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08-05-2008, 15.51.02 | #3 |
Ospite
Data registrazione: 13-03-2008
Messaggi: 14
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savoir faire - il minimo sindacale
Io non sono né particolarmente ragionevole, né particolarmente ironico, né particolarmente bene educato. Però penso che la ragionevolezza e anche l’ironia siano degli ingredienti elementari, adatti a costruire delle relazioni proficue. Insieme alla buona educazione, certamente.
E’ piuttosto ovvio. Non è così? Immaginate una cena tra amici, o tra colleghi o nuove conoscenze. E’ buona regola evitare di esprimere giudizi smaccatmente boriosi e generalizzati sul genere umano tutto, magari sul suo supposto e mal sopportato degrado, coinvolgendo implicitamente i commensali presenti. Specie quando questi ultimi si conoscono poco, o non si conoscono per niente. Per evitare di passare per matti o maleducati, è consigliabile conversare sino al termine del discorso, se è possible, senza andare nella stanza vicina a parlar male allusivamente degli altri ospiti, o a ribadire solinghi e quasi per ripicca gli stessi argomenti che qualche altro inviato ci ha appena messo in discussione poco fa’, di là, dove tutti conversavano come meglio potevano. Per essere ascoltati, è apprezzabile capire quando è prudente stare in silenzio, quando è inutile o antipatico introdurre nuovi argomenti a raffica, quali che essi siano, perchè solo si sovrapporrebbero a quelli ancora in discussione. E’ meglio evitare di ripetere e riproporre gli stessi temi, mettendoci in vetrina con inquietanti dejà vu. Come è bene evitare di rivolgersi solo alle donne, o solo agli uomini presenti. Un tale comportamento potrebbe risultare sospetto, ma anche inelegante. E antipatico, perchè forse inappropriato, a prescindere dai contenuti della conversazione. E’ comunque raccomandabile evitare il tono dell’educatore illuminato (ad es. il mio ora), come i puerili vittimismi del tipo “qui non mi ascolta nessuno…”, “qui non mi capisce nessuno…”, o peggio “nessuno è più capace di comunicare…”, etc.. Altrimenti un giorno potremmo avere delle sgradite sorprese; tipo scoprire che gli altri ascoltano, leggono, scrivono, criticano con più attenzione ed intelligenza di noi, senza ansia alcuna di autocelebrazione. Come in tutte le cose, in fin dei conti, è meglio non prendersi troppo sul serio. Questione di buona educazione. Questione di buon gusto e di eleganza, anche. Se si vuole davvero risultare comunicativi. La mamma ce lo ha ripetuto tante volte. Ecco, non potrebbe essere che le conversazioni di un forum virtuale somiglino, da questo punto di vista, alle conversazioni tra amici nella vita reale? I comportamenti (reali) descritti sopra, i “modi” descritti sopra, potrebbero semplicemente sollecitare antipatie, se replicati in ambito virtuale. Poi sarebbe inutile dolersene, se prima ci si comporta in malo modo. Io, ad esempio, magari potrei aver scritto questo intervento con tono allusivo (“obliquo”, ho sentito dire in qualche caso). Oppure semplicemente per mettermi in mostra, con un piglio pedagogico-illuminato del tutto gratuito. Se così fosse, sarei (virtualmente) inappropriato, risulterei antipatico, e prima o poi potrei pure gridare invanamente di essere restato solo. E ciò per via del malomodo, un po’ irritante e maldestro, con cui ho affrontato gli altri forumisti presenti, i quali potrebbero avere una insospettata sensibilità per questo tipo di atteggiamenti (inappropriati). Sarebbe imprudente sottovalutarli. E non certo per quello che ho detto o scritto, che magari lascia il tempo che trova, che magari non scuote nessuno perchè a ben vedere non reca alcuna novità o alcun pregio. Paventare la Spectre o il Pensiero di Gruppo in questi casi non c’entra un fico secco, mi verrebbe da aggiungere. Per carità, d’altra parte potrebbe essere una scelta consapevole – talvolta persino condivisibile o ricercata – quella di voler risultare antipatici e pieni di sé: in tal caso, occorrerà semplicemente accettare con sobrietà di non essere accolti, di non essere capiti (ne siamo sicuri?). Ed accettare di sentirsi virtualmente soli. E’ l’altra faccia della medaglia. A me, ad esempio, in certi contesti, quella condizione non dispiace affatto. Poi, però, faccio attenzione a non lamentarmi. Tutto lì. Consapevoli o meno del nostro essere maldestri, il rischio è lo stesso: (virtualmente) si resta soli. Sai che problema. E che sarà mai? |
