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26-05-2008, 21.05.39 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-03-2008
Messaggi: 89
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Riferimento: Accondiscendenza
Uno strato sottile di disagio, ieri mi sono posta qualche domanda e l'ho riportata qui per avere un confronto.
Il peso dell'accondiscendenza: l'inganno. Nell'essere accondiscendenti si tradisce noi stessi ed i nostri ideali? Sì, ma qual è il prezzo? Sono stata accondiscendente con un collega di lavoro, ma sono stata ingannata. Ho detto sì, perché pensavo fosse giusto. Il mio sì è diventato, alla luce dei fatti successivi, un tradimento di un mio profondo ideale. La risoluzione è irrimediabile, unica strada possibile: denunciare (non legalmente) o meglio fare presente. Come me, anche altri. L'animo si scinde in due rabbie differenti. 1 . La rabbia per la propria debolezza e per la propria ingenuità, il tradimento fatto da un essere umano ad un altro essere umano, a prescindere dal grado di conoscenza; 2 . Il tradimento verso il proprio ideale. Come gestire? Da una parte l'appiattimento (altri sono stati ingannati e sono stati zitti)... Far parte del branco... Che visto sotto un altro punto di vista, può essere anche definito la non-azione, i torti verranno ripagati, siedi sulla riva del fiume, il baco e la farfalla eccetera eccetera ... si può chiamare come lo si vuole, in base alla propria cultura, appartenenza o conoscenza eccetera eccetera... Dall'altra parte emergere dall'intorpidimento, esporsi a rischi annessi e connessi. Denunciare qualcuno (far presente insomma) che qualcuno ha violato dei principi fondamentali o combattere contro il mulino a vento. La disillusione: essere convinti della buona fede dell'altro e scoprire invece la malafede. Come comportarsi oggi? Da persona che protesta o quella che accetta? Ad alcuni verrebbe da pensare che è semplice: meglio un giorno da leoni che cento da pecora e via dicendo? Ma l'umiltà allora? Ma di fronte agli ideali, siamo veramente, ma veramente, ma veramente tutti Gandhi? Io, personalmente, lo trovo veramente veramente, ma veramente difficile... o meglio: a dirlo no, ma a sentirlo (ascoltare la brutta sensazione, piuttosto che rigirarla) ed a farlo... sì. |