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06-04-2008, 12.18.10 | #3 |
Ospite abituale
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Riferimento: La sindrome ipervirtuale
[quote=donella]Si può rischiare di provare (solo provare) ad intuirlo.... limitatamente (secondo me) a chi è molto molto presente ed assiduo. OTE]
Mi accorgo che il presente tema richiede chiarimenti e distinzioni, con esempi di analisi del testo di 3d, post e di vissuti personali, condotti nel tempo. In qualche misura potrei parlarne per elaborare ipotesi e premesse da cui partire. Anche un approfondimento teorico da semplice osservatore richiede vari ampliamenti e delimitazioni dei punti considerati. Forse più che categorie di personalità si possono individuare tipicità di comportamenti. Internet non può cambiare il nucleo della personalità di base; impresa non prevista né possibile nemmeno per uno psicoanalista. Può solo accentuare disturbi preesistenti o latenti, o viceversa favorire la scoperta di proprie risorse e potenzialità disconosciute, anche attraverso la sintonia di sequenze discorsive con alcuni nick. Può indurre a conformismi con riadattamenti comportamentali: in analogia con dinamiche di gruppo reali, perchè il luogo virtuale è comunque un contesto pubblico e condizionante. Si potrebbero ricavare tratti ipotetici di personalità, osservando negli scritti certe costanti di termini, tempi verbali, espressioni di dubbio,di certezze, di pessimismo, la flessibilità e poliedricità in connessioni remote d' idee in apparenza distanti, o in accostamenti sicuramente arbitrari, stereotipi , linguaggio lessicale specialistico eppure necessario, dell'area delle scienze della formazione o delle scienze naturali; il “calore” o la “freddezza” che riesce a emanare la persona solo con le parole; come potrebbe porsi anche verso persone della sua cerchia fuori Rete, ecc. Ma rivelatori sono anche i libri preferiti, la scelta dei topic proposti e discussi, lo stesso nick e cosa evoca, le esternazioni politiche (in altri settori) le idiosincrasie, le ideologie, le incongruenze tra attribuzione dei saperi e certi abbagli, come esperti in storia pretenziosi quanto confusi, ecc. A volte viene usata una miscellanea ibrida di termini eterogenei e inusuali; presumo che l'intenzione sia di suscitare straniamenti d'effetto, ma non incantano tutti. Nemmeno te, credo,se dici di riuscire a demistificare coloro che non hanno nessuna capacità argomentativa per cui ti debba sentire inferiore. Sono strategie note e antiche per celare insicurezze o contenuti poveri e così mettesi al riparo da critiche con esplicitazioni troppo dirette. Non tutti hanno strumenti per distinguere ciò che è possibile discutere da ciò che è artificio che invita a rispondere assecondando con altrettante nebulosità. All'opposto c'è un parlato povero di contenuti,velleitario nel volere partecipare a discipline estranee o con conoscenze male apprese da riviste new age. Sono nick più adatti alla chat, dove gli scopi sono orientati più all'appartenenza, per un succedaneo di socialità carente fuori Rete. Ci sono esternazioni personali che sollecitano pareri, ma non tanto uno scambio articolato in prolungati confidenze per vantaggiosi confronti e esemplificazioni psicologiche. Interessanti sono le citazioni estrapolate: apprezzamento e/o richieste di meglio chiarire o ampliare un concetto ( più i nick femminili) o stroncatura aprioristica e senza appello, con giudizi ad personam? (più i nick maschi). Come si capisce che l'altro ci ha letto e capito, parola per parola, e anche se è stato capace di considerare