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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
11-07-2014, 08.33.36 | #3 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
E’ vero, come dice Acquario non si può generalizzare,
è però possibile cercare di analizzare il tipo di relazione attraverso la quale abbiamo imparato a relazionarci, il rapporto coi genitori dunque ed il tipo di educazione ricevuta durante l’infanzia. E’ possibile che questo lutto riapra un lutto più antico nel quale fondamentalmente le figure di riferimento sono venute a mancare. L’apertura verso gli altri è consequenziale ad una fiducia consolidata nel tempo verso le relazioni affettive di base che hanno forgiato il nostro io, la nostra identità emotiva. La distinzione ovvero il consolidamento di un proprio io, di una propria identità è un terreno che necessita uno sviluppo graduale e di una distinzione che sia naturale emersione della propria unicità non quindi frutto di un distacco forzato pertanto destabilizzante e traumatico. Se abbiamo vissuto a livello emotivo profondo un abbandono affettivo durante il processo di sviluppo e consolidamento della nostra identità è conseguenza naturale recare in sé quella ferita e proiettare quell’esperienza dolorosa nei rapporti a seguire, dove ci si pone nella situazione preventiva di abbandonare prima di essere abbandonati, ovvero di impedire che una relazione autentica abbia luogo, per ovviare all’angoscia di rivivere quell’esperienza radice che abbiamo inteso come rifiuto. L’unica via di uscita è ancora una volta la consapevolezza interiore emotiva ed intellettuale affinché ad un antico dramma possa seguire una piena coscienza emotiva di sé ed una graduale fiducia verso la propria unicità. Penso che pur per differenti livelli di intensità quella ferita di imprescindibile separazione appartenga ad ognuno nel profondo essendo il momento che segna la nascita dell’individuo come persona. Citazione:
Sul fatto che sia “dal buio” che nasca la luce.. mah.. certo simbolicamente è molto confortante.. però.. e dal dolore la gioia.. ri-mah.. e che gli opposti siano una nostra illusione apparente.. arci-mah.. che esista una coscienza intellettuale del contesto relazionale è una cosa differente però dall’affermare che la realtà interiore sia pura illusione.. su questa linea ogni realtà ed ogni esperienza altro non è che nullificazione di senso perché se senso è significato allora non può esistere significato laddove l’esperienza interiore viene di fatto negata in virtù di una imprescindibile relatività dell’esperienza stessa. |
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11-07-2014, 10.38.34 | #4 | |
Moderatore
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
Citazione:
francamente non me la sento di argomentare di nuovo e di controbattere parola per parola,prese e spezzettate una per una quando le cose andrebbero guardate nella loro visione d'insieme.. ragioni così perché sei anche tu vittima del tuo "io",che e' relativo e allora concepisci (erroneamente) in maniera "separata" storiella zen Tre monaci osservano una bandiera che si agita nella brezza. Un monaco osserva: "La bandiera si muove". Il secondo ribatte: "Ma è il vento che si muove". Allora dice il terzo: "Sbagliate entrambi, è la vostra mente che si muove". |
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11-07-2014, 16.36.52 | #5 | |
Utente bannato
Data registrazione: 23-06-2014
Messaggi: 147
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
Citazione:
Chiediti, invece, come hai "costruito" gli eventi di lutto che ti hanno colpita in termini di "significato" e se queste costruzioni hanno, in qualche modo, modificato la natura e il senso delle tue relazioni. FMJ |
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11-07-2014, 23.30.21 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
** scritto da Ket:
Citazione:
Già che ne parli (sono sempre stata una persona un po' timida, e con qualche difficoltà ad aprirmi alle altre persone [...] mi ritrovo sola, senza amici ) significa che hai individuato "il buio" (come dice acquario69). Questo è importante, poiché in tanti pensano che neanche esista e che da soli (illusione peggiore) ce la si possa fare ad incontrare la luce (come dice acquario69). Inoltre non esiste evento drammatico che considerato e vissuto solo nella prospettiva umana possa illuminare. Quindi la connessione è evidente, ma solo tu puoi trasformare quegli eventi in un trampolino di lancio verso qualcosa che neanche immagini di strabiliante nella tua esistenza. Pace&Bene |
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13-07-2014, 23.58.54 | #7 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-04-2014
Messaggi: 268
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
Ciao Ket,
solo il mio puntino di vista. Concordo totalmente con Acquario sul fatto che ogni dolore sia una immensa opportunità di crescita e di rinnovamento interiore. Poi...non concordo da anni con "la psicologia della ricerca del trauma pregresso", che a mio parere porta a stagnare nel passato e a rotolarcisi, sebbene si riprometta di superarlo. Possono sembrare due affermazioni contraddittorie. Non trovo che lo siano. Il dolore è stimolo per se stesso, e inevitabilmente mobilita risorse, anche quando annichilisce e ...forse ancor più fortemente in tal caso. Chiedersi, invece, quale ruolo il dolore possa aver avuto in ciò che non abbiamo ancora mobilitato, (chiedo) non è solo sterile rifugio in giustificazioni che poi....non ci giustificano (e in fondo lo sappiamo che non ci giustificano) ? |
15-07-2014, 17.47.44 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
Citazione:
Nel caso di un disagio nel corso della vita, come un difficile relazionarsi con gli altri, si deve capire se all'origine c'è una perdita non ancora elaborata (non necessariamente un lutto),una ferita narcisistica, una delle svariate forme dei disturbi dell'umore o un periodo di crisi esistenziale. A mio parere gli eventi indicati non dovrebbero essere correlati. In ogni caso spetta alla persona interessata indagarne,narrando se stessa con l'aiuto di qualcuno,anche un'amica comprensiva che solo ascolta, per arrivare a un'auto chiarificazione personale. Mi riferisco a una comunicazione di sostegno perché ne ho avuto qualche esperienza,per forme non francamente patologiche. La premessa è che ognuno ha in se stesso potenzialità e risorse per decidere a suo vantaggio. Cercando nel suo “schema di sé e nel livello di autostima. C'è sempre tempo per una crescita personale. Probabile non entra nemmeno tanto in gioco la personalità introversa. Quanto l'educazione avuta, i vissuti, le regole tacite apprese, le previsioni su se stessi. In genere sollecitando consigli, gl' interrogati sanno”cosa è meglio per te”, mentre solo all'interessato spetta tale ricerca interpretativa per trovare la soluzione più opportuna. Possono essere di danno anche certe parole minimizzanti e consolatorie che ci rendono ancora meno capiti. “Quello che non mi uccide mi fortifica”, frase riportata da Nietzsche, non sempre è vero . Chi supera una crisi si sente più forte,con conseguente benessere emotivo, ma nulla è prevedibile. arsenio |
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17-07-2014, 23.37.23 | #9 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 07-07-2014
Messaggi: 2
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
Grazie a tutti per le vostre risposte...
