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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
22-05-2008, 14.56.41 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
Citazione:
Si Monica, sono d'accordo con te che ci troviamo probabilmante in un periodo di passaggio con la possibilita' di divenire "cittadini del mondo". Ma finche' ogni singolo popolo ha una sua lingua, storia e tradizione, le barriere esisteranno se pure meno visibili. Penso che le distinzioni fra comunita' e gruppi diversi siano necessarie psicologicamente e non cosi' presto saremo pronti a rinunciare. Le distinzioni servono pure in certo modo al progresso perche' incoraggiano la gara e l'incentivo ad essere migliori degli altri. A risentirci. |
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24-05-2008, 22.57.52 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-06-2005
Messaggi: 697
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
Citazione:
Le comunità, le lingue, la diversità sono importantissime, così come lo sono sempre stati i migranti. Sono proprio i migranti che hanno fatto evolvere le varie comunità portando in esse elementi nuovi, di progresso, anche perché il migrante deve combattere ogni giorno per ogni cosa, si aspetta pochissimo dall'altro ed è molto flessibile per la sua propria sopravvivenza. Le società aperte che sanno accogliere gli elementi che le fanno evolvere sono quelle che prosperano (penso per esempio a Venezia ai tempi della Serenissima, o a Costantinopoli, ma anche a Roma nei suoi periodi più vivaci). Nel momento in cui tu sei cosciente di essere una risorsa e cominci a comportarti come tale, cadono quei comportamenti vittimistici che nutrono quelli xenofobici e questi non ti feriscono più. Almeno, così pare a me. |
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25-05-2008, 04.35.03 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
Citazione:
Interpretando il tuo pensiero ed adattandolo alla situazione specifica da me proposta inizialmente, si potrebbe contemplare la possibilita' di un speciale contributo da parte di un partecipante venuto da "fuori" proprio grazie alle sue esperienze e diversita'. Ed e' pure un fatto che molte sensazioni spiacevoli di estraneita' vengono spesso superate con un comportamento attivo ed empatico in favore della comunita' e dei singoli. Auguro a tutti una buona giornata. |
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25-05-2008, 10.23.08 | #6 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2007
Messaggi: 603
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
Citazione:
Citazione:
Buondì... ...è stato importante proporre questo tema... perché è sempre difficile mettersi nei panni degli altri in particolare quando quegli altri li reputiamo (quasi "a priori") "lontani" o "diversi" da noi per qualche caratteristica culturale, linguistica e chi più ne ha più ne metta... ero un pò titubante a dare il mio contributo perché non ho vissuto l'esperienza di essere "straniera" in un gruppo etc (non mi sentivo competente in merito alla questione)... però posso riallacciarmi, nel mio piccolo, ai discorsi di Monica ( ) e Hava ( ) circa la possibilità di un contributo "speciale" che proviene da "fuori"... ho detto "piccolo" perché devo riportare tutto in scala minore riferendomi all'esperienza diretta che vivo nel paesino dove abito... ecco, qui ad esempio in particolari periodi dell'anno c'è sempre stata una cospicua affluenza di persone "straniere"... e in altri periodi invece restiamo solo noi abitanti del posto... questo alternarsi di affluenza e non affluenza mi ha permesso di capire (e penso che questo discorso valga un pò per la mentalità di tutti i miei "compaesani") quanto sia importante l'accoglimento di ciò che è "nuovo","diverso", "altro da noi" etc per poter "migliorare" sé stessi... per poter espandersi oltre sé stessi... perché una persona non deve aver bisogno di essere come noi per poter comunicare o essere accolto da noi (e viceversa)... se conoscendoci scopriamo che siamo "proprio diversi" non vuol dire che non possiamo comunicare anche attraverso queste diversità... o andare a mangiare una pizza insieme (giusto per fare un esempio banale)... in fondo siamo sempre un pò stranieri l'uno per l'altro... ed esplorarci a vicenda vuol dire entrare in contatto con nuovi ed infiniti mondi... Un abbraccio "da straniera a straniera"... |
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25-05-2008, 13.00.47 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-03-2008
Messaggi: 89
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
L'intercultura, la metacultura, la storia sociale e delle idee, delle migrazioni e degli scambi... sì tante belle parole...
