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11-10-2006, 18.54.52 | #4 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 11-10-2006
Messaggi: 1
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Riferimento: Racconti "forti" e silenzio
Lo conosci solo di vista; ciò che ricordi di lui non sono le sue parole, ma il sorriso che giungeva caloroso e che ti dava la forza di affrontare la giornata. Forse anche lui ha bisogno di qualcosa che gli dia la forza di andare avanti. Non potevano essere le parole, perché qualsiasi parola di incoraggiamento sarebbe stata vissuta come un mancato riconoscimento di un grande dolore. Non c’è davvero nulla da dire. Il tuo stupore, la tua difficoltà, il restare “impietrito”: queste sono le “parole” che tu hai usato per dire “ti capisco” (che, detto così, non avrebbe avuto significato). Immagino che anche lui si senta impietrito, cioè privo di libertà di movimento e di pensiero. Io penso dunque che proprio nel tuo silenzio lui abbia potuto riconoscere parte del suo stato d’animo.
Ma c’è un’altra considerazione che vorrei fare, cioè i due livelli su cui si muove questo spaccato di relazione di cui hai voluto renderci partecipi. Lui ti esorta a non pensare, a vivere alla giornata, ma teme di angosciarti dicendoti ciò. Il risultato è però assolutamente il contrario: ti fa pensare, addirittura per diversi giorni, e ti angoscia tanto da farti sentire il bisogno di condivisione e da porti domande del tipo “cosa avrei potuto fare di più?” (chissà quante volte si è posto lui questa domanda). Da una parte dunque è come se si sforzasse, per difendersi dal dolore, di diventare di pietra; dall’altra tradisce un’evidente emozione e te la trasmette integra, ti rende partecipe di una relazione breve, ma intensa. Io penso che questi siano i due lati di un lutto drammatico e recente: il tentativo di sopportare un immenso dolore al prezzo della disumanizzazione (il diventare di pietra) contro il bisogno di parlarne e di cercare calore e comprensione. Allora, raccontare, cercare persone in cui “depositare” un pensiero, cogliere negli altri il disagio della propria difficoltà, hanno lo scopo di tollerare l’angoscia attraverso la parziale condivisione. E poi, il silenzio. Il silenzio non è “nulla”; non è “vuoto”. L’importante è capire di cosa è pieno, qual è cioè la qualità del silenzio. Pensiero, emozione, confusione? Non so, ma forse questi sono casi in cui lasciare parlare il silenzio è davvero l’unica cosa rispettosa del dolore dell’altro. |
11-10-2006, 21.37.28 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-04-2006
Messaggi: 163
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Riferimento: Racconti "forti" e silenzio
il tentativo di sopportare un immenso dolore al prezzo della disumanizzazione (il diventare di pietra) contro il bisogno di parlarne e di cercare calore e comprensione. Allora, raccontare, cercare persone in cui “depositare” un pensiero, cogliere negli altri il disagio della propria difficoltà, hanno lo scopo di tollerare l’angoscia attraverso la parziale condivisione.
chiarissimo e verissimo. grazie |
12-10-2006, 00.19.55 | #6 |
Ospite
Data registrazione: 11-10-2006
Messaggi: 33
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Riferimento: Racconti "forti" e silenzio
Ciao
Probabilmente è una persona molto orgogliosa e ha voluto velocizzare una confessione del suo dolore. Non preoccuparti, è l'ascolto la parte attiva del conforto.. non c'è nulla che tu possa dire per tirarlo su!!! Avrà una strada molto dura da percorrere, dicendo cosi ha fatto della sua esperienza una regola di vita non applicabile... credo neanche da lui... Anzi non dovresti prendere per buono quello che ti ha detto, in quanto era solo un grido di dolore e amarezza Se ha detto così significa che fino a prima pensava il contrario e gli faceva avere quel sorriso meraviglioso... Certo!!! Si può scegliere di non rischiare mai, e sopravivere... sprecare l'esistenza Meglio aver avuto qualcosa e perderlo, che non avere mai nulla..... Spero che c'è la faccia, anche se non lo conosco provo pena Deve essere terribile!!!!! Credo che nessuno possa essere in grado di capirlo veramente!!!! |
14-10-2006, 18.55.06 | #7 |
Ospite
Data registrazione: 02-10-2006
Messaggi: 12
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Riferimento: Racconti "forti" e silenzio
Vi ringrazio molto per le risposte, sono state tutte edificanti e mi hanno aiutato a trovare delle "soluzioni" ai miei dubbi, anche per quanto riguarda il significato del silenzio che mi metteva alquanto in difficoltà.
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