Io credo che vicende del genere non possano non influire sulla personalità di una persona. Riguardo chi ha fatto discorsi su fatti pregressi, credo sicuramente che una gran parte dei miei problemi sia conseguente ad alcune situazioni che hanno inciso su ciò che sono. Sono alcune situazioni vissute da ragazzina, nel periodo dei 12-13 anni quando ho iniziato ad avere alcuni riscontri negativi dall'esterno, da parte di coetanei, riguardo al mio aspetto estetico. Sono fatti piccoli, che possono sembrare insignificanti ma che a quell'età in cui si è così fragili, segnano anche se io non me ne sono resa conto in modo cosciente allora. Per tutti gli anni dell' adolescenza mi sono sentita brutta. Si sa che l'adolescenza è una fase di trasformazione e sono fasi difficili che possono capitare ma oggi nonostante non sia più la ragazza di allora, e possa dirmi una ragazza carina, sulla base anche di riscontri esterni, mi capita spesso di voler negare l'immagine di me positiva di oggi, e mi autosvaluto e anzi spesso il sapere di essere carina, il vedermi carina mi crea ansia e disagio. Mi rendo conto che è assurdo e non vorrei svalutarmi ma è più forte di me ed è come se mi rassicurasse... p.s. posso chiedere un favore a chi risponderà-leggera? questo post dopo che il topic si esaurirà, vorrei cancellarlo, quindi potreste non quotarlo? grazie mille :-) Ultima modifica di Ket : 18-07-2014 alle ore 02.17.19. |
23-07-2014, 02.34.18 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Le conseguenze del dolore
x la utente
Certo che contano, contanto nella capacità di elaborazione del lutto. purtroppo su questa cosa ancora non ne so molto approfonditamente. si associa certamente all'infanzia, in quanto l'adolescenza è solo il luogo della prova a fuoco, del tormento dei presentimenti del passato. è una questione di emozione profonda, non se ne può uscire, si può solo accettare, conviverci. probabilmente il lutto è un momento grave di recrudescenza, sopratutto se in età adulta, in quanto è vivere fuori-dal se, che poi vuol dire fuori dal soggetto, in poche parole il nostro sforzo di farci accettare di renderci carini, di costruirci uno spazio nel mondo, viene meno (e infatti le tue parole sono precise, ma lo supponevo anche prima di leggere il tuo secondo presto cestinato intervento). E a proposito anche il cestinamento è solo un tentativo di cancellazione di quella emozione profonda. sei anonima non cambierebbe nulla, ma la testimonianza di quel dolore, anche se breve, è comunque una testimonianza che il soggetto, utente x, sa benissimo che sta dando a se stesso "contro" se stesso. Il problema è proprio sul "contro": bisogna accettarlo come qualcosa che noi non siamo più certo, ma anche, per contraddizione, siamo ancora. in fin dei conti ognuno di noi lo fa, e ognuno di noi vive il dramma che non è più suo, si tratta di "galleggiare" sopra, per la maggioranza delle persone che ho conosciuto. x tutti è chiaro che la non accettazione del sè, che poi non è il sè, ma l'io (ma queste sono cose filosofiche scusate) crea un individuo bi-polare (così lo chiama la psichiatria) che nelle sue forme meno invalidanti si ha traccia indiretta (consumi e abitudini della massa studiata dalla sociologia) essere un fenomeno di dimensioni gigantesche.(altro che depressione). il problema risiede nel conflitto, non nella sua accettazione, specifico. il problema delle amicizie diventa allora non più un problema di senso, ma un problema di pratiche, fare insieme qualcosa, ognuno per la sua strada, ma seguendo la stessa strada. (ecco che un hobby diventa occasione di conoscenza, e va bene!) L'introverso che invece si ostina a cercare il senso, e non capisce la dinamica sottesa alle amicizie, è destinato a soffrire sicuramente di più. (eppur si soffre lo stesso direi io). |