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03-12-2006, 18.42.16 | #5 |
al di là della Porta
Data registrazione: 15-02-2004
Messaggi: 0
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per ampliare il raggio
essere liberi dietro le sbarre
da "Fratello Lupo" di Fabio Finazzi "Quel giorno era il 26 agosto. Alfredo Bonazzi accompagnò l'ergastolano francese Paolo Poggi all'ambulatorio comunale, che sta proprio di fronte all'attracco dei vaporetti. A fare da scorta c'erano due agenti: l'autista Ettore Bizzarri e l'infermiere Lino Colandrea. Di quest'ultimo Bonazzi conosceva bene il figlio Maurizio: correggeva infatti i compiti a lui e aiu suoi compagni di quinta elementare dell'istituto "San Vincenzo" di Porto Azzurro. Gli studenti lo consideravano il loro "capoclasse". Un comando di marsigliesi piombò dentro l'ambulatorio: erano venuti a riprendersi Poggi. Furono rapidi ed efficienti: in pochi minuti il loro capo si ritrovò con un'arma in mano, gli agenti legati e incerottati. Con Colandrea calcarono l mano: il cerotto era così ampio che gli si appiccicò alle narici, impedendogli di respirare. Ma Poggi non aveva tempo per badare a questi dettagli. Trovò solo qualche secondo da dedicare a Bonazzi: "Vieni con noi" gli disse. Lui disse no, provocando il suo stupore e la sua irritazione. "Dai non farti pregare: che figura ci faccio con la malavita se ti lascio qui?" Una preoccupazione che nasceva dal solito rispetto che Bonazzi si era guadagnato nell'ambiente. In una cala poco distante un motoscafo d'altura attendeva anche lui: Poggi lo avrebbe portato con sé a Bastia e gli avrebbe garantito tutte le coperture del caso. Bonazzi giocò d'azzardo e disse un'altra volta no. "Non ti preoccpare" aggiunse, farò sapere che è stata una mia scelta". La scelta di togliere il cerotto al papà di Maurizio che soffriva d'asma e stava morendo soffocato. "Lo caricai sul camioncino e lo portai su, al forte. Salvai un uomo che doveva chiudermi la porta del carcere per altri 22 anni." In realtà se Bonazzi in quella frazione di secondo rinunciò alla tentazione di evadere, significava che era già libero. Libero, proprio lui, di sottrarre un uomo alla morte. Libero di tornare a scrivere poesie nella sua cella e a correggere i temi dei bambini. Libero, finalmente, di amare. E io aggiungo condannato ma non più dannato |
04-12-2006, 22.40.07 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-10-2003
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Riferimento: dannazione e condanna
Dannazione nella dimensione terrena: è possibile certo, quando non c’è più nessuna speranza, ma solo umana disperazione.
Scrivo a un condannato a morte in Texas, è dannato? Cerca di dare un senso alla sua quotidianità, lotta per avere un pasto decente, fa esercizi fisici per ore per mantenersi in forma, pur sapendo che presto lo uccideranno, ha i suoi dolorosi ricordi che si fanno maggiormente sentire in questi periodi di festività: è possibile mantenere un po’ di dignità in una situazione così palesemente senza speranza? “L’amicizia è l’unica cosa che posso darti” mi ha detto. E’ difficile annientare un uomo, anche privandolo di tutto, una scintilla di luce ancora affiora. E lo rende paradossalmente libero, libero di accettare la sua giusta condanna, libero di pensare, libero di provare emozioni e sentimenti e pentimenti. La dannazione più disperata è all’interno dell’uomo, è il buio dell'anima. |
05-12-2006, 18.01.53 | #7 |
torna catalessi...
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
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Riferimento: dannazione e condanna
Nella condanna credo sia implicita la possibilità di riscatto; si sconta una pena e ci si rimette in pari.
La dannazione invece è senza ritorno, è la disperazione della salvezza. Sono d'accordissimo col mister; la dannazione, se c'è, è una questione divina. L'uomo non ha il diritto nè la possibilità di discernere se un suo simile è dannato o meno( e penso che la pena di morte si basi, erroneamente, sulla pretesa di saper riconoscere quando un uomo è dannato e non può più cambiare o riscattarsi) A mala pena riusciamo a condannare con un minimo di equità, figuriamoci il resto.... |
05-12-2006, 23.22.47 | #8 |
al di là della Porta
Data registrazione: 15-02-2004
Messaggi: 0
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detto con una poesia
Condannato a vivere,
ultimo girone del mio Inferno, quanto era dolce la Notte nel carezzevole Nulla, ora che so di fronte a questa afflizione nessun Buio potrà risplendere in quella taciturna Speranza, ora che so non attendo più quello che è sempre stato. |