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Ambiti e limiti della New Age
Ambiti e limiti della New age
Cosa intendiamo oggi per New Age? Quanto è ancora presente nella spiritualità occidentale? Quali sono gli ambiti più compatibili con la nostra mentalità? Quali i limiti da cui non deve debordare affinchè non pervada, con una totalizzante visione della vita, indebiti settori? Quale potrebbe essere la sua concezione dell'amore, in un'accezione vasta?
La New Age è un fenomeno neospirituale che include varie dottrine e discipline al di fuori di regole impositive rigide e tradizionali. Come misticismo cristiano, ebraismo, islamismo, religioni celtiche , induismo, buddismo, medicina tibetana, ayuredica, antroposofica; cartomanzia, zen, movimenti magico-occultisti e gnostici, yoga, meditazione, astrologia, chiromanzia,cristalloterapia, sciamanesimo, taoismo, esoterismo, reincarnazione, ecc. L'Occidente, centro della nullità delle cose, vi vede le funzioni tranquillizzanti e consolatorie tramite ampia libertà di scelte spirituali.
Una delle sue basi teoriche sono le psicologie transpersonali, che non si riferiscono a un Io personale, come viceversa vi si attengono la psicoanalisi e il comportamentismo. Perchè L'Io apparterebbe al Tutto che lo ospita, e con cui ci si relaziona attraverso esperienze mentali. E' un principio rintracciabile nella tradizione indiana e cinese, per cui il cosmo è l'ordine necessario a cui l'uomo deve assimilarsi. Attraverso esperienze mistiche e meditative nella direzione di Dio. In quanto i disagi deriverebbero dalla rimozione di tali potenzialità d' istanze superiori trascendenti la tendenza egoica.
Una tra le discipline fondamentali è lo Zen che “illumina” e fa oltrepassare la conoscenza intellettuale attraverso il “vuoto di se” per accogliere la “verità”. Il metodo è il “koan”: domande paradossali e problemi irrisolvibili. Jung accolse tale stato nirvanico di vuoto mentale, ma con lo scopo di annullare le barriere tra conscio e inconscio per una più compiuta esistenza psichica. Tale aspetto è approvato dalla psicologia occidentale, e io penso che potrebbe essere ripreso quale un' inconclusa ricerca sull'inconscio.
Quale relazione c'è tra il “saper amare”, Il“sentirsi amati”, e tale spiritualità? Che non dovrebbe diventare solo una difesa contro le ansie del nostro tempo. In Oriente, so che impronta tutta la vita quotidiana dei fedeli, ovviamente qui è impensabile.
Per capire le “ragioni del cuore”, qualsiasi ne sia la “filosofia” di riferimento, il primo passo necessario è imparare ad amare se stessi e chi ci sta intorno; Amare “tutti è rischioso perchè si può finire per non amare nessuno. Non ci si può sentire migliori perchè si abbraccia una dottrina.
Innanzitutto, e sotto quali discipline, è lecito indagare sulle rappresentazioni dell'amore e riscontri interiori? Premetto alcune considerazioni. La scienza non si è mai interessata molto all'amore perchè non osò ridimensionare l' eccezionalità non verificabile attraverso formule e sperimentazioni. : Oggi le neuroscienze ne indagano i sostrati biologici con la risonanza magnetica, ed il comportamento “romantico è studiato dagli etologi che vi trovano interessanti analogie. Ma rimane pur sempre uno stato affettivo con aspetti soggettivi, dove istinto, affetto, desiderio,sentimento contribuiscono ad una variabilità sempre problematica e difficilmente categorizzabile. In ogni caso si tratta sempre di una “scienza dello spirito” e non “della natura”, per cui anche la stessa psicoanalisi sfugge alla “falsificabilità” popperiana che caratterizza le scienze verificabili. Nessuno inoltre può descrivere compiutamente le sfumature delle proprie emozioni, se non con il limite delle parole, insufficienti anche usando la vasta gamma offerta dal lessico dei sentimenti. Per questo quando ne parlo in qualche topic, pur tenendo conto di alcuni recenti saggi, allo stesso tempo sono propenso ad aperture interdisciplinari della filosofia; delle intuizioni e interpretazioni della poesia, della letteratura, della filmografia; quest'ultimo è un filone ricchissimo e certi recenti film di qualità ne sono ottimi esempi quale campo d'indagine.
