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25-04-2006, 01.11.34 | #23 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-09-2003
Messaggi: 611
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Citazione:
Sono d'accordo con te, l'ambiente dove si vive può diventare un modo per recuperare valori perduti. Per quanto mi riguarda quella che credevo una questione di gusto è in realtà un progetto; elementi che hanno contraddistinto un periodo felice nel quale ho avuto esempi positivi sono stati: la terra, gli animali, la musica ma soprattutto la vicinanza delle persone con le quali condividere tutto questo, e un'apertura a partire da un piccolo nucleo verso gli altri. E' difficile, come ricordavi tu, riproporre schemi che nel passato erano normali, ma ho notato che a volte basta non farsi condizionare dalle mode e mettere su una bilancia l'essenza contro la seduzione di comportamenti acquisiti, ridurre all'essenziale invece che aggiungere. -------- La settimana scorsa mio figlio più piccolo è stato invitato da un compagno di scuola a casa sua e quando sono andata a riprenderlo l'ho trovato a giocare con un gruppo di bambini in un cortile. Si trattava di un gruppo di antiche abitazioni a schiera di campagna, con una corte centrale. Non mi sarei meravigliata se avessi visto i bambini giocare ai "4 cantoni" "fornin fornaio", "11 fratelli" o alle "belle statuine".. giochi che è difficile tramandare a un bambino solo o a due. In quel caso invece avevano trovato un gattino piccolissimo e stavano prendendosi cura di lui. Dovrebbe essere possibile per tutti i bambini vivere situazioni del genere, la playstation diventerebbe un affare secondario.. |
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25-04-2006, 01.35.49 | #24 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
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Penso che tentare di ricostruire un mondo di nostalgia sia un'illusione e la nostra casa di oggi non puo' essere quella della nonna. Personalmente accetto con soddisfazione la donna moderna che divide la sua vita fra lavoro e casa, e penso che la sua casa abbia un nuovo significato di rifugio e riparo da pericoli e stress. La nonna non conoscendo questa dimensione era limitata, cosa che si rifletteva sulla sua casa.
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28-04-2006, 11.27.57 | #25 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 15-10-2005
Messaggi: 560
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Citazione:
Certo. Hai ragione. Non si può ricostruire un mondo di nostalgia, ma riscoprire i valori perduti forse sì. La donna che tu descrivi é una donna ideale, che nella realtà non sempre riesce a venire fuori. Ma quando succede, allora si realizza una grande donna. feng qi ------------------------ cannella: ..Dovrebbe essere possibile per tutti i bambini vivere situazioni del genere, la playstation diventerebbe un affare secondario.._ --------------- concordo al cento per cento! sarò ripetitiva ma quando ci sta bene ci sta bene: un abbraccio a tutti feng qi |
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30-04-2006, 22.45.26 | #26 |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
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stupendo soggetto, la casa. Delle quasi dieci che ho cambiato nella mia vita conservo un ricordo indelebile. E ritornano nei miei sogni con infinita nostalgia.
Odori, scarni arredamenti, persone care, la vita si è snodata e sembra rimasta imbrigliata fra quelle mura e continua a vivere per conto suo. Le case dei nonni, oh! come conservano ancora dentro di me una meravigliosa vita innocente e piena di sentimenti veri, profondi. Quasi che le pareti avessero immagazzinato eventi immortali. Chi entra nella mia casa ha la possibilità di vedere molto bene chi sono. Ma quel che più mi colpisce di una casa, oltre a sentirla viva se chi la abita riesce a renderla tale, è l'odore. Non tutta quella roba artificiale, ma gli odori veri. Odori che sono un miscuglio di sostanze non meglio identificabili che nell'insieme fanno l'unicità di ogni casa. Ed è quello che io amo immensamente quando torno dal lavoro. Perché dopo non lo sento più. La casa è la nostra seconda forma, è un secondo corpo che ci avvolge e ci protegge. O dovrebbe proteggerci. Ciao Mary |
12-08-2006, 10.50.33 | #27 |
Ospite abituale
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la casa che crolla
Mesi fa' ho postato questa discussione sul significato della CASA per ognuno di noi. Ora vorrei ritornare sull'argomento in modo piu' specifico e drammatico : quale profondo significato ha per noi la nostra casa distrutta e ridotta a macerie, Se e' in un certo modo la distruzione di una parte di noi stessi e del nostro passato? E quanto ne resta improntata la nostra identita' e sicurezza?
