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26-08-2015, 23.19.26 | #13 |
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Riferimento: Perchè spariscono gli elastici?
Quarta seduta G - … l’ultima volta concludevo dicendo che in fondo gli elastici siamo noi… noi siamo i nostri interessi… così mi sembra arrivato il momento, per spiegare tale affermazione, di rispondere alla domanda in sospeso della seconda seduta… Dr - ... quando, per te, gli elastici non son più stati solo elastici..? G – sì, giusto quelle parole. La storia parte da lontano, dalla mia passione per il colore puro e vivo dei fiori, particolarmente quando sono in gran numero nei campi e in prevalenza di un’unica specie. Tale interesse mi ha condotto a visitare con continuità le più grandi estensioni di lavanda (coltivata) in Provenza. Trascorrevo molto tempo nei campi, filmando la mia pianta preferita sotto tutte le angolazioni e con ogni tipo di luce. Per ricordo e per farne dei video… fatto sta che mi son accorto di qualcosa di particolare riguardo il suo colore… qui ci sarebbe troppo da dire, semplificando diciamo che una certa tonalità di quel colore, che si manifesta in particolari situazioni, esercita su di me un’attrazione irresistibile. Adoro quel colore, il colore del cielo di notte senza luna, come l’hanno definito… l’indaco, dei sette colori dell’iride indubbiamente il meno conosciuto. Credimi se ti dico che per me è molto più di un colore… Dr – ben più di una forte risonanza..? G – molto di più… chi mi conosce sa della mia passione per tale colore, tanto che il senso e la direzione della mia vita ne son legati… ma arriviamo al dunque, una sera mi trovavo con la mia compagna, una sua amica e la sua bambina di tre anni. Una bambina non comune, per intelligenza e maturità… oltre che per certe evenienze che son accadute… credo che puoi intuire. Beh, dopo aver dato fondo alla mia creatività per farla giocare (lasciando così libere le due donne di aver tempo per conversare) mi ritrovo in mano… Dr - … il barattolino degli elastici… G – sei proprio in gamba, Andrea… e così nella stanza dov’eravamo tutti quattro accade questo… G - … adesso facciamo un gioco… prendiamo un elastico per la mamma… di che colore? Bimba - … blu… G – per la mia signora… Bimba - … verde… G - … per te..? Bimba - … rosso…. G – e per me quale colore..? Bimba – (pronunciandolo marcatamente) … indaco! G – sono rimasto senza parole, mai mi sarei aspettato che una bimba di tre anni potesse conoscere il nome di quel colore (ho chiesto alla madre dei giochi alla materna e se mai avesse pronunciato la parola indaco… mai, infatti…) e soprattutto associarlo alla mia persona... con tale autorità. Come son rimasto di sasso io lo son state le due donne… (per inciso, non c’era nessun elastico indaco nel barattolino, solo semplice blu). L’unica spiegazione valida… Dr - … è che la bimba abbia potuto accedere all’informazione per altre vie… G – già… e oggi a distanza di tre anni dall’episodio ne parlo con te (provando ancora i brividi di quel momento…) e mentre lo faccio mi pare che quell’elastico abbia concluso il percorso sulla superficie topologica della mia sfera d’universo e si sia ridotto a un punto, questo, nel quale ne parliamo… che dici? Dr - … sai, in quel forum che visito è spuntato Poincaré e la sua congettura… l’esempio dell’elastico è quello più usato (http://www.matematita.it/realizzazio.../poincare.html) e proprio in questi giorni Hawking sta presentando la sua nuova teoria sui buchi neri… beh, te la riporto e dopo ne parliamo : … ha quindi detto di aver scoperto un meccanismo «attraverso il quale le informazioni riescono a trovare una uscita dal buco nero». Nella conferenza a Stoccolma lo scienziato ha focalizzato la sua attenzione su quello che è conosciuto con il nome di paradosso delle informazioni del buco nero. Secondo le teorie esposte dallo stesso Hawking in passato, i buchi neri emettono delle radiazioni che farebbero perdere energia al buco stesso fino a farlo scomparire. Il paradosso allora è: cosa resta della materia all’interno del buco nero? Sparisce a sua volta? I fisici credono che queste informazioni non siano davvero perse per sempre. Lo scienziato ha così proposto una possibile soluzione: «Io credo che le particelle che entrano in un buco nero, lasciano traccia delle loro informazioni . Quando con il fenomeno della radiazione le particelle escono fuori nuovamente, portano fuori le informazioni, conservandole». L’uscita in un altro universo Hawking sostiene che le informazioni che entrano nei buchi neri possono trasformarsi in due modi: o in una sorta di ologrammi sul ciglio del buco nero, oppure trovano una via d’uscita verso un universo alternativo. «Il buco nero avrebbe bisogno di