la globalità contestuale dello scritto? Di sintetizzare i contenuto in pochi punti scritti? (è il mio metodo) Ci si esibisce in svariati giochi d'identità tra verità e menzogne, realtà e finzione che s'intersecano e ingannano lo stesso nick esibente. Oppure si rappresenta una virtualità che non esiste ma riflette ciò che si vorrebbe rappresentare,diversa da una virtualizzazione di una nostra personale realtà che ci appartiene. E qui si va a interpretazione incerta, ma infine nessuno regge a interpretare copioni simulando ciò che non è, per lungo tempo. Ma ci sono anche le deindividuazioni indotte dall'omogeneizzazione richiesta dalla coesione di gruppo o di sottogruppo. Si sacrifica un'interazione produttiva a favore di un'identificazione comune. Ciò determina anche alleanze orientate da leader informali ma impliciti, più autoritari non per qualità ma per quantità, visibilità, ecc. Tuttavia da qualcuno ritenuti i più competenti del reame,nella disciplina in oggetto; in realtà non s' impegnano nemmeno ad un ascolto attivo per rispondere con pertinenza. Una cosciente metacognizione dei propri modi di partecipazione è opportuna per meglio ridefinire la propria personale motivazione e gli scopi che ci si è prefissati nel frequentare un forum virtuale,ed eventualmente cambiare la propria persona online e rimanere se stessi. La Comunicazione non verbale è molto più efficace dell'espressività verbale,ma non è da sottovalutare il potere simbolico di alcune sole parole o frasi recepite senza la mediazione del ragionamento: come suggestione sono parimenti efficaci di una realtà effettiva. Le parole possono avvolgere e contenere ma anche creare distanze insormontabili. Infine c'è il paradosso delle cibertossicodipendenze che limitano i propri contatti sociali e le fonti culturali esterne e alternative. Di conseguenza non c'è alcuno apporto al forum di idee rinnovate, con lo scopo di di un arricchimento sia individuale che collettivo a favore del gruppo. E' rilevabile dal numero d' interventi, dalla connessone continuata, ecc. In altri forum qualcuno raggiunge i 10.000 interventi all'anno. La mia partecipazione è fuori norma, e sotto certi aspetti giustifico le critiche più costruttive nei miei confronti. Infine sono me stesso e mi propongo nel “ruolo” che mi è più congeniale e possibile, dopo aver sperimentato altre forme. In ogni gruppo anche off line i componenti si creano sempre ruoli a propria misura. Alcuni a volte possono arricchire loro stessi e la comunità con servizi alternativi, altre no. Sono disponibile verso ogni nick, ma rispetto chi non trova i miei argomenti graditi o mi tralascia per un confronto orientato verso altri nick più affini: è anche questo un indizio per conoscere le altrui preferenze da forum. L'attuale mia più attiva partecipazione è dovuta in particolare a una reattività ad intrusioni, ma ne uscirò o parteciperò come prima con mezz'ora e saltuariamente. In ogni caso noto un cambiamento “storico” dei modi di partecipazione, se ricordo i primi forum nel 2000 con la struttura ancora ad albero. C'era un maggior dialogo , i nick erano diversi;poi si sono ritirati per non tornare più quando c'è stato un turnover che escludeva un certo modo di argomentare. |
15-04-2008, 00.49.38 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-06-2007
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Riferimento: La sindrome ipervirtuale
Ho letto la tua analisi Arsenio e, come mi è accaduto per altre tue analisi sulla stessa tematica, a lasciarmi dubbiosa/perplessa è, molto più che il metodo, la premessa (o "principio" che dir si voglia).