Qual'e' il significato per i bambini in confronto a persone di eta' diverse? Naturalmente questo soggetto e' per me che vivo in Israele piu' che mai attuale. |
12-08-2006, 17.52.09 | #28 | |
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Riferimento: la casa che crolla
Citazione:
Sai, leggendoti e pensando ai bambini, mi è subito venuto in mente il concetto di "resilienza".Quindi non potrei che risponderti "dipende". Ci sono molti modi per distruggere una parte di noi stessi:l'emigrazione, la guerra, la separazione dei genitori,la loro morte.Sono tutte esperienze che segnano una cesura tra un prima e un dopo.E credo che la differenza nei modi di "rimettersi in piedi" dipenda in parte dal prima e in parte dal dopo. L'esperienza della perdita della propria casa è certamente un'esperienza dura, che interrompe una continuità di crescita, una permanenza di riferimenti. Credo che nella casa si trasferiscono tutte le emozioni "primarie", alla sua presenza si lega un senso di sicurezza e protezione che viene divelto bruscamente al momento della sua perdita. In un bambino la tolleranza di questa perdita può variare in relazione alla forza del suo io, alla capacità di adattamento alla circostanza difficile sia sua che dei familiari, alla fiducia di possedere i mezzi, personali, per potervi far fronte. Se la casa è un simbolo importante, essa tuttavia rappresenta sempre un simbolo, un equivalente simbolico di ciò che risiede dentro di noi.E ciò che risiede dentro di noi è appunto lì dentro, e non fuori.Il senso della propria identità si comunica alle cose che ci circondano ma se le cose sono la delega della nostra identità c'è qualcosa che non torna.Pertanto,se è vero che il senso di identità è un fatto soprattutto personale, morto un simbolo se ne fa un altro.Non così facilmente,certo, non con tanta leggerezza. Insomma la casa è un equivalente simbolico di cose che stan dentro di noi e che possono , se essa viene meno, trasferirsi su altro. Certo io non vivo al momento l'esperienza di essere esposta così pressantemente a questo rischio come chi vive in zone di guerra e con ogni probabilità faccio un discorso parziale e teorico. ciao |
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12-08-2006, 20.36.57 | #29 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la casa che crolla
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Forse e' errato di valutare i danni per i bambini che perdono la casa senza prendere in considerazione almeno due fattori : 1] l'eta' dei bambini e l'attuale fase del loro sviluppo. 2] la reazione dei genitori : La perdita della casa influisce sulla famiglia intera e causa una crisi che la indebolisce, impedendo ai genitori di rappresentare un appoggio per i figli. Per quanto riguarda l'eta' penso che la casa abbia un significato differente per i piu' piccini che vi trovano come dici tu sicurezza e protezione, mentre i ragazzi piu' grandi si trovano generalmente in uno stadio di disimpegno verso le nuove prove che li attenderanno da adulti. Essendo la casa uno dei simboli piu' importanti non puo' limitarsi alla definizione "di qualcosa che ci circonda", e "che puo' essere sostituita da altri simboli". La casa e' una parte di noi stessi nel suo significato territoriale e come centro famigliare, ma anche come base di orientamento ed identita' sociale. E' significativo che una delle prime cose che i bambini imparano a disegnare sia la casa. |
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12-08-2006, 21.12.50 | #30 | |
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Riferimento: la casa che crolla
Citazione:
Visto che mi quoti e che ho una personale idiosincrasia per chi altera il mio pensiero, preciso quanto segue.Non dò valutazioni, piuttosto accenno alla resilienza.Ho aggiunto che quindi tutto "dipende" e tra le variabili ho introdottola "capacità di adattamento alla circostanza difficile sia sua che dei familiari, alla fiducia di possedere i mezzi, personali, per potervi far fronte.(alias la reazione dei genitori).Tutto il resto che tu scrivi è un tuo punto di vista. (Non c'entra niente, me ne rendo conto, ma quanto non mi piace chi scrive, quotando gli altri, quindi con la certezza di aver capito cosa si è letto, e lo definisce corretto o errato.E' un mio limite personale ,ma è una cosa che non sopporto. Se uno pone una domanda ma già crede di avere una risposta, che la pone a fare? Per fare una lezione?Per correggere o valutare gli altri?) |
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