Ospite
Data registrazione: 23-09-2004
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la psico-logica
Freud è troppo complicato?
Ecco un modello alternativo di interpretazione delle dinamiche psichiche.
IDENTITA’ E COMPORTAMENTO DEVIANTE
L'individuo è immerso nel proprio sé in una sorta di trance esistenziale.
L'identità non è definibile appieno con termini o concetti perché sfugge a razionalizzazione, come accade, ad esempio, per un colore; è quindi necessario adoperare categorie "fittizie", ma utili a descrivere fenomeni psichici ed a derivarne una conclusione prossima alla realtà: la particella comportamentale e l'attitudine possono essere alcune di queste.
Particella comportamentale, piuttosto che le grandi linee del comportamento quotidiano (che potremmo definire come particelle comportamentali organicamente aggregate), è qualsiasi fenomeno dell'"agire". Le combinazioni di ogni particella comportamentale con tutte le altre integrano l'"identità".
La devianza come "incongruità" o "incoerenza" col "senso comune": definirla patologia, in realtà, è puramente una convenzione.
Il modello che più si adegua all'interpretazione della genesi della devianza è il meccanismo approvazione-integrazione, rifiuto-rimozione. Il primo termine è "critico", il secondo è semplicemente conseguente.
L'individuo "deviante" è stato oggetto di approvazione e rifiuto per particelle comportamentali "degne", al contrario, di rifiuto e approvazione. Ciò che è integrato e rimosso nell'individuo oggetto di tale dinamica lo rende, appunto,"deviante" o malato psichico.
L'attitudine è l'insieme originario delle particelle comportamentali.
Se essa subisce eccessivi rifiuti e poche approvazioni l'identità sarà modificata e sarà più debole. A volte c'è attitudine alla "devianza", in modo più o meno marcato; si deve in questi casi, anzitutto rilevare prima possibile questa caratteristica, e, quindi, procedere nel percorso educativo o terapeutico, ad un'accentuazione del momento gratificante, per le caratteristiche comportamentali "degne", e all'opposto, del momento rifiutante per le altre. Si tratta di un percorso particolarmente delicato, in quanto si rischia di svuotare in parte o del tutto l'identità del soggetto.
Sono da intendersi "degne" particelle comportamentali coerenti con il "senso comune" ma, talvolta, all'opposto, coerenti con dati attitudinali "devianti" e, in un'ottica ampia, evolutivi il "senso comune", nella prospettiva di un'umanità più "degna", appunto (l' umanità ha bisogno dei "diversi").
Si tratta qui della traducibilità del modello freudiano nel modello psico-logico.
E' riassunto, di seguito, il modello freudiano nelle sue tre principali categorie:
es: struttura istintuale composta dalla libido, la cui azione ha una chiave d'interpretazione meccanica o mitica;
io: struttura di riconoscimento del "sé", determinante l'agire e mediatrice tra le spinte dell'es e del super-io;
super-io: struttura sovraordinata all'io risultante dai modelli comportamentali "subiti".
La dialettica profonda di questi elementi determina l'identità.
La libido dell'es è l'energia che sottende, dialettizzata con io e super-io, il dato esteriore, l'apparenza constatabile: la particella comportamentale.
L'io è il motore delle integrazioni e delle rimozioni, e media tra attitudine (struttura di "evoluzione" psichica o identità potenziale) e diktat del super-io (portato, più o meno in conflitto con l'attitudine, di approvazioni e rifiuti nella fase infantile).
Si nota, da ciò, una compatibilità ed una parziale traducibilità reciproca dei due modelli di descrizione delle meccaniche psichiche.
E' chiaro, però, che la psico-logica attiene all'"agire", la analisi freudiana al "sentire"; ma sono, in definitiva, due facce della stessa medaglia.
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