09-05-2008, 01.30.52 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-03-2008
Messaggi: 101
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Riferimento: Solitudini
Citazione:
Ciao Arsenio, un mio insegnante mi disse tanti anni fa che possiamo imparare qualcosa da chiunque; Me lo sono scritto su un pezzo di carta e l'ho messo in tasca. Oggi approfitto dell'occasione che mi dai e lo butto via. L'insegnante aveva torto. Io ci ho provato a trovare in tutti qualcosa, ma non ci sono riuscito. Tante persone mi annoiano, le evito e ho più tempo per farmi i fatti miei. Non ci vedo niente di male. L'egoismo non è un difetto,è una condizione. E ogni condizione ha il suo scopo. La solitudine è come quando ti scappa la pipì, un fastidio che cresce piano piano, finchè ti trovi a ballare e smaniare senza sapere perchè. Poi vai in bagno e pensi: non potevo farla prima? No, non si può, c'è gente solissima che pensiamo soffra di solitudine, ma non è così, perchè non riesce a dispiacersene e perchè è ancora tutta intenta a criticare chi non la considera. Io non mi sento più solo, neanche se nessuno mi bada, perchè ho scoperto che chi non mi interessa sta automaticamente lontano. Ma lo sono stato, e tanto, ho studiato in collegio all'estero, non sapevo neanche dove era e come si chiamava il bagno, a proposito di p..ì! Altro che incomunicabilità, ma poi ho capito che non bastava il parlare, bisognava condividere, e lì non c'entra la parola, ci voleva il cuore che io tenevo in frigo per regalarlo alla principessa al momento giusto. Una notte ero in montagna, da solo, c'era un freddo bestiale, stavo rannicchiato in un buco nella neve, in attesa di scendere con gli sci dall'unico canalone che dalla vetta scendeva fino a valle.Nel silenzio assoluto ho capito che se fossi morto nessuno se ne sarebbe accorto e peggio ancora dispiaciuto .Una meteorite persa nello spazio, era meno sola di me in quel momento. Ho una famiglia,gli amici, tanti conoscenti, ma in quel momento tutto era scomparso. Un dolore profondissimo.Mi sono fatto pena da solo. Finito di piangere ho messo gli sci e al buio ho cominciato la discesa, non avevo più bisogno di stare in frigo. Da quel giorno ho cominciato a ringraziare tutti quelli che mi rivolgevano la parola come se mi stessero regalando una casa, una cosa dal cuore, un autentico senso di gratitudine che ancora adesso, anche se non ringrazio sempre, sento fortissimo. |
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09-05-2008, 14.13.50 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
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Riferimento: Solitudini
Chi di noi non ha provata la solitudine in un periodo della nostra vita ?.
Ma ognuno di noi reagisce difendendosi nel modo che ci e' caratteristico con effetto piu' o meno soddisfacente e costruttivo. Una delle difese puo' essere il sentirsi diverso, incompreso...io vivo in una societa' decadente nella quale cio' che conta e' il conformismo ed il senso di appartenenza alla maggioranza. Ascoltare gli altri, oltre ch'essere istruttivo e' una condizione alla comprensione ed avvicinamento, e quante cose impariamo ascoltando anche quelli che forse erroneamente giudichiamo incapaci. E quanto ci rende felici la comprensione. Un'altra difesa ben nota in psicologia e' la proiezione delle nostre sensazioni e comportamenti sugli altri. Penso che ognuno di noi prima di arrivare a conclusioni sulla societa' in cui viviamo dovrebbe esplorare se stesso e le proprie facolta' a contribuire a miglioramenti. E' un processo molto difficile, ma necessario per combattere la solitudine e sentirci piu' felici. |