ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
31-10-2006, 21.44.54 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-05-2006
Messaggi: 211
|
Riferimento: Lo "schema di sè" e l'autostima
Citazione:
Se rispondo giusto...mi accontento di un abbraccio... Semplice... pensi di essere sgradita..perchè vuoi essere sgradita, visto che hai paura di abbandonarti a un sentimento fortemente emozionale come l'innamoramento. Una volta che avrai acquisito la capacità di pensare all'amore come ad un piacevole evento della vita e non come ad un rinchiudersi in un contesto preordinato di usi e costrizioni sociali...tutto sarà facile... Ciao |
|
03-11-2006, 16.09.25 | #4 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Riferimento: Lo "schema di sè" e l'autostima
Citazione:
Ciao Cielo, non è un gioco a premi, e non c'è una risposta giusta e/o una sbagliata. Quanto al resto, la tua spiegazione, sebbene possa presentare un fondo di verità, in realtà mi aiuta pochino. Ciò che chiedevo era da dove e come nasce lo schema di sé, perché solo capendo come si è originato il mio potrò, se del caso, aggiustarlo. Ti ringrazio anche per il "tutto sarà facile", ma sono già abbastanza grandicella da capire che poche cose sono facili nella vita... Quanto all'abbraccio... eccolo qua: grazie per l'attenzione :-) |
|
03-11-2006, 19.27.04 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-05-2006
Messaggi: 211
|
Riferimento: Lo "schema di sè" e l'autostima
Citazione:
Sai... ho un pochino bleffato... fosse così facile... Io ho letto un libro ( lo zen e l'arte di innamorarsi) dove trovo spunti interessanti ogni volta che lo rileggo, e mi ricarica un pochino ... Del resto... la terra è bella perchè vi è un sole che l'illumina...forse tu il sole lo ai...magari... non hai rorazione su te stessa..così... solo una parte resta illuminata...l'altra ..al buio... Bhe... ho una certa deformazione culturale... visto che ho intrapreso lo studio della medicina tradizionale cinese... la quale sostiene... che se non vi è circolazione, la stasi... provoca distrurbi... In sintesi...la nostra percezione varia... non è immutabile... solo se abbiamo una serenità interiore non succederà facilmente di rimanere in un pensare negativo alla prima difficoltà. Grazie dell'abbraccio... anche se mi sembra che non ho poi tanto azzeccato ... |
|
05-11-2006, 16.10.32 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Riferimento: Lo "schema di sè" e l'autostima
Citazione:
Ho letto anche io quel libro e mi è piaciuto molto, concordo anche sul variare delle percezioni al variare della nostra serenità interiore... Rinnovo l'abbraccio... non importa azzeccarci, importante è provarci Un saluto |
|
06-11-2006, 10.25.53 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Lo "schema di sè" e l'autostima
Citazione:
Ciao nevealsole. Perdona il solito ritardo. La storia dell’autostima di ognuno è piuttosto complessa: comprende reciproci rimandi interdipendenti e circoli viziosi. Il Sé privato si costruisce sul concetto che abbiamo di noi, il Sé pubblico su quello che gli altri hanno di noi, ma interagiscono reciprocamente. Siamo influenzati dal giudizio degli altri ma anche gli altri sono fortemente influenzati dal nostro giudizio su noi stessi. Per cui se sono per noi un ineliminabile specchio, a loro volta tendono a valutarci come noi stessi ci valutiamo. Ad es. se tu sei convinta intimamente di essere attraente, lo sarai pure per gli altri. Anche Galilei disse che chi vuol essere stimato bisogna sia il primo a stimarsi. Se qualcuno vuole sembrare qualcosa alla fine lo diventerà. Piacere agli altri è determinante per creare relazioni soddisfacenti. Ma - questo è un punto importante – chi non si piace – ad es. fisicamente – cercherà sempre conferme della sua non avvenenza perché è un giudizio che non smentisce la consolidata personalità che tutti vorremmo stabile, sia pure in aspetti negativi. E’ una specie di profezia autoavverantesi.. Poi è da verificare il rapporto tra autovalutazione e aspirazioni. Per esempio tu sei molto carina (lo credo ciecamente) ma se ad es. aspiri a diventare una top model, una velina, ecc. potrebbe darsi ci sia qualche cosetta che ritieni ti manchi e disconfermi il tuo sé ideale troppo elevato. Dobbiamo accettarci anche se siamo distanti dalla nostra immagine ideale. C’è ancora un circolo