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11-10-2006, 17.16.54 | #22 |
Unidentified
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Riferimento: dal multiculturalismo al diversity
In un eccesso di generosità mi è capitato di regalare ad un porcospino di lunghi aculei un bel biglietto DI SOLO ANDATA verso un noto posto di villeggiatura frequentato da non meno noti porcospini. Risultato, porcospino e talpa soddisfatti, lui nel suo brodo lei nella sua bella e accogliente tana, senza sensi di colpa ed un preziosissimo senso di serenità...
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11-10-2006, 22.07.35 | #23 |
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Riferimento: dal multiculturalismo al diversity
due aspetti della storia sono evidenziati nell'intervento di Edali (mi vuole bene, mi perdonerà) sono:
1) se le due razze non arrivano ad una soluzione, se non c'è comunicazione fra loro, ci sarà inevitabilmente un conflitto. 2) sentirsi dire che è "ospite", quando invece "è una persona", per di più indipendente, è una cosa che le ha procurato sofferenza. A qualcun'altro è capitato di "sentirsi porcospino" cioè "diverso" ovvero di un'altra "cultura"? (titolo del thread: dal multiculturalismo al diversity) L'esclusione e/o l'emarginazione e la solitudine, possono uccidere. A prima vista può sembrare una storiella stupida, forse scritta così su un forum appare tale. In alcune culture è normale "tagliare gli aculei ai porcospini" (leggete: sopprimere una cultura diversa). Trovare delle soluzioni che vadano bene per tutti, in una convivenza forzata, non è cosa semplice, ma nemmeno impossibile, e una strada percorribile è una comunicazione multiculturale, appunto. Cosa vuol dire. Vuol dire: conoscere come vive l'altro, come comunica, gli usi e costumi.....e qualcos'altro. Sò cosa state pensando: ma come si fa a conoscere, nel senso più profondo della parola "conoscere", la moltitudine di culture diverse che esistono sul pianeta!? Mi viene in mente il nostro beneamato amico "Weyl". Lui adora le donne dell'est e più volte ha scritto che ha vissuto in quei luoghi, ne ha respirato e assimilato la cultura, ci ha vissuto mesi, ha convissuto con ragazze dell'est, e ci si trova benissimo. Lui è di origini berlinesi, da parte di madre (quindi una cultura diversa, comunicazione diretta quasi da comando e va benissimo con la comunicazione dei paesi dell'est, sto generalizzando mi raccomando che nessuno la prenda sul personale!) Weyl ha in sè una multiculturalità a dir poco eccezionale, discutibile l'utilizzo , avete presente un caleidoscopio? Quante immagini e colori diversi vediamo! Paragonatelo al vostro personale vissuto: origini, nascita, luogo di residenza, luogo di lavoro, luoghi di vacanza/studio/lavoro, quanta diversità c'è dentro ognuno di noi e quante culture assimilate nel tempo ci ritroviamo? Siamo noi un caleidoscopio? Vi racconto un aneddoto capitato ad una mia collega: Un cinese si reca nel suo ufficio per il disbrigo di una pratica e lei spiega cosa deve fare, gli chiede se comprende la nostra lingua, se è in grado di scrivere, se ha la conoscenza del come procurare i documenti che servono, Lui risponde di sì. Passata una settimana il cinese torna da lei senza aver prodotto il benchè minimo documento, nè tanto meno aver compilato l'istanza, La mia collega s'è arrabbiata non poco! Non perchè s'è dovuta mettere a compilargli la pratica o perchè ha dovuto provvedere alla ricerca dei vari documenti, ma per l'inutile perdita di tempo! Quell' istanza vrebbe potuto essere conclusa con una settimana d'anticipo! Se solo avesse saputo che nella lingua asiatica non esiste la parola "NO" lineare, diretta come nella nostra lingua. Certo poi, col tempo, imparano ad usare la parola NO, ma quel giorno non esisteva ancora nel suo vocabolario, nel