Troverei queste tue analisi pressochè Perfette ....se fosse verficato o anche solo verificabile che la partecipazione al virtuale sia e DEBBA essere costantemente ed invariabilmente motivata e sostenuta da un nucleo di motivazioni che (senza che vi sia alcuna stringente necessità d'etichettarle) coincidono necessariamente CON quelle che motivano e sostengono, per esempio, te. Intendo dire - continuando nell'esempio - che chiunque può individuare devianze e patologie rispetto ad un assetto "fiosiologico"... se ed in quanto l'assetto fisiologico sia noto e certo. In caso contrario, ossia laddove non sia affatto definito e certo un assetto fisiologico o, meglio, sia perfettamente fisiologico condursi in assetti alternativi.... l'individuazione di assunte sindromi e devianze e patologie... potrebbe - integralismo per integralismo - rivelare patologie nell'osservatore. Avrai la compiacenza di perdonare l'orrido ma utile paragone: se fosse verificato e verificabile che per essere uomini si debba essere ariani.... Hitler sarebbe stato un encomiabile igienista dell'umanità; ma - se questa è una cazzata - Hitler resterebbe soltanto un essere profondamente disturbato. O no? Bene: il virtuale e le sue sindromi! Se tutti venissero qui - per esempio - a far le prove generali delle minute di dotti studi che desidererebbero veder pubblicati, e se, soprattutto, fosse pressochè doveroso venirci PER questo et similia..... ma, perbacco!, tu avresti perfettamente individuato, censito, fustigato e alfine bandito in modo cattedratico OGNI devianza rispetto al fine fisiologico. MA... sei sicuro che il fine fisiologico sia quello? Senza presunzione.... ma non ti sembra che.... se sposti quel principio (almeno in attesa di verifica) si sposta poi tutto? Tu usi spesso "dovrebbe"-"si dovrebbe". Magari qui passa, con la sua ricchissima valigia di speranza e fantasia, chi "vorrebbe".... e vorrebbe anzitutto (sempre per esempio) liberarsi cinque minuti da ogni tipo di "dovrebbe-si dovrebbe". Magari qui passa anche chi stacca la spina (arroventata dall'uso) del "come" comunicare "in modo perfetto".... perchè gli ha preso la voglia di comunicare "come si sente, qui e ora, poi domani si vedrà e magari sarò un pochino diverso perchè ho parlato con chi mi ha parlato di qualcosa che sento vero o possibile e non mi ha parlato SOLO di come <si dovrebbe> parlare". Questa è una confessione : da bambina collezionavo portamonete (fantastici quelli con le perline di tutti i colori!). Mia madre mi prendeva affettuosamente in giro, facendomi osservare che il continuo acquisto di fantasiosi portamonete mi lasciava puntualmente senza monete da metterci dentro. In realtà l'osservazione non mi toccava nè mi turbava nè mi sconfortava. A me , il portamonete, interessava per se stesso.... metterci le monete - credimi - era assolutamente secondario. Anzi: forse era persino indesiderabile! Alcuni miei portamonete erano delicatissimi, con l'interno di raso bianco: le monete vere - alla fin dei conti - l'avrebbero sporcato e avrebbero rovinato quella purezza incontaminata che era tutta potenza candida e niente atto. Qualche volta, onestamente, ho la sensazione che comunicare il dover essere della comunicazione sia come i miei portamonete che temevano le monete. |
15-04-2008, 11.58.15 | #5 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La sindrome ipervirtuale
Citazione:
Mi sembra che nel mio 3d abbia abbastanza chiarito. Intanto si tratta sempre di supposizioni, ipotesi, congetture e mai certezze come qui qualcuno s'illude, quando è lui ad affermare certe cose, o propone di formalizzare i sentimenti, o simili amenità. Non intendevo tanto lo scoprire i motivi delle motivazioni, ne le motivazioni certe, essendo quelle reali spesso ignote a noi stessi, essendo per lo più celate nelle pulsioni dell'inconscio. Più semplicemente intendevo un'analisi testuale e ammetto che in tal caso oltre l'aspetto sintattico, linguistico, di formazione presupposta, lapsus, frequenze, riferimenti, citazioni, coerenza, sequenze logico- consequenziali, educazione, classe sociale;( i “big five” in parte sarebbero rilevabili con osservazioni protratte.) ci vorrebbe una competenza psicanalitica, o accontentarsi di analisi intuitive, ermeneutiche e non così professionali. A “Parlare”, a comunicare, certo non s'impara con un manuale, così come la saggezza è un percorso solitario. A parer mio conoscere certe basi ti fa evitare alcuni errori tipici, ti può orientare a certi comportamenti, come sempre osservare la comunicazione non verbale. In qualche misura puoi migliorare la comprensione di chi ti sta di fronte; ma certamente bisogna volerlo e non presupporre , come oggi tutti di saper sempre e comunque che si sa già quanto occorra. Specie il genere maschile, perchè voi avete certe capacità per natura e cultura, istintive che noi raramente abbiamo. Anch'io ho imparato molte cose teoricamente e poi con assiduità applicate sul campo, e se ti va potremmo parlarne più in dettaglio. Ho molto migliorato proprio quando si dice che risulta più difficile apprendere. |
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