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03-04-2008, 10.37.09 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Comunicatori si diventa
Citazione:
Cara Maura, per favore, non metterti i tappi di cera, perchè il mio canto è piuttosto flebile, e devi maggiormente temere Lestrigoni ed Erinni. Apprezzo molto le tue tentazioni La tua osservazione sulla comunicazione persuasoria è molto appropriata. Ben diversa da quella sana che s' intrattiene in ambito familiare e quotidiano. La comunicazione manipolatoria e scorretta viene insegnata ai venditori, e quella volta a ottenere alcuni effetti ai politici, ma non solo; anche altri con meno abilità ci provano da autodidatti. I leader hanno sempre a loro disposizione esperti in comunicazione da marketing. Tale strategia viene detta in ambito di “comunicazione sana” d'ispirazione gestaltica, “attacco di sfruttamento”. Quando qualcuno ci vuole vendere o regalare qualsiasi cosa pure ben sapendo cosa in realtà sta sotto l'offerta, e si deve vigilare ed imparare a difendersi da tale cinismo da parte di persone non malvagie, ma senza scrupoli etici,quando si tratta di guadagno. |
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04-04-2008, 10.41.24 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Comunicatori si diventa
Citazione:
Cara neve brava sono pertinenti al tema in questione i punti che esponi e volendo potrebbero essere ampliati all'infinito, tante sarebbero le implicazioni. Ho pensato veramente che l'intelligenza emotiva o sociale, che è alla base di ogni intersoggettività, si possa quasi sempre apprendere in qualche misura, se diventa un progetto in cui ci s'impegna. Si tratta di individuare, riconoscere, gestire e modulare le proprie emozioni; capacità non solo innata. E' pur vero che alcune responsabilità di tale mancata maturazione sono attribuibili all'ambiente della famiglia d'origine. Così tutti quei disagi che poi ne derivano vengono in qualche modo rimossi con “droghe” di ogni tipo: dipendenze, aggressività, regressioni, e anche disturbi alimentari. TV, Internet, chat iPod,videogiochi, diventano gli anestetici quotidiani impropriamente usati per stordirsi - e non per connettersi con l'Altro - in non proficui interscambi. Viene vanificata quell' empatia di cui tutti presumono di possedere in sufficienza. Ci sono solo identificazioni acritiche con un gruppo: si condividono le stesse esperienze e ciò che si teme è essere diversi rispetto alla moltitudine di chi sta intorno. Si regredisce senza rimedio. Sulle tecniche della relazione di aiuto e sui gruppi di reciproco sostegno fondato sul confronto di vissuti, ho esperienze anch'io. Ho collaborato per qualche anno con la fondazione Idea che s'interessa dei disturbi dell'umore, con sedi in tutta Italia e con la presenza di volontari. Se l'organizzazione di base in quanto a formazione e diffusione pubblicitaria è stata bene avviata,risulta una “terapia” collaterale approvata anche da parte psichiatrica. Le testimonianze dei partecipanti sono favorevoli. Potrei lanciarti qui alcune mie brevi relazioni sulle esperienze teorico-pratiche avute,ma se ricordo l'avevo già fatto e non vorrei ripetermi. Si tratta di entrare in uno spirito “maieutico”socratico, che oggi è pure ripreso dall'emergente “consulenza filosofica”, forse il futuro di una filosofia che esce dagli sterili accademismi. Ma non si tratta solo di un puro ascolto catartico, che ne può essere la base, specie per chi in famiglia è inascoltato. Nei gruppi di auto aiuto si adotta soprattutto la tecnica “a specchio” rogersiana, riformulante, e non direttiva che viene pure adottata dalla “comunicazione sana” di derivazione gestaltica. Si deve far emergere spontaneamente la scoperta di come si potrebbe fronteggiare un proprio problema, e vedervi da sé le personali potenzialità e risorse che potrebbero in qualche modo portare ad una soluzione o compromesso. La tecnica per moderare un gruppo è accessibile, specie a chi ha sperimentato e superato