vocabolario del cinese sbarcato in Italia. Non esiste perchè hanno troppo (per il ns. modo di vedere) rispetto dell'altro, usando il termine NO è offendere l'altro, non vogliono fargli fare brutte figure, vogliono preservare la sua immagine. Lui non voleva che la mia collega si sentisse servile nei suoi confronti, che perdesse l'immagine dell'autorità che in quel momento rappresentava. (non sò se l'nterpretazione sia proprio corretta, ma se qualcuno conosce il cinese e può offrirmi una visuale "rivista o corretta" è il benvenuto) E' tardi, un saluto a tutti e buonanotte |
14-10-2006, 10.00.50 | #24 | |
Ospite abituale
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Riferimento: dal multiculturalismo al diversity
Citazione:
Non può esserci convivenza. Il porcospino non abbandonerà mai i propri aculei. La talpa non potrà mai indossare una pelliccia di aculei. Mi ricordo un pensiero di De Mello più o meno diceva così: io posso lasciare che tu sia quel che sei ma devi permettermi di difendermi da te. Ovvero tu puoi essere porcospino ma io ho il diritto-dovere di difendermi da te, di proteggermi da te. Questa non è cattiveria questo è amore. La talpa non può e non deve cercare di cambiare il porcospino ma ha il diritto dovere di non lasciarsi strumentalizzare da esso. Forse un giorno il porcospino comprenderà che la talpa è più felice di lui e abbasserà i propri aculei. Essere buoni è quanto di più difficile possa esserci a questo mondo. Perchè è facile gettare le perle ai porci e restarne poi schiacciati. Senza poi dimenticare che i porci non sono colpevoli di quel che hanno fatto, l'errore sta in chi gli ha dato le perle senza consapevolezza. Ci hanno sempre ripetuto che dobbiamo essere buoni ma nessuno ci ha mai insegnato cos'è la bontà, e come si offre agli altri e a noi stessi. ciao mary |
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14-10-2006, 19.42.41 | #25 | |
Nuovo iscritto
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Riferimento: dal multiculturalismo al diversity
Citazione:
Non è una gara a chi indovina la possibile soluzione di convivenza tra due razze diverse, ma bensì la "conoscenza dell'altro" e di come percepiamo noi il "diverso". Non è un caso che la maggior parte, praticamente tutti , si sia identificata con le talpe. Il porcospino per noi è l'estraneo e rimane estraneo finchè non acquisiamo quelle informazioni utili alla comprensione ovvero alla competenza non solo pratica (il porcospino ha gli aculei, mi infastidisce, lo caccio o gli taglio gli aculei), ma anche cognitiva: il porcospino và in "letargo", le talpe costruiscono "gallerie e stanze". Nella storiella, in realtà il problema della convivenza invernale non sussite, per noi lettori non consapevoli dei vizi e virtù di talpe e porcospini ecco che prevale "l'essere talpe" l'identificarsi con le talpe, abbiamo dato per scontato che le talpe fossero state lese in un loro diritto (usurpazione della loro casa, del loro spazio e del loro cibo, della loro identità) senza conoscere il porcospino, vivere l'esperienza del porcospino: l'ospite, quello che chiede con umiltà, quello che, in ultimo, viene quasi cacciato. Vorrei chiarire: non c'è un buono o un cattivo nella storia; chi si identifica con le talpe o con il porcospino è quello che ha vissuto più intensamente una situazione da "diverso". Chiarisco anche la definizione di "diverso": tutti siamo diversi ; abbiamo vissuto, nella storiella, una situazione "differente". Vivere l'esperienza della "differenza" è alla base della conoscenza di sè. Il discorso si fa lungo e la cena si brucia buona serata a tutti |
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14-10-2006, 21.41.49 | #26 | ||||
frequentatrice habitué
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Riferimento: dal multiculturalismo al diversity
Oh, Mary!