vizioso. Per chi ha l’autostima bassa le aspettative sono sempre negative, da cui una sensazione di ansia che può far fallire un proponimento, con conseguente autosvalutazione e ritorno alla bassa autostima. L’autostima globale, giudizio complessivo del proprio valore, è responsabile di un benessere psicologico. Mentre l’autostima specifica o settoriale mira al successo in un solo campo. Nel tuo caso si tratta dell’avvenenza fisica. Ma anche questi due tipi di autostima sono in relazione reciproca. Ci sono persone che dipendono dalla stima che proviene dagli altri e persone per cui la stima degli altri ha poco valore. C’è un’alta stima di sé difensiva e inautentica che maschera un’autostima bassa, un’autostima bassa irrealistica, che sarebbe il tuo caso per un settore. Ma non preoccuparti, sembra da ricerche che il 75% di persone soffra in qualche misura di bassa autostima. Quali ne sono le origini? Si deve indagare nella propria soggettiva storia. Inclinazioni, esperienze, educazione avuta, genitori più o meno rassicuranti e affettuosi che fanno sentire importante il bambino, o troppo protettivi. Su alcune strutture cognitive distorte da verificare criticamente, che avranno peso nella vita adulta. Per le autosvalutazioni non giustificate vanno rivisti questi processi mentali responsabili delle autocritiche arbitrarie. I rimedi dipendono dai metodi adottati. Quello da me proposto per una relazione di sostegno si basa sul facilitare un’autochiarificazione tramite il dialogo non direttivo verificando lo “schema di sé” che è l’accennata nostra storia, se occorre, ma non nel profondo perché l’obiettivo è un’ immediata risoluzione nel presente. Se si prevedono analisi protratte sui condizionamenti avvenuti nel corso delle tappe evolutive, si deve affidarsi a una psicoterapia cognitivo-comportamentale che oggi sta soppiantando la psicoanalisi, specie negli Stati Uniti. Si esaminano le credenze radicate ed errate responsabili di certi distorti dialoghi interiori. E’ inutile, se non controproducente, cercare di convincere l’altro con la nostra razionalità di personali schemi di riferimento. Si deve comprendere il perchè di certe rappresentazioni di una realtà interpretata ed educare a contrastare da sé le distorsioni o le irrazionalità rispetto a un pensiero più realistico. Oppure si possono rispecchiare le espressioni emotive solo riformulandole sinteticamente, astenendosi da un’istintiva interpretazione o dal consigliare – spesso anche male – per favorire l’autocomprensione. Spero di esserti stato abbastanza esauriente. Sono a tua disposizione – nei miei limiti – per eventuali ulteriori chiarimenti. |
|
06-11-2006, 12.44.50 | #8 | |
torna catalessi...
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
|
Riferimento: Lo "schema di sè" e l'autostima
Citazione:
molto bello questo tread, arsenio. Quoto quest'ultima parte del tuo post perchè riporta un modello di riferimento cui sono particolarmente legata. Condivido l'importanza attribuita all'ascolto attivo della persona in difficoltà, collaborando con lei ad un'eventuale interpretazione o ad una "più corretta" rilettura di quanto ci sta narrando. La persona in difficoltà ha già dentro di sè le risorse e solo lei può indicarci la soluzione più corretta al suo problema; questo implica che chi ha bisogno di aiuto venga trattato come adulto, come una persona alla pari. Questo tra l'altro aumenta di molto il grado di autostima della persona in difficoltà, favorisce una collaborazione attiva e, secondo me, in fin dei conti apre le porte per un rapporto meno conflittuale con l'operatore (o il medico, o l'insegnante....). Certi paternalismi pedagogici, tutt'ora ritrovabili in alcune comunità psichiatriche ad esempio, sono meno "rischiosi" ma sono convinta che diano anche meno risultati di un modello che prevede il riconoscimento dell'adultità di chi è dall'altra parte. |
|
06-11-2006, 23.16.22 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-05-2006
Messaggi: 211
|
Riferimento: Lo "schema di sè" e l'autostima
Citazione:
