW.RIFLESSIONI.IT - Indice articoli rubrica |
20-08-2014, 14.54.36 | #1 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 19-08-2014
Messaggi: 1
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Filosofia e politica
Nell'articolo https://www.riflessioni.it/riflession...a-politica.htm trovo un'analisi assai interessante che però potrebbe essere fuorviata dall'accademismo. E' proprio li il problema, non è Platone che risolve le cose, ma chi si butta in politica realisticamente e si sporca le mani. perchè Campanella non scrive altro??
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11-07-2015, 18.11.49 | #4 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 26-03-2015
Messaggi: 3
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Riferimento: Filosofia e politica
Ho avuto modo di leggere l'articolo, e mi trovo molto d'accordo con quanto ho letto. Il rapporto tra filosofia e politica è sempre stato molto discusso, fin dall'antichità. Se Platone teorizzava uno Stato Ideale e riteneva che il buon governo ci sarebbe stato soltanto quando i re fossero divenuti filosofi o i filosofi e che esortava (si veda la lettera VII) i tiranni di Siracusa ad aprirsi alla speculazione filosofica, troviamo un Aristotele che delinea il volto di un intellettuale completamente assorto nella speculazione teoretica, fino ad arrivare in età ellenistica, con la crisi delle Poleis all'affermarsi di un individualismo anche in campo filosofico che non solo non cerca congiunzioni con la politica appannaggio esclusivo di funzionari di uno Stato assoluto sentito come distante dai cittadini e dagli intellettuali. Il cittadino diventa suddito, e perde interesse per la politica. Non a caso in questo periodo l'obiettivo della filosofia non è più lo Stato Ideale di Platone o la conoscenza fine a se stessa di Aristotele, ma la felicità, raggiungibile in diversi modi a seconda dell'indirizzo filosofico. Si prenda per esempio l'Epicureismo, il quale condannava apertamente la politica, l'affannarsi per la ricerca di potere e cariche pubbliche, predicando invece un'individualismo spinto quasi all'estremo che è sintetizzabile nel celebre motto epicureo:<Vivi nascosto>. E' opportuno considerare come le condizioni sociali contribuiscano a determinare l'interesse dei cittadini (e quindi anche dei filosofi per la politica).
La società di oggi ha visto lo Stato democratico costituito dietro il pagamento di un enorme tributo di sangue allontanarsi gradualmente dai cittadini, a causa di una burocrazia soffocante che allontana lo Stato dal cittadino, e nella quale la corruzione bazzica tra scambi di favori e agganci con imprenditori e politici vari. L'italiano medio (e ancor più il giovane italiano medio) preferisce un talent show a un dibattito politico, una discussione sulla scorsa giornata di campionato rispetto a quanto accade in politica. Il cittadino ha perso la fiducia nella politica, sentita come un corpo estraneo, e, consequenzialmente, se ne distacca, mentre il giovane nato in questo clima non ne sente neppure l'esigenza (io personalmente posso testimoniare questo, da giovane studente che è nato dopo tangentopoli, in un clima ormai di grande sfiducia nella politica) I politici d'altronde sembrano - e sono - nella maggior parte dei casi (non intendo generalizzare), una casta a parte. Già Enrico Berlinguer il 28 luglio 1981 affermava:<I Partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela>; oggi questa frase è più attuale che mai. Openpolis ci comunica che dei nostri 945 parlamentari eletti, solo un centinaio intervengono attivamente e regolarmente nel dibattito politico, fanno proposte di legge, emendamenti, ecc. E gli altri? Abbiamo persone quali il sen. Niccolò Ghedini che sì e no sarà andato al senato una trentina scarsa di volte dall'inizio della legislatura. E gli intellettuali? Qual è il ruolo dell'intellettuale nella società di oggi, in uno Stato Democratico? Tra l'intellettuale delineato da Max Weber (citato nell'articolo), che non si sforza di cambiare la realtà ma solo di comprenderla per così com'è e l'intellettuale Gramsciano impegnato nella lotta di partito ritengo che esista una via di mezzo, la figura dell'intellettuale civile di Norberto Bobbio, non estraneo alla società civile, e anzi profondamente legato ad essa, ma sempre in grado di conservare il proprio spirito critico e di rimanere sempre libero e indipendente. |