Ciao irene, rispondo solo a te perché non ho tempo di leggere tutti gli altri. Dove percepisci nel corpo questo senso di 'essere usata', di 'essere oggetto' di sfruttamento? Ti sei chiesta prima se l'altro vuole davvero quello che dai, che magari vedi come 'io do di più e lui meno', e glielo hai fatto presente questo fatto? C'è prima di tutto dentro di te un equilibrio e un sentirti serena quando ti permetti di rispettare le tue voglie? Lo vivi bene questo con te stessa, o già sei conflittuale dentro di te appena il corpo magari chiede qualcosa e la mente la censura? Purtroppo la base dei rapporti oggi è questa: Cosa tiro fuori dalla relazione, quale remunerazione? Finché due sono in reciproco scambio, vuoi per interessi comuni o sintonie varie (energie del corpo, sensazioni comuni...) la relazione sta in piedi, altrimenti si deteriora. Non siamo ipocriti più di quello che siamo, lo sappiamo che è così. Tutto l'ambaradan romantico che dipinge quadretti idilliaci non esiste così come ce lo ha passato la nostra cultura. è un trucco di questa per mantenere il suo status quo. Ma sotto sotto ci stiamo perché siamo egoisti di fondo, e alla fine non ci mettiamo nulla a fare 'chiodo scaccia chiodo' appena si intravedono possibilità migliori da un altra parte. Scambiamo questo menefreghismo e freddezza come un rispetto di noi stessi, ma il rispetto di noi stessi è ben diverso dalle più spettacolari e ingegnose fughe dalle sofferenze inevitabili, alleviate solo a discapito della sofferenza altrui. Daltronde la sopravvivenza e la scelta del male minore per come siamo messi oggi non ci lascia altre chanches. Il fatto è che se affondiamo nell'amore amoroso, non possiamo far altro poi che odiare odiando, i due sono la stessa cosa fasulla messaci in testa dalla cultura. L'energia di due esseri in armonia con se stessi e quindi sensibili l'uno con l'altro potrebbe benissimo fare a meno di tirare in ballo non solo le 'parole pericolose (mielose)', ma anche i pensieri e le emozioni conseguenti a queste legate. Il rischio è solo di crepacuore e 'dolce sofferenza' (che assurdità) nel durante, di malessere totale e problemi fisici dopo, per non citare il suicidio. Quindi il senso di sfruttamento dove ci si sente frantumati e senza via d'uscita è solo dove non c'è incontro e accettazione di se e l'altro. Se non ci riesce pigliàcci per come siamo, figuriamoci se ci riesce trattare l'altro come essere e non come oggetto. Due esseri in pace con se stessi si trovano in sintonia e si scambiano naturalmente la Vita, questo è tutto, questa la serenità e la leggerezza sgravata dai condizionamenti della cultura che se non possiamo affatto scacciare, possiamo almeno così non sentirne il peso.