Citazione:
Ho la vaga sensazione che stai trattando il tema solo da un unico punto di vista. Cioè stai considerando il “porco spino” come un convivente vero e proprio, molto scomodo. Citazione:
La stessa cosa la direi pure io, dopo una convivenza con un uomo che per suo carattere non provoca altro che sofferenza intorno a se. Citazione:
Citazione:
Tutti gli insegnamenti sono teorici. Lo sai pure tu. Non credo che dobbiamo capire cos’è la bontà perché in quel momento questa comprensione si insidia nel nostro intimo per darci la “consapevolezza” di essere al di sopra e di sapere di più. Però, siamo degli esseri umani alla metà dell’evoluzione(ehehe! Certi, non tutti ) Comunque, comunque comunque. Il 3d non faceva riferimento solo a questo lato. Anzi. Io mi immedesimo in porco spino per un mio “difetto di carattere”. Ho sempre la voglia di immedesimarmi in quelli che vengono sputati. E mi dico semplicemente: “Ma come se la tirano le talpe!” Nelle circostanze della vita ognuno può essere interprete del porco spino, così come ognuno può essere l’interprete della talpa. Per esempio (butto così a caso), Maxim può essere visto dalla sua consorte, se ce l’ha una, come un porco spino. Se prende atto di questo fatto, instintivamente inizia a trovare tutti i suoi preggi e tutti i deffetti della talpa. Oppure Ish. Nel mondo di lavoro, se sei abbastanza brava però vieni da fuori, non importa da dove, sarai vista da alcuni colleghi come un porco spino. I leghisti vedono tutti quelli da Bologna in giù come dei porco spini. Basta che una donna si sposa e si sposta di qualche km. (parliamo dei villaggi) la donna verrà trattata come un porco spino dalle altre donne del villaggio. Poi non parliamo di quelli che affamati attraversano i mari nei gommoni. Quelli addirittura Moccassino gli vede alla stregua di vermi. Verme va bene! Ma siamo sicuri? Tanto tempo quanto possiamo pulirci le scarpe sulla loro schiena, possiamo farli pulire la nostra ***** e loro si stanno buoni e zitti va bene, sono vermi però sono utili. Guai se qualcuno si ribellasse. Guai se qualcuno mostrasse una sicurezza di se, una competenza sul lavoro… ed eco che diventa il porco spino fastidioso con aculei e tutto l’occorente per farcelo antipatico. (Dimentichiamo che ai nostri figli insegnamo sempre ad essere sicuri di loro stessi ) Se per di più, è anche un porco spino detentore di certe perle, diventa ancora più antipatico. Mi domando come viveva ai suoi tempi Kahlil Gibran in mezzo agli americani. Pure De Mello era un porco spino cara Mary, per i gesuiti. Quindi con la parola “porco spino” si può intendere molto di più. Io insisto con la mia. Tanto tempo quanto non sei obbligato ad accogliere nella tua intimità un’altra persona estranea per la quale vederti obbligato di lavorare per procurare il cibo e tutto l’occorrente per la vita, senza che costui faccia un minimo di sforzo oppure si comporta addirittura male, la vicinanza delle persone “diverse” non credo che dovrebbe darci tanto fastidio. Magari ci si può imparare da loro certi atteggiamenti che noi non gli abbiamo mai avuti e che hanno un grande valore umano. Se poi loro cercano di insinuarsi nella nostra tana e cercano di toglierci quel “povero Cristo” appeso sul muro di una classe, il discorso cambia e gli si deve dire che sta sbagliando. Ed altro ancora. Legato alla globalizzazione. Le care talpe hanno fatto delle galerie daperttutto intorno al mondo. Sono andate a casa dei porco spini per insegnarli come costruire le dighe (lasciandoli più affamati di prima), hanno provato di trasmettere messaggi di una spiritualità teorica e togliere le loro tradizioni antiche, hanno portato le tv per farli vedere i mondi delle talpe (alla famiglia barilla) etc. Sono stanca. Il porco spino arriva a conoscere la talpa meglio di quanto lei creda. Un saluto Ultima modifica di edali : 14-10-2006 alle ore 22.40.18. |
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14-10-2006, 23.58.32 | #27 |
Ospite abituale
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Riferimento: dal multiculturalismo al diversity
Una piccola considerazione: a parte Edali che si sente porcospino, in generale leggendo la storia postata da Tammy ci si immedesima di più nel ruolo di talpa, ovvero di chi ospita.
