Neanche a farlo apposta è quello a cui ho pensato io quando ho fondato la mia associazione, di cui rimando alla mia presentazione...però per gli adulti.
Ritengo il povero giovane ventenne di oggi un bambino sperduto tra persone che selezionano il personale in base a quanti pezzi di carta possa presentare e non in base a genio e determinazione. Dovrebbero essere questi i criteri di sceltA:
genio
determinazione
area di predisposizione (passione)
e in base a questi subito inserire il soggetto nel mondo del lavoro perchè , se si fa ammuffire la voglia di vivere di un ventenne dentor un ateneo in cui vechci barbuti gli impongono cosa pensare, l'evoluzione del pensiero sarà sempre difficile e lenta. Bisogna dare il coraggio a questi ragazzi di sbagliare, di riconoscere il loro sbaglio (cosa per cui ci vuole una forza sovrumana ma che solo l'esperienza può dare) e a riprovare, a sbattere la tesa al muro finchè non ci si riesce ma si dovrebbe apprendere tutto questo non solo studianto ma studiando e mettendo immediatamente in pratica cià che si sà. Dopo che un laureando in medicina ha imparato a fare le iniezioni si dovrebe immediatamente spedirlo a farle e nel mentre farlo continuare a studiare. Dopo che un laureando in antropologia ha imparato le varie iconosgrafie e tradizioni si dovrebbe immediatamente spedirlo in un museo per datare gli oggetti. Nessuno studia come camminare. Ci si alza e si cade finchè non si cammina, così dovrebbe essere, l'avvocato dovrebbe imparare con l'esperienza come fare arringhe, l'apprendimento verrebbe assmilato immediatamente perchè noi esseri viventi, nessuno escluso, possediamo una memoria strutturata per assimilare sempre e solo nei casi che riteniamo di vitale importanza, cioè in situazioni di emergenza perchè la nostra sopravvivenza è messa in alto rischio. quale voglia viene di studiare dietro a un banco di un'aula universitaria zeppa di scnosciuti con un pofessore che si esercita nell'arte del monologo?
Prendete uno studente di neurologia e mettetelo un anno in un aula di neuroscienze, paragonatelo a un incapace che mai ha visto un nervo che per un anno ha lavorato tra i matti o in un centro neurologico come un centro di terapia del sonno. Scommettiamo che il secondo dopo un anno saprà molto di più di quello che lo studente, anche se avesse voluto avrebbe potuto apprendere dal suo testo?
L'esperienza in prima persona potrebbe fornire l'istruzione di anni in mesi. Ma ormai la società è accademica, così si vuole e così si autodistruggerà, con le sue presunzioni, paure e pretese.
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