Ambiente-utero
Se vi siete domandati cos’è l’insicurezza, o la paura di confrontarsi col mondo, ecco un tentativo di risposta.
AMBIENTE-UTERO
L'uomo tende, inconsciamente a cercare nel mondo l'utero che l'ha protetto: l'utero è il primo di contesti sensoriali via via più comprensivi il sociale.
Poco frequentate situazioni generano la risposta adattativa, atta ad evitare rifiuti. In questo modo l'identità è integrata anche da particelle comportamentali temporanee, variabili al variare delle situazioni stesse.
Il complesso della sensorialità è vissuto come un involucro relazionale o ambiente-utero: la pelle, la famiglia, la casa, il lavoro, la città, la nazione, il mondo, via via con minore grado di protezione. E' una sorta di matrioska percettiva. Diminuendo il grado di protezione aumenta la necessità di applicazione di particelle comportamentali adattative che è via via più difficoltosa a motivo della minore conoscenza riguardo la accettabilità delle particelle comportamentali stesse.
Qualora i contesti più prossimi, sicuramente sperimentati, sono malati e rimandano approvazioni e rifiuti laddove sono "degni" rifiuti e approvazioni, l'identità troverà migliore integrazione in contesti più esterni. Qui l'ideologia si propone: propaganda un'identità coerente con un senso comune più o meno "corretto" a cui le particelle comportamentali adattative possono aderire e consolidarsi. Quindi contesti sociali più ampi possono agire in modo correttivo verso quelli più interni.
Può darsi il caso opposto in cui contesti più frequentati siano sani e l'ideologia proponga identità malata. Il passaggio al sociale comporta la distorsione dell'attitudine originaria e la costrizione a modelli alieni che, finché non si è realizzato un rimodellamento dell'identità, dà luogo a pesanti rifiuti-rimozioni; quindi il passaggio al sociale, in questo caso, non risulta conveniente e ci sarà il tentativo di permanere in contesti più interni e prossimi all'ambiente uterino; ciò si scontra con lo sviluppo dell'individuo che vuole una dialettizzazione ed un confronto col mondo; in qualche caso "sani" che si sono confrontati col sociale malato senza aderirvi, sviluppano antagonismo verso questo e tentano di sovvertire questo ordine-disordine e realizzare la correzione del sistema dall'interno verso l'esterno, imponendo ad esso le proprie particelle comportamentali sane.
Ci può essere coerenza in negativo o in positivo tra gli involucri relazionali interni e quelli esterni; le due situazioni sono stabili e costruiscono un senso comune, rispettivamente distorcente il portato genetico, coerente con il portato genetico.
Il passaggio a contesti sociali più ampi e meno protettivi è caratteristico della fase evolutiva ed è fonte di arricchimento sociale. Il sano non ha problemi ad effettuarlo; al "deviante", invece, questo è precluso, a tutela della collettività; ciò comporta a questi cronicizzazione della sua condizione, in quanto rimane costretto in un utero interno che gli rimanda continuamente il brodo di coltura della sua "devianza", cioè la medesima risposta alle medesime particelle comportamentali.
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