Forse siamo condizionati dalle notizie di attualità per cui da italiani i porcospini diventano automaticamente gli extracomunitari. Eppure il ruolo talpa-porcospino è quello in generale dell'accoglienza. Una persona anziana non più autosufficente, il figlio di un'amica in difficoltà, un persona che ci chiede un po' del nostro tempo. Per quanto riguarda la mia parte talpa, lo ammetto, non riesco ad essere completamente accogliente, non riesco a non temere che gli aculei mi pungano o che la tana diventi troppo stretta per tutti. Ci sono degli elementi che toccano le corde sensibili di ognuno, forse addirittura oltre la comprensione dell'altro. Eppure ho avuto esperienze da porcospino avendo cambiato più volte non Paese, ma semplicemente regione di residenza. Strano come solo un'inflessione diversa nel parlare o non comprendere una battuta dialettale possa a volte indurre diffidenza negli altri. Insomma il porcospino da parte sua non può mai dare per scontato di sentirsi veramente a casa, se lo deve conquistare. Forse è giusto così, uno sforzo reciproco in cui il dare e l'avere diventino uno scambio. Quello che a mio parere è ingiusto dal punto di vista dell'umanità è il pregiudizio nell'appiccicare etichette, e in questo ancora una volta i ruoli sono interscambiabili. |
15-10-2006, 01.29.10 | #28 | |
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Citazione:
In quale "cultura" vi riconoscete di più e in quale non vi riconoscete nello stereotipo che altri vedono? Facciamo un esempio si dice: donna la volante pericolo all'istante (questo è uno stereotipo) nel quale una donna può non riconoscersi, in quanto appartenente al genere femminile, e sfatare tale stereotipo perchè è una specie di Schumacher al volante della propria auto. Oppure chi si riconosce nel dipendente di un ente pubblico potrebbe sfatare che non tutti i dipendenti pubbici sono dei lavativi e dei rubastipendi o chi si riconosce in una determinata religione sfatando lo stereotipo che essere musulmano è l'equivalente di estremista o per il cattolico essere considerato bigotto o addirittura per un protestante un cattolico come genero è paragonabile alla morte in casa. Fate voi. Certo che quel povero porcospino aveva intorno a sè, non le talpe, ma, in chi leggeva, un bello spessore di stereotipi: punge, puzza, ha le zecche, è invasivo, ecc.ecc. Comincio io, se non vi dispiace, (il thread è mio e ne faccio quello che voglio, tanto per essere democratici scherzo) Comincio col dirvi che personalmente, in questa storiella, mi sono sentita un porcospino, in altri contesti una talpa, ma da porcospino, oggi, non mi sento di "appartenere" a nessun gruppo, etnia, religione, genere, lavoro, e quant'altro. La parola "appartenere", per me, è sinonimo di chiusura mentale. Sì, cara Cannella, questo argomento tocca involontariamente, credetemi sulla parola, corde personalissime che vanno proprio oltre la comprensione dell'altro. Sonda quanto sia profonda in noi l'idea e l'esperienza della differenza. Come si dice in toscana? L'è tutto da rifare! |
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15-10-2006, 09.45.39 | #29 |
Ospite
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Ciao ragazzi!!!
Siete tutti concentrati sulle talpe? Certo le talpe hanno offerto cibo e riparo al porcospino.... ma hanno guadagnato un alleato fondamentale dai predatori!!!! Con i suoi aculei può scoraggiare chi vuole mangiare le talpe!!! Inoltre le talpe sono cieche e il porcospino potrebbe cercare cibo e risorse (tipo foglie, pigne o rametti per migliorare la tana).... Insomma l'unione delle loro diverse abilità li rende più forti!!!!! |
15-10-2006, 10.05.17 | #30 | |
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Citazione:
Hai perfettamente ragione è probabile che io mi sia lasciata prendere da quello che stavo provando in quel momento. Edali ha colto il mio sentire. Il porcospino in quel momento era esattamente mio marito. Lungi da me il pensiero di dividere le due creature in simboli del bene e del male. Mio marito è una persona semplicemente inconsapevole degli aculei che procurano ferite a destra e a manca. Non posso certo dire che sia cattiva. Ma quel simbolismo era troppo calzante con la mia esperienza matrimoniale e mi sono lasciata prendere la mano, chiedo venia. Ma in fondo questa esperienza estesa ad una società non cambia poi molto. Accettare, accogliere l'altro cercando di conoscere la diversità, e accettando o tollerando questa diversità è una bene, una necessità per debellare tutte le guerre. Ma questo va fatto con consapevolezza e vigilanza. Il porcospino è il porcospino (tra l'altro ha un musetto dolcissimo) chi può biasimarlo per essere quel che è. Il vero problemo non consiste nella diversità ma in quello che si fa. Ho accolto mio marito nel mio cuore e ha distrutto tutti i cristalli e le preziose porcellane che avevo. Quando incontro un extracomunitario cerco di essere più gentile rispetto ai miei cittadini, ma a volte la loro arroganza e pretesa di passare sopra le regole e la buona convivenza mi fa arretrare. I musulmani sono musulmani ma non possono gettare dalla finestra un crocifisso appeso nell'aula di una scuola. E' ovvio che tutti i porcospini e tutte le talpe non sono uguali. Preciso cosa intendevo con il mio "perle ai porci" semplicemente che dare a Tizio quel che Tizio non vuole o non comprende è pericoloso. Ti si rivolta contro. Non esistono regole sicure o formule magiche, ma solo un immenso lavoro di conoscenza e comprensione. ciao mary |
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