... e liberaci dalla follia quotidiana
... e liberaci dalla follia quotidiana
Oggi l'identità personale è diventata una libera scelta, una costruzione dello stesso soggetto. L'individuo vive secondo più sistemi di credenze e simboli senza confini. E' la condizione identitaria postmoderna, che potrebbe pure arricchire il Sè, se si trattasse pur sempre di estrinsecazioni della propria personalità, che a volte affiorano dall'”ombra” ,dal rimosso, o dall'inconscio. Altrimenti sono un' indice d'instabilità e d'insicurezza che si manifesta in una frammentazione dell'Io in frenetiche recite sulla base dell'estro del momento: in mancanza di un nucleo stabile della propria personalità. Nella nostra epoca non è facile la costruzione di un'identità stabile e coerente. Inoltre oggi si parla di una strisciante follia del quotidiano che sta diventando una pericolosa abitudine. Ad esempio certe incredibili credulità, resistenti ad ogni evidenza o ragionamento. Quarantamila maghi e cartomanti in Italia sono sempre seguiti e miliardari a spese degli sprovveduti, nonostante recenti scandali; certe frenesie compulsive e monomaniacali indotte dal progresso tecnologico e new media, i ciecamente fiduciosi in miracoli improbabili di ogni specie; animalisti battaglieri che poi abbandonano cani liberi sulle autostrade; ecologisti inquinatori, ideologi di stravaganti di dottrine che annullano ogni volontà e libertà individuale, ecc.
Quale rimedio? Convegni, persuasive controargomentazioni? Terapie di gruppo? Tutto sarebbe vano se come disse Pascal “Gli uomini sono così necessariamente folli che il non essere folle equivarrebbe esserlo secondo un'altra forma di follia”.
Da un punto di vista filosofico,ma anche con influssi sociologici e romantico-letterari, la follia sarebbe l'evasione in un mondo inventato, se quello reale diventa invivibile perchè predomina la bramosia di successo, l'utilitarismo, l'inaridirsi di autentici affetti.. Chi non riesce a far riconoscere il suo mondo immaginario come espressività artistica e poetica approvata,paga con l'isolamento. Del resto anche Hegel, tra gli altri, considerò la follia uno stato esperienziale dell'anima.
Ma infine, cos'è la pazzia? Disturbi dell'identità,gli oggi diffusissimi tratti aggressivi e narcisistici?; la fuga dal frustrante degrado esistenziale? Comportamenti asociali e bizzarri? Sul versante delle terapie non va molto bene. Sempre si tende a curare la “malattia mentale” e non la dimensione umana del malato. In realtà oggi esiste una psichiatria che cura quasi esclusivamente somministrando psicofarmaci,anche perchè un supporto psicosociale presenta vari problemi, non ultimo il rifiuto di compliance da parte di un'elevata percentuale di pazienti. Perfino nell'assumere quei farmaci indispensabili che, ormai nessuno lo nega, appena sperimentati hanno contribuito a svuotare i manicomi. Sono farmaci anche molto pesanti che hanno effetti collaterali e per questo s' interrompe la terapia. (calo della libido, aumento ponderale, ecc.)
Poi esiste sempre l' antipsichiatria ideologica che ancora nega gli stati patolologici: “la follia non esiste”. Illustri riferimenti sono i grandi critici della psichiatria convenzionale: Laing affermò che la follia è “sanità in un mondo insano”; Szasz che sono i comportamenti giudicati “inusuali” ad essere definiti “malattia mentale”. Hanno sempre convinti epigoni e allievi,sovente tra gli psichiatri che hanno potere.
Nella mia città è tabù il termine “schizofrenico” e s' impone di sostituirlo con la locuzione “disagiato psichico”, ma chi non ha mai avuto nella sua vita qualche disturbo dell'umore? Per contrastare lo stigma pregiudiziale si rischia di creare equivoci e di minimizzare una malattia generata da interrelazioni ereditarie, costituzionali, ambientali. Un termine clinico è neutro e non può mai stigmatizzare quanto uno sguardo di disconferma o un gesto di rifiuto istintivo che nostro malgrado ci può sfuggire.
La follia è in stretto legame con la letteratura, ad esempio secondo la poetessa E. Dickinson “molta follia è saggezza”. Di chi rifiuta una conformistica integrazione.
Sul piano narrativo gli antieroi più noti della follia sono Don Chisciotte, che con la sua pazzia rivela la mediocrità e la cattiveria umana a cui si deve ribellarsi, ed Enrico IV (Pirandello) che si finge pazzo per sfuggire a un mondo deludente. Follia in conflitto con la “saggezza della maggioranza”.
Oggi sarebbero in contrasto con l'intera civiltà occidentale: forse il primo rinuncerebbe a lottare contro i mulini a vento perchè sono veramente in troppi. Il secondo ... chissà? Deciderebbe che conviene diventare “saggi”.
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