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01-01-2006, 16.37.38 | #4 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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il concetto di "genere" (gender) proviene dal campo della sociologia che studia i processi di socializzazione.
La socializzazione è il processo di interazione sociale che mira ad adattare il bambino alla società in cui nasce, cioè a "creare" in lui un'identità congruente ai modelli comportamentali, normativi e valoriali, tipici della società d'appartenenza. La socializzazione è necessaria alla "riproduzione sociale", ossia alla persistenza dell'organizzazione sociale nel tempo: poichè la società è organizzata come un sistema globale di interdipendenze tra specifici ruoli sociali (ossia pattern comportamentali finalizzati all’assolvimento di uno specifica funzione sociale, ad esempio la funzione\ruolo del medico, oppure quella della casalinga eccetera), ognuno ricoperto da una persona, e poichè le persone sono mortali, per fare in modo che questo sistema di ruoli, ossia il sistema sociale, perduri all'invecchiamento e alla morte delle persone, le persone che ricoprono i diversi ruoli sociali devono essere sostituite a intervalli regolari. La socializzazione si divide, a seconda dell’età dell’individuo e dei processi implicati nella sua formazione, in primaria e secondaria. La socializzazione primaria è quella operata dalle figure genitoriali sul bambino piccolo, e mira alla formazione di competenze sociali di base, ossia all’insegnamento di regole di comportamento quotidiane (ad esempio quelle che vanno sotto il nome di “buona educazione”) e di valori. La socializzazione secondaria è assolta da istituzioni formali come la scuola, e mira all’insegnamento di specifici ruoli sociali (lo studente di medicina). La differenza di genere non è una questione biologica (non coincide col sesso maschile e femminile) ma il risultato di una socializzazione differenziata per i “nati” di sesso maschile e quelli di sesso femminile. Nella nostra società, infatti, i diversi ruoli sociali sono stati divisi in ruoli ricopribili da maschi, e ruoli ricopribili da femmine, e questo in base a molte considerazioni culturali come ad esempio la credenza che le femmine fossero “predisposte biologicamente” al lavoro di casa, e gli uomini alla guerra. Così, era impensabile che una donna facesse il generale dell’esercito, e un uomo facesse la calza. Ed effettivamente le donne facevano la calza e gli uomini i generali dell’esercito. E questo era il risultato di una socializzazione differenziata per maschi e per femmine: fin dalla prima infanzia le bambine vengono educate al loro futuro ruolo sociale, anche attraverso i giocattoli: bambole e “pupi” da curare, a cui dare il biberon, da portare in passeggino, e poi piccole cucine giocattolo eccetera, mentre per i maschietti pistole, fucili, spade, set del piccolo chimico eccetera. Il genere è l’assegnazione, tramite socializzazione, dell’appartenenza ad un ben delimitato campo di possibili ruoli sociali, campo che può essere rosa, oppure azzurro, in relazione al sesso di nascita. |
01-01-2006, 20.29.33 | #6 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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io non mi accorgo di questa proliferazione di generi, e nemmeno della loro fusione.
perchè è vero che la socializzazione secondaria e l'accesso ai vari ruoli sociali è diventata più indipendente dall'appartenenza di genere (donne medico, nell'esercito, manager eccetera), ma dopotutto, se guardiamo alla socializzazione primaria, le femminnucce restano tali con le loro bambole e i maschietti giocano agli indiani. Per unificare i generi occorrerebbe un educazione indifferenziata, e per fare ciò occorrerrebe un trasformazione radicale della cultura genitoriale, implicata dalla trasformazione di quella sociale. E non mi sembra si stia verificando, cosa dite? E a ben vedere, anche l'istruzione universitaria è ancora molto differenziata in base al genere, seppure meno di una volta: quante donne studiano ingenieria? Inoltre se è vero che molte donne si sono emancipate dal lavoro domestico, moltissime di loro che lavorano all'esterno lavorano in ambiti tradizionalmente femminili, ossia i lavori di cura, di assistenza. Perchè si arrivi all'unificazione del genere occorre una ancora distante, e profonda, rivoluzione culturale. E non so nemmeno se sia auspicabile, un'educazione indifferente al sesso. Non so che scenari potrebbe prospettare.. Ma non riesco ancora a capire a cosa ti riferisci, romolo, con la "comparsa di generi vari". |
02-01-2006, 16.21.14 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-11-2005
Messaggi: 278
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Citazione:
So che esistono studi sul post-gender. Liliana Borghi (Univ. Firenze) parla di sei sessi. Vernor Vinge (Univ. San Diego) parla di "singolarità). Sono prospettive concernenti gli umani tra una trentina d'anni, promesse di ben più sconvolgenti "rivoluzioni copernicane". Ma forse è già fin troppo impegnativo occuparsi dell'oggi, per mettersi a ragionare sul domani. |
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02-01-2006, 23.00.09 | #8 | |
Utente bannato
Data registrazione: 28-07-2005
Messaggi: 448
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Citazione:
Fra trent'anni forse io non ci sarò più, ma sono comunque curiosa. E poi mio figlio allora avrà la mia età attuale. Se ti va di riassumere in breve queste previsioni, m'interessano proprio. |
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03-01-2006, 13.48.16 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-11-2005
Messaggi: 278
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dal cyborg all'androide
Citazione:
Sullo sfondo del costruzionismo richiamato da r.rubin e del cyberfemminismo degli ultimi 10-15 anni (da Donna Haraway, Manifesto cyborg, 1995 in Italia ed. Feltrinelli) e la definizione dei generi di fatto in maschio, femmina, androgino, ambiguo, trans, cyborg, ho trovato stimolante l'intervista "Umano post umano" fatta a Vernor Vinge. Si tratta di fatto di un articolo pubblicato sul n 52 de "L'Espresso" in cui il futurologo parla di "Singolarità": un tipo di progresso tecnologico che non permette di sapere come sarà il mondo dopo il suo avvento ipotizzato entro la prima metà del secolo. Chi ha qualche informazione attendibile sul futuro della specie? |
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03-01-2006, 15.05.00 | #10 |
torna catalessi...
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
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ciao a tutti!
io mi sento in sintonia con rubin, nel senso che nemmeno io noto una proliferazione di generi. concordo sul fatto che molti aspetti delle caratteristiche femminili-maschili siano gran parte frutto di una diversa socializzazione: gran parte, non completamente. Esiste anche secondo me una diversità biologica (beh.....ovvio, ho scoperto l'acqua calda) responsabile di una meravigliosa diversità di base fra maschi e femmine. la società oggi è ancorata fortemente a una profonda differenziazione dei 2 generi: tutto ci parla di ciò che è riservato al maschile e al femminile: la televisione ci mostra tutti i giorni qual'è il concetto dominante di femminilità e mascolinità. confesso che non conosco le teorie a cui accenna romolo, sicuramente avranno elementi su cui riflettere. Mi viene in mente, a proposito di stampi sociali, la società dell'antica grecia, qualche secolo prima di Cristo, anni in cui l'omosessualità, la pederastia, la bisessualità erano considerati espressioni alte dell'amore. In questo senso si può affermare che esistevano più di 2 generi? Era una rovina della società o una ricchezza? Forse quello che sta accadendo nei nostri giorni, se qualcosa sta accadendo a livello di proliferazione di generi, non è una novità, ma è qualcosa che la storia ha già visto? saluti a proposito! messaggio per romolo: si, è vero, nell'altro 3d ti ho confuso per remolo! |