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Data registrazione: 16-07-2005
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Perché la gente sente la necessità di mentire?
Un saggio di Paul Ekman
- La seduzione delle bugie (Di Renzo Editore, Roma 1999) - ci rivela luci ed ombre di questa affascinante quanto biasimata abitudine. Ho parlato di proposito di una “necessità”, di mentire, anziché di “opportunità”, perché a mio parere si tratta di un bisogno imprescindibile, a cui nessuno può sottrarsi, foss’anche per ragioni altruistiche.
Quanto all’altruismo di una bugia, ho i miei ragionevoli dubbi. Indubbiamente nella nostra scelta di mentire c’è spesso una buona dose di educazione e di sincera preoccupazione per i sentimenti altrui, ma c’è anche una comoda via di fuga alla responsabilità e ai sensi di colpa che la verità scatenerebbe. Sarei propenso a credere che le ragioni prettamente egoistiche premano di più di quelle altruistiche.
Con ciò ritengo comunque che le bugie-quando non diventano un’abitudine coercitiva e patologica siano benefiche, proprio per questa loro valenza liberatoria.
Fin dai primi anni della nostra vita, la bugia si configura come spazio della fantasia. Il bambino, infatti, prima di apprendere l’utilità pratica di una bugia, ne riconosce il piacere: la possibilità di creare, a proprio piacimento, una realtà altra che risulti più fedele ai suoi desideri e che contribuisca a mantenere lontane le angosce.
Le prime bugie sono la semplice espressione di una fantasia piacevole che, per il solo fatto di essere tale, si trasforma in una realtà allucinata. Solo più tardi subentra l’utilità secondaria della menzogna, dettata soprattutto dai sensi di colpa o dalla paura di essere puniti.
Si mente per sfuggire a una responsabilità, a un rimprovero, al biasimo altrui o per mille altre ragioni, ma essenzialmente si mente per conservare un margine di libertà, in cui ci sia consentito fare quello che desideriamo senza che ciò diventi motivo di rammarico.
Prendiamo il caso, forse più frequente, delle bugie dette in amore, e generalmente collegate a un tradimento. Colui che tradisce mente per salvaguardare, anche se ai danni altrui, la propria intimità. Se il partner istituzionale venisse a sapere della relazione extraconiugale, quello che al momento e un piacere si trasformerebbe in un inferno. Per contro anche il tradito mente a se stesso, ostinandosi a non vedere i segni inequivocabili del tradimento che – credetemi – ci sono sempre. Perché? Che piacere ne trae? Quello di poter continuare a sognare e fantasticare un’unione ancora armoniosa e funzionante. In entrambi i casi la felicità è altrove, nello spazio di una bugia. Freud sosteneva che la vita è un’esperienza troppo dolorosa per essere presa così com’è. Abbiamo dunque bisogno di inventarci degli spazi incondizionati per la fantasia, dove il principio di piacere abbia ancora una sua indiscussa superiorità. Da questo punto di vista, la bugia è lo strumento attraverso cui l’uomo riesce a vivere una realtà propria, coinciliandola però con la quotidianità delle sue responsabilità. Potremmo definirla pertanto una situazione di compromesso, il guardiano della nostra libertà e, forse, l’unico mezzo che abbiamo per renderci piacevole la vita.
Resta poi da discutere perché anche un bugiardo professionista non può fare a meno di disseminare sul proprio cammino degli indizi che potrebbero smascherarlo. Perché, se è una difesa, risulta poi così manchevole nei suoi intenti dissimulatori?
Torniamo all’esempio del tradimento. E’ evidente che colui che tradisce ha trovato altrove la soddisfazione dei propri desideri e, nel tentativo di salvaguardarli, fa di tutto per tenerli nascosti. Ma poi, a un certo punto, si crea una spaccatura inevitabile tra quello che realmente si vuole e la facciata di convenienza che si è costretti a mantenere. Il desiderio, si sa, è destabilizzante, travolgente, esclusivo. Difficilmente ammette compromessi, perché – comprensibilmente - quando si crede di aver trovato la felicità non ci si vorrebbe più limitare in alcun modo. Così, contro ogni ragionevole norme di buon senso, cominciamo a perdere colpi e lasciar tracce inconfutabili del tradimento. Semplicemente l’inconscio vuole che l’inganno sia smascherato, perché aspira alla luce del sole, al tutto o al nulla, all’incondizionato e all’assoluto.
Purtroppo però, nello scontro con la realtà, le emozioni sono sempre le prime a rimetterci.
Ultima modifica di Vaniglia : 03-08-2005 alle ore 21.02.30.
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