ingrandirsi e così facendo, ruotando, si scava un passaggio in un altro universo. Ma non si può più tornare al proprio universo - ha concluso Hawking - Il senso di questa conferenza è che i buchi neri non sono così neri come li abbiamo pensati fino ad oggi. Non sono quelle eterne prigioni. Qualcosa può uscirne, magari sbucando in un altro universo». http://www.corriere.it/scienze/15_ag...f87abc66.shtml G – interessante… l’inconscio potrebbe raffigurarsi come un buco nero e le informazioni che stazionano sul ciglio del buco nero… paiono tanto le memorie che vanno e vengono alla coscienza… Dr – a fantasia non sei male… l’informazione sul colore dell’elastico deve pur provenire da qualche parte… la tua è anch’essa una suggestiva congettura, sfortunatamente senza alcuna formalizzazione matematica… ma quella, al momento, non si occupa della mente… ti pare che ci stiamo perdendo… tipo il tuo caos organizzato? G – oh no, i conti si fanno alla fine… intanto mettiamo un po’ d’ordine? Dr - giusto… punto primo, qualcosa sta parlando con te attraverso gli elastici e quel che rappresentano… G - … qualcosa… cosa? Dr – qualsiasi cosa, o anche la parte inconscia di te cui hai accesso… punto secondo, c’è un motivo per tutto questo… e, se siamo fortunati, una conclusione… ma… G - … ma..? Dr – non è nelle nostre mani, o almeno non sono sufficienti… servono altre informazioni… e magari provare a far qualche tentativo… G – di che genere..? Dr - … appunto, punto terzo… gli elastici siamo noi, i nostri interessi… cosa ti interessa? G - … diverse cose… scrivere ad esempio, e condividere le mie riflessioni… Dr - … quel forum… parrebbe il luogo giusto… G – parrebbe… ma..? Dr - … c’è poca partecipazione, come per tante cose… G - … già, specchio dei tempi… come dice qualcuno… non cercare che le cose che accadono, accadano come vuoi tu, cerca invece di volere che accadano come accadono… beh, alla prossima… Dr - … alla prossima, buonanotte… |
02-01-2016, 21.18.38 | #14 |
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Riferimento: Perchè spariscono gli elastici?
quinta seduta G - … eccoci qui, son passati quattro mesi… Dr – già… periodo di riflessione? G – anche… e in aggiunta problemi di varia natura… tuttavia rispetto a quanto accade nel mondo son fortunato, solo per il fatto d’esserci e dialogare con te. Dr – concordo, nelle difficoltà si apprezzano maggiormente le piccole cose a cui normalmente non prestavamo attenzione. G – una persona disse di provar ogni volta una sensazione impagabile nell’andar a letto per dormire… chiudere gli occhi e distendere il corpo, abbandonandosi, protetto e riscaldato dalle coperte… Dr – purtroppo … siamo organizzati in un modo tale che possiamo godere con intensità solo del contrasto, e molto poco di ciò che è stabile… scrisse Sigmund Freud nel 1929, argomento interessante… che ci riporta indirettamente ai nostri elastici, all’anomalo decremento della loro “popolazione”… G – infatti, fosse rimasta stabile, la loro rassicurante presenza al momento del bisogno sarebbe stata come la coperta di quel letto. Giorni fa dopo aver ascoltato una poesia di Borges splendidamente recitata (https://www.youtube.com/watch?v=eg7MMxBES0g) m’è venuto da considerare che gli elastici, oltre a rappresentare i nostri interessi, possono farlo per ogni cosa in relazione all’uomo. Tutto quello con cui entriamo in contatto che lascia una traccia in noi, ci piaccia o meno… e chissà se, per quanto infinitesimamente, vi sia una sorta di feedback sulla cosa stessa… sul fenomeno… un’interazione… anche se diviene riscontrabile solo per quelle forti, come nel nucleo atomico. Ad esempio leggi una notizia in internet e posti un commento… che rimarrà sempre collegato a quella notizia… mentre per la quasi totalità di quelle deboli… un uccello che ti vola sopra la testa, un amico che ti pensa… D – realisticamente si può dire che non siano “misurabili” e sostanzialmente non influenti… pur se vien detto del collegamento tra il battito d’ali d’una farfalla in Amazzonia e la tempesta all’altro capo del mondo… il numero delle interazioni “deboli” è così enorme da non esser quasi pensabile… un dieci alla… mille, un milione di miliardi, tanto per dire… G – … per ogni attimo d’esistenza… e riferendole non solo all’uomo ma ad ogni oggetto ed evento nell’universo… D - … in ultima si arriva a Dio… è di questo che vuoi parlare? G – no… l’Ultima Spiegazione è un pensiero troppo complesso con cui aver a che fare… sto cercando solo una risposta sugli elastici e spero non sia così lontana dalle mie capacità di figurarmela… D – e allora perché tirar in ballo l’immensa complessità dell’esistenza? G - dici bene, non sembrerebbe il caso ma… è come per i gatti di Venezia… D - … oh bella, che c’entrano i