L'amore può perfino rovesciarsi da causa ad effetto, quando non sono le elevate qualità d'animo dell'altro che attirano, ma al contrario se ne rivestono l'amato anche se ne è totalmente privo.
A quali tipi d'amore potremmo riferirci? Fu Platone a discernere tra Amore volgare e Amore celeste. Si confrontino le sue teorie dell'Anima, e nel Simposio, dove esamina la pulsione del desiderio; Nel Fedro: lo definisce in un modo che sarà, anche in altre forme, sempre citato: l'amore è desiderio di ciò che non si ha o di ciò che non si è. Anche oggi infatti, amore è vivere nell'altro la propria insufficienza. Con il concetto della Venere Volgare e quello della Venere Celeste si passa dal “sensibile” all'”intellegibile”.
Ma in realtà, come ha concepito l'amore la filosofia ? Il filosofo per sua natura intellettiva non dovrebbe amare. Da Socrate a Sartre (“L'uomo è una passione inutile”,dice quest'ultimo). Perchè la passione è delirio che ostacola l' argomento logico a favore delle decisioni attive. Dove c'è una scelta razionale non ci può essere amore. Questo andrebbe canalizzato verso la professione, verso la creazione artistica, l'opera letteraria; oppure in un grande amore per l'umanità ( io la chiamerei solidale compassione per sorte condivisa) e per il vero; in una filosofia passione universale. E se le arti pure redimessero dall'esistenza priva di senso?
Per il cristiano amare è un darsi, non un prendersi; Amor concupiscentiae è è possesso, Amor benevolentiae è volere il bene dell'amato.
L'amore romantico reintroduce il tema della sessualità sublimata nel congiungimento, anche distruttivo degli spiriti amanti.
Freud riprende aspetti platonici e romantici. Eros non è solo istinto sessuale; è anche l'energia della “libido” che attraversa la psiche e che se repressa sublima verso opere dello spirito necessarie alla civiltà. La distruttività dell'Eros è rappresentata dal Principio del Piacere e dal Principio di Realtà, e anche dal conflitto antagonistico di Eros e Thanatos. Vittorioso nel terzo millennio.
Per capire il senso che personalmente diamo a certo valori: Amore ,Libertà, Felicità, Etica, ecc. Senza pretesa di essere in grado di attribuire ad altri la capacità o meno di “saper amare” ecc. (indecidibile e indicibile) dovremmo oltrepassare le suggestioni delle parole dovute alle culture a cui ci riferiamo e chiedere a noi stessi come sappiamo estrinsecare i nostri affetti nella vita quotidiana.
Credersi “migliori non significa esserlo. Non basta essere buddisti, cristiani taoisti; non serve tacere sul' amore perchè chi ne parla non lo conosce (Rouchefoucald diceva il contrario); non serve passare attraverso mille avventure per sapere poi guarire con cognizione di causa gli altrui mali dell'anima. Probabilmente chi vi dice ciò dubita egli stesso di saper amare e proietta sugli altri il suo disamore.
Per esperienze di persona, e mio malgrado indirette, sebbene non generalizzabili, potrei dire che “l'uomo che ama è chi è stato colmato d'affetto durante l'infanzia, base dell'autostima dell'adulto. Ama se stesso e sarà capace di restituire ciò che ha ricevuto. Attraverso un autentico dialogo che fa parte dell'amore di dedizione e di comunione, unico modo per lenirsi a vicenda le sofferenze. Il viaggio alla scoperta di noi inizia da noi stessi e termina nelle cose fatte per arricchire gli altri,; sempre che le accettino. Oggi l'amore è possessivo ed egoista, né mai si riesce ad essere sinceri con se stessi. Eppure l'enorme bisogno di sostegno potrebbe essere accolto dal “colloquio psicologico” dell'amico comprensivo. Anche in un forum non professionale, perchè non c'entra con un “colloquio terapeutico.
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