analoghi disagi e può mettere a confronto i suoi vissuti e risoluzioni, nell'interesse degli altri. Ma è quasi istintivo incorrere in qualche errore assolutamente incompatibile con l'aiuto che si vorrebbe fornire. Quindi, se il gruppo in sé, vero protagonista,non presenta eccessivi problemi, i “facilitatori” - moderatori sono spesso inadeguati. Soffrono a loro volta , non tanto di disagi psichici, quanto di disturbi della personalità a volte seri, che proiettano sugli utenti. Ad esempio una narcisistica onnipotenza con indebite attribuzioni di professionalità psicologica e psichiatrica, di cui non hanno nemmeno l'ombra di conoscenze,poi proiezioni di aggressività, regressioni e rivendicazioni di status non posseduti. Perchè si tratta di volontari senza particolari selezioni. Spesso coloro che si dedicano a tali attività sono persone che hanno a loro volta qualche personale problema a cui in tal modo vorrebbero porre rimedio. Nella mia città non c'è stata molta scelta, e i responsabili di sede si rassegnano e si abituano anche a persone inadatte. Se in seguito sarai interessata a proseguire su tali temi, non avrei difficoltà di fornirti altri particolari su esperienze teoriche e sul campo. Dei gruppi professionali a pagamento non saprei. Spesso sono molto speculativi e non è detto vi trovi scrupolosità professionale e deontologia. E' vero che nessuna terapia, né di parola né di farmaco può assicurare un cambiamento, o mettere al riparo d ricadute. Ciò che comunque mi dà fastidio è quando profani e privi di sensibilità, affermano,con una tipica frase: “Tutto dipende dalla tua volontà”. Inferiorizza ancor di più un depresso che può solo attenersi, come “volontà” ad una necessaria compliance con medici e terapeuti, e specialmente per quanto riguarda l'assunzione regolare e monitorata di farmaci, qualora necessari. La “noia” è argomento altrettanto complesso,e credo di avervi pure qui parlato in modo più esteso. La sua vissuta percezione può essere soggettiva rispetto alle situazioni esistenziali in cui si è coinvolti. Mi riferisco ancora a certe evasioni dalla realtà quotidiana che invece di essere fughe dalla noia, ne sono un'altra forma. Mentre la persona noiosa è difficile descriverla. Non necessariamente ripete le stesse cose; per lo più non distingue ciò che è importante da ciò che non lo è; infarcisce il suo racconto di particolari inutili e poco interessanti, anche se è composto da poche frasi. Ignora l'ironia e l'umorismo, non abbandona argomenti che non possono ravvivare e mettere in moto lo scambio interpersonale. Quasi nessuno può dire di non aver incontrato deprimenti scocciatori, parlatori sconclusionati, conversatori verbosi, amplificatori di banalità e volgarità. La nostra società sta distinguendosi sempre più per individui carenti d'humour, o abbruttiti da giornate monotone a cui non sanno reagire. Ci sono sempre gli edonisti infelici lieti di ammazzare il tempo senza altra crescita per poter trascendere da sé in un dinamico rapporto con il mondo. La perdita dell' immaginario e della curiosità verso se stessi e gli altri conduce a miseri passatempi. In conclusione la persona noiosa è determinata in particolare da una tediosa affabulazione, un disconosciuto autentico humour, un'incompetenza comunicativa. L'amico che non è noioso , sa crearti intorno sempre una risonanza. Ma a volte il “noioso” è ritenuto più rasserenante. Non ti fa troppo pensare,non ti mette a confronto con l'imprevedibile. La persona sagace, che collega vari punti di vista, propri e altrui, oggi è un individuo non omologato al pensiero e comportamenti più diffusi, e desta sospetto. Si teme a confrontarsi con le diversità di ogni genere. Si preferiscono sfuggire ,tralasciare, come elementi estranei all'insieme dell'insignificanza . A volte il “Non noioso” è frainteso, ritenuto lui “noioso”, e la sua parola non entra in circolo. Grazie per avermi permesso questa lunga riflessione. |
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