gatti? G – praticamente non ci sono... D – non ci sono i gatti? A Venezia, intendi..? G – infatti… dei quindicimila gatti presenti nella Serenissima sino a vent’anni fa dicono ne siano rimasti un centinaio… i “randagi” (anche se il gatto è un animale territoriale con i suoi luoghi di riferimento) li hanno rastrellati tutti, sterilizzati e confinati in una struttura su un’isoletta… per il loro bene ovviamente e per motivi igienici… vien da ridere, i canali della città son fogne a cielo aperto dove sguazzano pantegane (topi) dalle dimensioni ragguardevoli, che si son ritrovate senza il principale antagonista. Si vocifera anche di correlazioni col crescente numero di ristoranti cinesi… fatto sta che chi ne abbia di domestici fa bene a sorvegliarli… D – non lo sapevo… e allora? G - e allora tu vai a Venezia, incantevole ed unica… unica anche per la mancanza delle piccole tigri (una storiella dice che i gatti vennero creati per permettere all’uomo d’accarezzar una piccola tigre…) di cui puoi non accorgerti… sino al momento che per qualche motivo ne prendi coscienza. L’interrelazione, in negativo stante in questo caso l’assenza del soggetto, esercita un effetto che alcune volte conduce alla risposta… i gatti non ci sono perché li han tolti, per non veder come per migliaia d’anni han visto che dispongono d’un apparato digestivo e riproduttivo… D - … analogamente per gli elastici… il loro decremento, tutto sommato un’interazione “debole”, quando supera un “valore di soglia” arriva alla coscienza, la tua almeno… G – già… l’interazione debole è l’infinito mare dal quale emergono come isolette quelle forti… è la debole ma continua forza di quell’acqua che ne modella i contorni… quando per qualche motivo non diventi burrasca capace di intervenire drasticamente sui suoi confini… D – facciamo il punto… dopo esserti accorto dell’anomalo depauperamento della tua riserva d’elastici (tra l’altro son venuto a conoscenza che altre persone rilevano ugual fenomeno) mi hai contattato per iniziare un percorso e confrontarti, come mi hai chiesto ed ho accettato, più con un amico che un terapeuta. Non avessimo instaurato un rapporto d’amicizia ti avrei senz’altro congedato, visto che al momento in te non ho ravvisato nulla che rientri nei miei ambiti professionali, al più la marcata sensibilità di un individuo un po’ eccentrico. Ma sfortunatamente per te e l’inverso per me… qualcosa ti fa ritener utile continuare a spender il tuo denaro frequentandomi. G – già… qualcosa mi lega a te… ricordi, le due signore al bar sotto il tuo studio..? D – quelle che han dimenticato gli elastici? Come potrei scordar l’episodio… a mia volta ho scoperto quanto usassi gli elastici… ti ho raccontato di quella lettera, un amore passato e mai scordato, ah … l’elastico rosso l’ho proprio gradito… riguardo alle due signore..? G - … non son tornate, per due elastici non ne valeva la pena, se mai si son avvedute d’averli scordati… D - … e quindi? G - … un’interazione debole, nel mare delle interazioni deboli. Ma quello che è debole per uno… D - … potrebbe non esserlo per un altro… abbiamo un elastico in più a testa adesso… G – già… per noi è diventata un’interazione forte… D - … molto forte, per me… ho ritrovato l’indirizzo ed ho risposto… un chiarimento e un cordiale saluto… il tempo è galantuomo e smussa le spigolosità di comportamenti passati… G – ne son contento, alfine il cerino s’è spento senza bruciarti. D – nell’ultimo incontro ipotizzavo che qualcosa stesse parlando con te attraverso gli elastici… ti sei chiesto cosa potrebbe essere? G – … beh, suppongo qualcosa che ho lasciato in sospeso… come la lettera che hai finalmente scritto, ti pare? D – sì, plausibile… e dicevo altresì di provar a far dei tentativi riferiti agli interessi che quegli elastici possono rappresentare per te… avevi detto che ti piace scriver e condividere le tue riflessioni, per cui ti indicavo un luogo virtuale - un forum – dove farlo… potrebbe venirne fuori qualcosa… G - ho il dubbio se tali siano luoghi solo per interazioni deboli, che non disprezzo affatto, tutt’altro, come mi auguro tu abbia compreso. Nel domandarmi se mai potrebbero sortirne di forti mi ricollego all’inizio della nostra discussione… ogni cosa con cui si entra in contatto, coscientemente o meno, lascia una traccia… tu porti con te la traccia di quanto insieme andiamo affrontando, sia che frequenti o solo leggi in quel forum… Comunque i tentativi, sorta d’esperimenti, mi affascinano… chissà che non ci venga qualche idea… beh, è finita l’ora… a proposito, buon anno. D – buon anno anche a te… e al mondo, che ne ha davvero bisogno… |
12-02-2016, 22.48.28 | #15 |
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Riferimento: Perchè spariscono gli elastici?