Lo dico con un po' di amaro in bocca... non rivolto alle partecipanti del forum (non vorrei essere fraintesa, dato l'aria che tira)... sono solo considerazioni personali e intrise di vissuto, niente verità né teorie. Da stranieri in gruppo italiano ci si sente malissimo, così come ci si sente malissimo da stranieri in un gruppo messicano, indiano, turco, americano... Migrante, immigrante ed emigrante tre significati diversi, una stessa strana sensazione: quella di essere sempre l'altro, il diverso, il cui essere, tutto, è sempre penalizzato dal genere di appartenenza e provenienza. Poco conta l'individualità. Il sentire dell'altro la maggior parte delle volte è minato alla base da un inconscio valore che diamo all'altro. Insomma, un po' come dire: il tuo essere, il tuo dire, il tuo sentire viene considerato dal fatto della provenienza, che è sempre a priori. Ognuno ha un ruolo in base all'accezione storica del popolo. Già il dire: straniero è tutto un programma. E' un presupposto sbagliato, anche se poi partiamo dal punto di vista di quelle anime buone, buonissime, sante e martiri che vanno a compiere missioni di bene in terre straniere, ecco che il concetto di straniero diventa ancora più ambiguo: il salvatore che combatte contro la barbarie della diversità. E nasce la pena e la supremazia, l'elezione di un popolo su un altro. E l'altro come risponde: con la stessa moneta. E' triste essere neri in un gruppo di neri, così come è triste essere bianchi in un gruppo di neri. |
25-05-2008, 14.52.21 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2007
Messaggi: 498
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
Carissime Hava,Monica e Veraluce,
Avendo provato varie esperienze di straniero in gruppi di varie nazionalità europee e non, mi sento di poter portare il mio modesto contributo. Innanzitutto vi asserisco che, nonostante fossero gli anni del dopo guerra durante i quali una moltitudine di italiani,sopratutto le classi meno abbienti dovettero espatriare per ragioni economiche ed anche di sopravvivenza, per cui, a causa della scarsa istruzione ed educazione sociale,non tutti erano ben tollerati, io non ho quasi mai avuto difficoltà ad inserirmi nei nuovi gruppi.L'unica nazione dove ho fatto un po' fatica è stato nella Svizzera di lingua tedesca,dove ho trovato una mentalità abbastanza cruda e dai valori umani pochissimo pronunciati.ciò nonostante,con una buona dose di spirito di sopportazione ed usando costantemente quel sentimento che si chiama amore,sono riuscito anche lì,con un pò di tempo a crearmi tante care amicizie. Nei paesi del sud,come Africa tropicale e centrale,Medio Oriente ed anche in tutta l'Italia meridionale,ho trovato invece molto più calore e dei valori umani molto più pronunciati,per cui ho sentito molto meno la mia posizione di straniero. tutto ciò premesso,vi posso asserire che in ogni individuo componente tutta l'umanità che ho avuto occasione di conoscere e farne temporaneamente parte,alberga nel profondo di ogni uno di loro un sentimento di amore e di bontà,sta allo straniero il saperlo estrapolare e far si che venga esternato per non sentirsi stranieri nel nuovo gruppo.E' assodato e non mi stancherò mai di ripeterlo che l'amore unisce,e lui non conosce frontiere ne confini,rendendo tutti amici riducendo questo nostro mondo ad un piccolo paese nel quale abitiamo volendoci bene. per cui cerchiamo di scacciare quella,"anche se umana" sensazione di sentirci stranieri."Apriamoci e ci verrà aperto" Un caro saluto espert37 |
25-05-2008, 15.38.26 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2007
Messaggi: 603
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
Citazione:
Ciao Pipoca ... vorrei capire bene il tuo punto di vista... ...perché non ho compreso se vuoi dire che secondo te le persone che vanno ad aiutare il prossimo che si trova in una condizione di disagio cercano attraverso questo di elevarsi rispetto a chi hanno di fronte... ...o intendevi qualcos'altro che io non ho recepito bene? Perché se volevi dire quello, allora anche i nostri gesti quotidiani verso qualcuno che si trova in una situazione di disagio dovrebbero seguire la stessa logica... "ambigua"... Non può essere che l'inconscio valore che si dà all'altro sia lo stesso che "attrinuiamo" a noi stessi? Non dico che debba essere per tutti così, ma neanche si può escludere a priori, no? Forse è una questione di "coscienza"... non so... Certo è, secondo me (ovviamente), che se non si riesce a voler bene a sé stessi e a coloro che ci sono vicini (geograficamente, culturalmente, etc), sicuramente non si riuscirà a volerne a chi è lontano da noi (geograficamente, culturalmente, etc)... ...si, lo so "sembro" un idealista estrema... impegnata a "praticare" però eh! |
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25-05-2008, 16.55.46 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-03-2008
Messaggi: 89
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Riferimento: Come ci si sente da straniero/a in un gruppo italiano
Ciao Veraluce
Citazione:
Sì hai capito bene, ma io non vorrei assolutamente generalizzare, né innalzare la mia esperienza a valore assoluto... è solo la mia percezione, fatta dalle esperienze che ho avuto...che poi dipendano da me, dalla mia mancanza di amore verso il prossimo non lo so (anche perché, io l'amore verso il prossimo lo provo...comunque...). [Scusami ma vado con i piedi di piombo... e ci tengo a precisare che tutto ciò che scrivo è mera riflessione, le mie domande sono rivolte al capire ed approfondire. Sono rimasta un po' traumatizzata dalle ultime discussioni ] Il disagio può essere di varie tipologie e prima ancora di intervenire dovremmo chiederci il disagio da dove arriva. Da qui poi l'ambiguità e gli strumenti che si danno alle persone per capirla o interpretarla al meglio. Aiutare qualcuno che ha una difficoltà, ma che si considera uguale a noi è una cosa; aiutare qualcuno che ha difficoltà perché è diverso da noi, è un'altra cosa. Purtroppo dietro questa ambiguità spesso si nasconde una strumentalizzazione. A cosa ti riferisci tu per disagio? Ti faccio un esempio: la stragrande maggioranza delle persone, a volte anche in maniera incosciente, vedono la provenienza della mia metà familiare come sinonimo di tante cose. Questi sinonimi portano a interpretare, considerare, interagire in maniera tale che l'identità spesso si confonde. P.s. Qual è lo smile delle buone intenzioni? |
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