Citazione:
Originalmente inviato da plexiglas
Da quello che si dice la correlazione più comune agli attacchi di panico è la percezione di inadeguatezza del soggetto, il suo non sentirsi all'altezza nei confronti di persone e circostanze. La dipendenza mentale del voler sentirsi al centro e di voler conquistare un ruolo combattuto, che probabilmente non è alla portata. Il soggetto spesso si colpevolizza delle sue "mancanze" a tal punto di sentirsi inerme nel conflitto con se stesso, e l'attacco di panico è lo stato fisico che rappresenta il voler evadere dalla situazione, l'ultima risorsa, una somatizzazione protesa al brutale superamento del problema. E' così? Sicuramente c'è molto altro da dire sulla faccenda.
Comunque sia da quello che ho capito l'autocolpevolizzazione nel soggetto che ha o ha avuto attacchi di panico in molti casi è alla base del fenomeno. La presenza di disagio psichico dovuto a colpe auto inflitte (o no) nella cultura attuale è piuttosto comune ed è diventata una nevrosi.
La domanda è: siamo una società meno in grado di assumere la colpa?
Ritengo nocivo l'attribuirsi colpe inutili e pesanti, o il colpevolizzarsi in maniera sbagliata, ma penso sia anche nocivo eliminare la colpa dalla vita. La colpa è utile, non ci fa dimenticare dove abbiamo sbagliato, ammettere e saper vedere le proprie colpe è ciò che dovrebbe fare una persona matura, al contrario di un bambino che come si dice non ha colpe, perché la sua condotta è ancora determinata e dipendente dal genitore.
Se l'attacco di panico è tra i disagi psichici più comuni oggi, un soggetto che ne ha avuti come reagisce di fronte a una colpa reale? E' più o è meno in grado di vedere le proprie colpe?
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Personalmente sono un tipo soggetto ad attacchi di panico anche se non gravissimi. Non al punto di stramazzare a terra per intenderci, ma a livello di andare in forte confusione mentale mostrandone i conseguenti sintomi anche somatici. Posso dirti che l'unico vero rimedio efficace che ho trovato è quello di dissociarmi mentalmente dalla situazione, come una sorte di autoipnosi, fare assorbire alla propria attenzione altre cose, impegnarla in modo che non possa prestare attenzione o che possa prestarne solo poca alla situazione problematica.
Le tue osservazioni sono giuste e le condivido, ma in determinati stati la mente non distingue fra ciò che è reale e ciò che è frutto di immaginazione, soprattutto se l'immaginazione le fornisce qualcosa che per un qualche motivo trova irresistibile, impossibile da rifiutare, una vera ossessione.
È senz'altro vero che un certo atteggiamento mentale di disistima dovuto a fattori culturali è l'humus su cui crescono gli attacchi di panico, ed è senz'altro giusto lavorarci sopra. Ma di fronte alla manifestazione sintomatica l'unica cosa da fare è dissociare la mente. Sul come fare per dissociare la mentre si tratta di entrare in un leggero stato di trance ipnotica utilizzando tecniche di autoipnosi su cui esiste ampia letteratura.
Che la società infligga il senso di colpa è relazionabile al fatto che il senso di colpa è forse il più potente strumento di controllo mentale. Lo sanno bene i pubblicitari che ti fanno sentire in colpa se non compri quello che vogliono.