Barista - buongiorno Andrea.
Andrea – buongiorno… come andiamo? Barista - … diciamo che riusciamo a sopravvivere… la gente spende sempre meno e occorre far delle economie… macchiato? Andrea – sì, grazie… mi sento un po’ in colpa, non frequento questo bar come un tempo… Barista – vede, se un’attività come questo bar sta in piedi da sola allora val la pena di qualche sacrificio… non sarà un cliente più o meno assiduo che farà la differenza… quella che invece han fatto le nostre chiacchierate, così che la considero quasi un amico… Andrea - … un amico di passaggio… si può dir che sia tale? Barista – sì, se il passaggio ha lasciato un segno… sa, c’è stato un altro passaggio… che la riguarda… Andrea – che mi riguarda? Barista – infatti… è una storia un po’ strana… se ha un po’ di tempo gliela racconto, ci sediamo… presso quel tavolo? Andrea – certamente… adoro le storie, le narrazioni… Barista – questo l’avevo capito… beh, comincio… era il pomeriggio del 18 giugno dell’anno scorso e a questo stesso tavolo sedette un uomo di una sessantina d’anni. Ordinò caffe e croissant e rivolto all’entrata osservava i clienti, senza darlo a vedere… a loro, perché a me, a mia volta avvezzo all’osservazione discreta non sfuggì il suo interesse… pareva quasi cercasse d’individuare qualcuno. Ricordavo d’averlo già visto di tanto in tanto, prendere un caffè sempre al banco… quella era la prima volta che si sedeva. Si complimentò per il caffè e l’ambiente… e proprio in quel momento entrò lei, Andrea… suscitando un riservato interesse del cliente… che smise di guardar ad altri avventori e, dopo avermi congedato, prese a scriver qualcosa su un notes… Andrea - … ah… chissà se mi conosceva… non ricordo la circostanza, pure la memoria non mi difetta… mi avrà scambiato con qualcuno di somigliante… Barista - … eh no… glielo posso anticipare, conoscendo il prosieguo degli avvenimenti… cercava proprio lei… tornò altre quattro volte e sedette sempre allo stesso tavolo… e alla terza mi resi conto di... coincidenze quasi impossibili… come diceva lei, sincronicità, ricorda? Andrea - … sì, ne parlammo… mi accadono e in qualche circostanza mi pare d’averle provocate… l’interesse è una forza in atto, le dissi… quali erano, nell’occasione? Barista – … beh, tutte le cinque volte che quell’uomo si sedette… dopo un po’ arrivava lei, Andrea… Andrea - … ah… mai una volta che l’apparente regola venisse disattesa? Barista - … no… venne cinque volte… il tavolo fatalità era sempre libero e dopo poco compariva lei… Andrea – che strano… non ho mai avuto nessuna sensazione… Barista - confermo, infatti dalla terza volta presi ad osservare anche lei, Andrea, che non prestò mai attenzione all’avventore seduto, il tempo del suo caffè e sortiva… ma coglievo il colpo d’occhio del mio cliente al suo uscire… oggi mi piace immaginare che l’accompagnasse con un silente saluto… Andrea – dice che non è più tornato? Barista - … no, e presumo che non tornerà più… Andrea – interessante… una serie di coincidenze che riguardano più lei che me… non ci son collegamenti tra me e quell’uomo… Barista - … prima non c’erano… ha lasciato qualcosa per lei… Andrea – qualcosa per me? Barista – infatti… il notes su cui scriveva… mi ha pregato di darglielo quando ne avessi avuto occasione… Andrea – darlo a me..? Barista – così mi ha chiesto e così farò… dopo aver completato la storia… però le chiedo di tornare un’altra volta, ora devo riprendere a lavorare… Andrea – certo che mi ha ben incuriosito la faccenda… mi scusi del tempo che involontariamente le ho sottratto al lavoro… Barista – oh no… questo è tempo guadagnato, non perso… ma quello che perdo mi serve per avere del tempo da guadagnare… Andrea - …. eh già, buon lavoro… ritornerò, arrivederci… Barista – arrivederci. |