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Una teoria generale del linguaggio
Una teoria generale del linguaggio
“Quando IO uso una parola,disse Humpty Dumpty in tono sprezzante, significa esattamente ciò che ho deciso che essa significhi, né più né meno” (Alice nel paese delle meraviglie)
Oggi il sapere è frammentato e pochi padroneggiano vari ambiti, come filosofia del linguaggio, etica, metafisica, politica, epistemologia, logica, filosofia dell'azione e della mente, ecc. In ogni caso queste discipline hanno in comune il dovere attenersi a determinate norme. I filosofi del linguaggio e i logici cercano quelle che sembrano governare le funzioni del pensare e del parlare: come sappiano che un'inferenza è corretta, che un giudizio è accettabile? Riferendoci a una regola linguistica o semantica.
Anche per l'epistemologia si tratta di reperire una regola giustificante,un criterio di correttezza conoscitiva, realizzando la collaborazione tra aspetti pratici e teoretici. A favore di una più rigorosa discussone di argomenti sulla realtà nei suoi diversi punti di vista.
Mi riferisco in particolare all'intento pratico- argomentativo che si avvalerebbe di apporti linguistico-semantici, teorici e pratici.
Alcune scienze della spirito andrebbero riscoperte come discipline ermeneutiche il cui obiettivo è una comprensiva interpretazione, più che epistemologiche che analizzano criteri per distinguere tra giudizi scientifici e di opinione. Ma certi settori non sono indagabili al pari delle scienze naturali volte a riconoscere l'universale, a rinvenire e spiegare leggi a cui obbediscano i fatti ,quindi non sono né falsificabili, né verificabili perchè puntano alle singolarità degli eventi.
Sarebbero da riproporre la verifica d'ipotesi attraverso le procedure del modello induttivo confutato da Popper, per il quale una teoria è vera se può essere confermata dll' esperienza osservabile e resistente a falsificazioni.
Ad esempio l'uomo, “animale linguistico” potrebbe scoprire come la mente elabora il linguaggio per mezzo di discipline come la Teoria dell'Informazione, l'intelligenza artificiale, la grammatica ciomskiana, ecc. Ma affiancando anche un cognitivismo che esamini il monologo interiore per un'indagine fenomenologica dei processi psichici; la pragmatica della a comunicazone specie per cogliere errori e trappole della parola interattiva, la teoria del “giudizio del parlante”, la logica informale della neoretorica, la natura retorico-lingusitica che struttura l'inconscio (Lacan) ecc.
Per un percorso dialettico tra teoria e pratica che esplori i molteplici aspetti della realtà progettando un rigoroso criticismo che potrebbe indurre a dissonanti disconferme di credenze, a ridefinire problemi elusi,a una cognizione che rifletta sulle descrizione di una sola realtà, a revisioni del proprio mondo rappresentativo, ecc.
Iil linguaggio oggi è un campo indagato dalla linguistica, dalle neuroscienze, dalla socio- lingustica,dalla filologia e dalla filosofia.
La fenomenologia del linguaggio è un'esperienza del mistero e dell '”altro”,delle persone e della loro storia, non riducibile a sottostanti leggi fisiche.
Il teorico più attendibile oggi sarebbe il “secondo “Wittgenstein, per un'analisi del significato ( Cos'è il significato?) come uso del linguaggio ordinario : a fine '900 il problema è come la mente costruisce, analizza ,rappresenta il significato delle espressioni. La logica come analisi del linguaggio, non per un'estrema formalizzazione ,deve essere affiancata dall'ermeneutica: interpretazione di significati nascosti di testi ed eventi. Fa parte delle scienze dello spirito.
E' possibile,sotto qualche aspetto, una teoria generale del linguaggio? Potremmo far un esempio con la Teoria dell'Informazione, applicata all' informatività contenutistica. Comunicare non è solo influenzare (cfr. La persuasione retorica) ma anche informare. Prima di decidere si considerino due sitemi di codici: il sistema chiuso: alfabeti, sistemi numerici, caratteri di una tastiera, ecc. Si prevedono un numero finito di possibili risposte. Si quantifica l'informazione segnica in senso probabilistico; i segni denotano, hanno funzione ma non attributi.
Il linguaggio quotidiano è, e dev'essere, un sistema aperto. Il vocabolario non è limitato e le parole sono variabilmente applicate. L'informazione contenutistica può tendere all'ambiguità e non necessita di un sistema chiuso; acquisirlo non riduce necessariamente l' incertezza. Il suo sistema può includere ciò che è nuovo o abbandonare impostazioni ormai esaurite. Il messaggio dipende dall'informazione di fondo che può essere incompleta nel ricevente; è quasi impossibile che emittente e ricevente interpretino in modo identico le parole che usano. Prevedere un'interpretazione generale è difficile, anche se gruppi di persone hanno stessi punti di vista e un contenuto – fino a un certo punto – viene influenzato dallo stato di conoscenza che gli uomini hanno raggiunto. Inoltre, nessuno possiede la conoscenza completa di tutti gli aspetti di un argomento.
L'essere umano è libero nella sua comunicazione quotidiana; egli deve estendere la propria comprensione di fenomeni, e il suo linguaggio è uno strumento per ampliare le sue esperienze. Può formulare le risposte come vuole anche se in qualche situazione ci sono risposte prefissate (analogia con un sistema chiuso) : si può richiedere una risposta che fa parte di un certo numero di alternativa, le formulazioni di alcune domande nascono da una fascia ristretta di motivazioni - che in ogni caso – sono complesse e non esprimibile matematicamente.
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