il senso del noi
COSA NE PENSATE????
Perché una coppia sia in crisi è sufficiente che uno dei due sia insoddisfatto e il “noi” è il soggetto del dolore e della cura. Diversamente, succede qui quello che avviene nei casi di disturbi psicosomatici: chi ha l’ulcera chiede al terapeuta di guarirla e, interpellato su come vanno le cose nella sua vita, dice che va tutto bene e che «a parte questo sono felice». Analogamente, quando incontriamo situazioni in cui uno dei due afferma che «se non fosse per lui/per lei che si lamenta, che è insoddisfatto/a, andrebbe tutto bene» oppure «non sarei qui se fosse per me», ci troviamo di fronte a potenti barriere di negazione.
Queste dichiarazioni rivelano già la rottura dell’unità relazionale e ciò avviene dove c’è incapacità di ascolto e di comprensione empatica. Si tratta del tentativo di scissione del collettivo a due da parte di chi nega il malessere, nell’estremo tentativo di salvarsi, di non mettersi in discussione, di rifiutare il dolore. L’eliminazione del “noi” è, in questo caso, già il problema. Se non si riesce a creare il contatto (il suo male è inevitabilmente il nostro male), non ha possibilità di avviare un proficuo processo di chiarificazione. Potrà proseguire solo come lavoro individuale della persona che soffre e in questo caso sarà il suo cambiamento ad avere ripercussioni sulla vita dei due. Viceversa, se il contratto di aiuto si interrompe (o in coppia o niente), l’esito è segnato. Potrà avvenire prima o poi una separazione oppure, da parte di chi soffre, la rassegnata accettazione del disagio, attraverso il sacrificio di sé, l’autosvalutazione e, a volte, il diniego del proprio punto di vista. In questo caso, se la coppia non si separa, l’alleanza resta malata e questo fatto manifesterà le sue insidie più in là nel tempo o nello spazio. Nel tempo significa che ci sarà presto un altro crollo, nello spazio vuol dire che il male si potrà manifestare in un “luogo” diverso dalla coppia. Potrà trattarsi del corpo sotto forma di malattia, oppure di un altro familiare, un figlio, per esempio, che comincerà a manifestare la sofferenza attraverso un disagio fisico o comportamentale, dando forma in tal modo al dolore negato presente nel campo relazionale dei genitori
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