Si... ma non rischiamo di " contaminare" la persona che vorremmo aiutare con le nostre idee ...dimenticando cosa... " veramente" vuole la persona che si rivolge per un'aiuto...? Insomma...può essere un suo modo di vita... quello di sentirsi inferiore affinchè gli altri siano spinti ad aiutare... Una mia amica agisce così...scusate se la prendo ad esempio... Mi fa vedere le mani e dice "guarda che brutte mani..." e non è vero... sono regolari e oserei dire molto belle... Insomma... diciamo che è una forma di rssicurazione...tipo lo specchio di Grimilde... ove si dice... "tutto bene ... sei la più bella..."non scatta l'ansia... Nel caso opposto...si arriva a voler uccidere Biancaneve... la nostra vera bellezza...perchè è quella che nasce da un cuore sereno... che accetta i nostri limiti perchè siamo perfetti ( per noi ) . Far percepire la propria staordinaria unicità...la possibilità di salvare Biancaneve... |
|
07-11-2006, 10.37.46 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
L'intervento a riflesso di Rogers
Citazione:
Grazie per l’attenzione, che per me è l’occasione di esporre i punti essenziali dell’intervento a riflesso. E’ il modo più adatto di rapportarsi all’altro in una relazione di sostegno. Solo apparentemente semplice, non s’improvvisa e richiede un tirocinio di apprendimento sul campo. Gli errori sono facili essendo diverso dagli usuali e istintivi schemi della conversazione quotidiana. L’intervento a riflesso di Rogers L’intervento a riflesso è manifestazione di attenzione, testimonianza verbale dell’attenzione di chi ascolta a chi sta parlando: si riprende qualche aspetto del discorso altrui nella forma della constatazione dubitativa, per esempio: “……tu pensi dunque che……” Si riprende il discorso altrui, ripetendo, riformulando, sintetizzando, senza aggiungere commenti, valutazioni, integrazioni, ecc. E’ una manifestazione di attenzione, di non valutazione, un riferimento preciso e fedele al comportamento rispecchiato. Si deve saper distinguere tra la riformulazione corretta e la chiarificazione con aggiunta di commenti, precisazioni, correzioni, che è qualcosa di più della semplice attenzione. E’ un’interazione verbale ma c’è la possibilità di rispecchiare verbalmente anche il tono di voce, la mimica facciale, che rivelano stati d’animo e sentimenti. Si facilita l’espressione dell’interlocutore che non si deve sentire minacciato e parla liberamente, per cui va rifiutata ogni valutazione in quanto minacciosa, e anche la valutazione positiva perché presuppone la possibilità di quella negativa. Anche nell’interpretazione, ad es. psicoanalitica, è sempre presente un aspetto che può avere un significato valutativo, negativo, denigratorio. L’ operatore o aiutante deve creare le condizioni più adatte a incoraggiare la comunicazione altrui. Si dimostri comprensione: essere oggetto di attenzione e vedere rispecchiato il proprio comportamento verbale incoraggia a proseguire. L’attenzione è un’implicita richiesta di prosecuzione, evitando inviti diretti o domande precise. La risposta può essere anche solo un sì. Orientando su determinati aspetti indirettamente si chiede di chiarire alcuni punti. Il fine è la mediazione del moderatore affinchè l’utente raggiunga l’autochiarificazione attraverso le riformulazioni. Si analizzino le proprie parole e la propria voce.Il tono di voce non deve avere sfumature di assertività e valutazione. Secondo Rogers la catarsi avviene da ristrutturazione della conoscenza di sé. Si adotti il procedimento a imbuto: sintetizzare il problema, trarne il succo per una chiarezza intellettuale. Per esempio l’utente parla 10 e riformulo 1. Anche per abbassare catarticamente il termometro emozionale. Distinguere sempre tra fatti ed emozioni per capire ciò che è veramente successo. Le barriere dell’ascolto. Sono valutazioni, spiegazioni, voler dare sostegno, investigare, offrire soluzioni. Perché sono risposte che contengono un giudizio implicito e producono nell’altro una diminuzione dell’autostima. L’empatia E’ saper vedere il mondo con gli occhi dell’altro ben sapendo che quello è il suo mondo e non il mio. E’ una sensibilità. Esserci con il cuore, senza rimanerci dentro, senza difendersi con il distacco. Se si vive un vissuto forte, c’è comunque una risonanza, si “vibra”, a maggior ragione se si rivivono nell’altro proprie emozioni. Ascoltare è un viaggio di andata e ritorno, come dice Rogers. Per mettersi nei suoi panni, diventare lui. Ma il rischio è d’immergersi nel vissuto dell’altro. Avviene il tal caso un inquinamento affettivo che suscita angoscia. Sono a disposizione per ulteriori eventuali chiarimenti. |
|