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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 20-02-2005, 15.23.40   #1
Sudha
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Data registrazione: 09-01-2005
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Quelli che si tagliano

Ho scovato nella mia biblioteca di quartiere un saggio che mi ha emozionata e scossa. S'intitola " Un urlo rosso sangue", lo ha scritto Marilee Strong ed è edito da Frassinelli. Credo che sia il primo libro pubblicato in Italia dedicato alle persone (lo sono di qualsiasi età, più donne che uomini) che si automutilano.
Si tagliuzzano, si tagliano, si ustionano e nei casi estremi si spezzano le ossa. In America li chiamano "cutters". E' tutta gente che soffre molto e che inconsciamente tagliandosi vuole diminuire il proprio dolore. Nei casi più gravi queste persone hanno subìto violenze tremende.
Come mai, mi chiedo, si parla tanto ( e giustamente ) della piaga dell'anoressia e della bulimia e non si parla mai di quest'altro disagio dei nostri tempi forse più invisibile ( è facile coprirsi i tagli con maniche lunghe e pantaloni) ma altrettanto serio?
C'è qualcuno che può ampliare il mio discorso con testimonianze, soluzioni possibili, consigli per dove rivolgersi. Se c'è qualche "cutter" nel Forum sappia che ha tutta la mia solidarietà ma più che aver portato il tema qui non posso fare, purtroppo. Se c'è qualcuno che può svegliare i media ad affrontare l'argomento in grande sarebbe una bella cosa.
Sudha is offline  
Vecchio 20-02-2005, 23.58.38   #2
iris_1
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Data registrazione: 09-06-2004
Messaggi: 493
Re: Quelli che si tagliano

Citazione:
Messaggio originale inviato da Sudha
(...)Come mai, mi chiedo, si parla tanto ( e giustamente ) della piaga dell'anoressia e della bulimia e non si parla mai di quest'altro disagio dei nostri tempi forse più invisibile ( è facile coprirsi i tagli con maniche lunghe e pantaloni) ma altrettanto serio?
C'è qualcuno che può ampliare il mio discorso con testimonianze, soluzioni possibili, consigli per dove rivolgersi. Se c'è qualche "cutter" nel Forum sappia che ha tutta la mia solidarietà ma più che aver portato il tema qui non posso fare, purtroppo. Se c'è qualcuno che può svegliare i media ad affrontare l'argomento in grande sarebbe una bella cosa.

Ciao Sudha,
il tuo post mi ha fatto venire in mente un film che ho visto qualche giorno fa. La protagonista era una ragazza che portava sempre con sé un cofanetto con un bisturi, garze, disinfettante e cerotti... ogni volta che accadeva qualcosa che la turbava lei non esternava i propri sentimenti, ma si rinchuideva dove nessuno la poteva vedere e si infliggeva un taglietto che subito medicava e ricopriva con un cerotto... cosa rappresentavano questi tagli? Il dolore che lei provava dentro di sé e che non era in grado di comunicare, attraverso questi tagli, trovava la via per lasciare il corpo... attraverso il sangue "sgorgava" il dolore!

Personalmente, per quanto concerne il mio lavoro, ho conosciuto molte persone che si automutilavano. Si tratta di un problema frequente e che naturalmente riconduce a delle turbe psicologiche (escludendo naturalmente i fenomeni di moda)...

Freud stesso per esempio attribuisce al suicidio e alle automutilazioni una manifestazione della pulsione di morte.

Esiste anche una malattia (sindrome di Lesch-Nyhan ) caratterizzata dalla carenza di un particolare enzima che nei casi più gravi si manifesta con automutilazioni.

L'argomento è vasto e comprende molte aree, da quella culturale a quella psicologica e psichiatrica, da quella medica a quella antropologica. Bisogna prima di tutto capire a quale genere di automutilazioni ci riferiamo.
Cmq riguardo alla tua richiesta sui luoghi nei quali ci possiamo recare per chiedere aiuto, credo che la soluzione migliore sia quella di riferirsi direttamente a strutture ospedaliere adeguate, ovvero ai centri di salute mentale (CSM) che operano sul territorio per esempio, il numero di telefono e l'indirizzo sono facilissimi da reperire perché si trovano anche sull'elenco telefonico che ognuno di noi ha in casa.
Spero di esserti stata un pochino di aiuto
iris_1 is offline  
Vecchio 23-02-2005, 18.03.30   #3
Sudha
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Ti ringrazio delle tue informazioni. Qualcuno afflitto da questo grande problema se legge qui potrà ricavarne qualcosa di concreto.
Ma ti chiedo, dato che sei l'unica ad avermi risposto, secondo te perché i media non ne parlano ampiamente se anche tu ammetti che il problema estiste , eccome!
Sudha is offline  
Vecchio 23-02-2005, 19.42.17   #4
iris_1
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Messaggi: 493
Ammetto che non so dare una spiegazione certa alla tua domanda, i motivi possono essere molteplici.
I media in realtà ne hanno parlato, ma hanno trattato questo argomento, per quanto posso aver visto e sentito, solo dal punto di vista delle tendenze, della moda e dal punto di vista culturale.
Come saprai, la pratica di "marchiare" in modo indelebile la pelle è molto antica e radicata ancora oggi nella cultura di molte tribù africane e asiatiche. Ad oggi, queste tradizioni hanno raggiunto anche l'occidente trasformando la tradizione stessa in moda.
Qualche hanno fa è approdata in occidente un'ulteriore "pratica" per produrre segni indelebili sulla pelle: la scarnificazione, che viene effettuata tramite tre differenti tecniche, tra cui l'incisione.
I media hanno trattato proprio questo fenomeno.
A questo punto mi viene da pensare che i media in realtà trattano solo gli argomenti che fanno audience e evidentemente il fenomeno dell'automutilazione patologica non interessa a molti.
iris_1 is offline  
Vecchio 24-02-2005, 14.15.58   #5
Sudha
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Penso che tu abbia proprio ragione.
Sudha is offline  
Vecchio 03-03-2005, 17.03.29   #6
Naima
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Tagliarsi è sì un modo per far sgorgare il dolore, farlo uscire dal proprio corpo tramite la ferita, ma a volte può anche essere un modo per sentirsi vivi. A volte c'è chi si sente talmente morto dentro, che l'unico modo per rendersi conto che si è vivi è provare dolore.
Naima is offline  
Vecchio 03-03-2005, 22.51.44   #7
zorba
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Messaggi: 16
HO conosciuto una ragazza che mi mostrò un braccio dove si affliggeva volontariamente delle ferite tramite delle lamette,ma che non interveniva tramite pronto soccorso,ma bensì si curava da se'...
Rimasi alquanto sconcertata e da allora ho iniziato ad aprire la mente alle sofferenze altrui,dalle più semplici alle sconvolgenti.
Che vadano da uno squilibrio psicologico a un disturbo dell'umore o addirittura causate da mancanza di affetto.
Ecco perchè oltre a specifici casi di malattie ho imparato ad andare oltre l'apparenza e cercare di fare il mio possibile per aiutare e sostenere queste persone nelle loro difficoltà...

che tristezza sapere di tutto questo male esistente

solidarietà per queste persone....

zorba
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