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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 22-02-2008, 11.12.38   #11
pallina
...il rumore del mare...
 
Data registrazione: 15-01-2007
Messaggi: 279
Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

Citazione:
Originalmente inviato da falbala48
Cara Odissea,
quando ho iniziato la terapia, ho fatto un colloqui preliminare proprio per vedere se io e lo psicologo che avrebbe dovuto seguirmi eravamo compatibili.
Io sono totalmente profana, ma se ho dovuto fare questo colloquio vuol dire che la possibilità di non piacersi sia già contemplata.
non penso sia un semplice passare la palla ai colleghi, ma piuttosto un atto di grande autoconsapevolezza, riconoscimento dei propri limiti, e professionalità
buona fortuna

Ti quoto Falbala48 perchè due anni fà mi è successo qualcosa di simile. Avevo necessità di entrare in terapia ma "sentivo" dentro di me (e, in fondo fondo, sapevo anche perchè) che potevo affrontarla e volevo farlo solo con un uomo. La persona alla quale mi ero rivolta non poteva seguirmi per motivi di tempo e mi indirizzò ad una sua collega. Al primo colloquio accettai comunque di iniziare la terapia (nonostante lei, sapendo della mia richiesta, mi avesse detto di pensarci bene prima di decidere) anche perchè ero arrivata ad un punto critico e me ne rendevo conto. Ricordo solo questa sensazione: uscii dallo studio e fu come se, appena messo piede in strada, qualcuno mi avesse ributtato sulle spalle tutto il peso di cui pensavo essermi almeno un pò alleggerita durante quell'ora intensa di mio monologo. Tornando a casa non capivo...C'era qualcosa che mi disturbava profondamente, che mi bloccava, che mi faceva stare ancora peggio ma che non riuscivo a mettere a fuoco. Poi, come spesso mi capita, l'intuizione arrivò una notte.
Non volevo lasciarmi andare, non volevo trovarmi di fronte ad una donna eppure l'avevo scelta. Ero certa che se avessi accettato, la terapia non mi avrebbe portato a nessun risultato positivo. Sono riuscita poi a trovare ciò che andava bene per me e tutto si è risolto più che positivamente dopo un anno. A volte quindi non può essere solo una questione di "piacersi" o meno ma di avere bisogno (perchè forse la problematica lo richiede) di un terapista di un sesso piuttosto che di un altro.

Ora stiamo parlando di una terapia a pagamento ma mi chiedo: se una persona si rivolge ad una struttura pubblica, ha la possibilità di scegliere da chi farsi seguire?
pallina is offline  
Vecchio 29-02-2008, 13.19.28   #12
odissea
torna catalessi...
 
L'avatar di odissea
 
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

Grazie mille a tutti, di cuore.

Per hava (ma che fine avevi fatto, ti aspettavo) ho l’impressione che tu abbia colto bene di che cosa parlo….e te ne ringrazio.

Pallina mi pone la domanda da un milione di dollari, e fa bene. Dietro tutto questo c’è un pizzico di presunzione, c’è la frustrazione di non essere all’altezza e che l’Altro dica no, alla mia persona e ai miei sforzi?
Si, si, si.
C’è sicuramente questo, ma c’è anche dell'altro.
C’è la paura di disumanizzarsi e di vedere l’altra persona solo come un “caso”, e nello specifico di inquadrarlo come “caso perso”, etichetta che permette di alleggerire il tutto e farsi scivolare ogni evento addosso; la spersonalizzazione è un grosso punto di domanda, a volte la temi, altre la desidereresti.

Vi ringrazio tutti.
Purtroppo, proprio mentre l’altro giorno scrivevo qui, questa persona ne ha combinata una di talmente grossa che si è stati costretti a espellerlo….fine della storia, della nostra almeno.

Non ho dato questo titolo alla discussione casualmente: la relazione empatica, la relazione cioè che si basa sul sentire con l’altro o , come dice qualcuno, sentire con l’altro.
Io non ci riuscivo; non sentivo, non comprendevo.
Il suo NO alla vita e alle cose belle, alle persone che erano lì per lui a parlare per ore, a dargli un abbraccio, a portarlo di qua e di là, a rimproverarlo anche, questo no è stato, ed è, così forte e chiaro, che mi spiazza. Non sono mai riuscita a sentire cosa avesse nell’anima….da dove arrivassero e dove portassero tutti quei pensieri orribili che aveva nella testa. Perché? Da dove? Com’è che non riesce a godere di nulla della vita?
La vita è bella; ridere di sciocchezze è bello, stare insieme nei momenti opportuni, stare soli in momenti altrettanto opportuni, mettere le basi per un futuro, sentire che si sta crescendo….le donne per dio! niente, nulla, nessun significato per lui.
Rimane questa mia incomprensione di fondo, questa diversità così forte che mi è risultata invalicabile….e così deve essere stato per lui. Solo che per lui funziona così per il 99,9% delle persone che incontra: deve essere molto brutto, e molto triste.
odissea is offline  
Vecchio 29-02-2008, 15.18.19   #13
hava
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

Citazione:
Originalmente inviato da odissea
Grazie mille a tutti, di cuore.

Per hava (ma che fine avevi fatto, ti aspettavo) ho l’impressione che tu abbia colto bene di che cosa parlo….e te ne ringrazio.

Pallina mi pone la domanda da un milione di dollari, e fa bene. Dietro tutto questo c’è un pizzico di presunzione, c’è la frustrazione di non essere all’altezza e che l’Altro dica no, alla mia persona e ai miei sforzi?
Si, si, si.
C’è sicuramente questo, ma c’è anche dell'altro.
C’è la paura di disumanizzarsi e di vedere l’altra persona solo come un “caso”, e nello specifico di inquadrarlo come “caso perso”, etichetta che permette di alleggerire il tutto e farsi scivolare ogni evento addosso; la spersonalizzazione è un grosso punto di domanda, a volte la temi, altre la desidereresti.

Vi ringrazio tutti.
Purtroppo, proprio mentre l’altro giorno scrivevo qui, questa persona ne ha combinata una di talmente grossa che si è stati costretti a espellerlo….fine della storia, della nostra almeno.

Non ho dato questo titolo alla discussione casualmente: la relazione empatica, la relazione cioè che si basa sul sentire con l’altro o , come dice qualcuno, sentire con l’altro.
Io non ci riuscivo; non sentivo, non comprendevo.
Il suo NO alla vita e alle cose belle, alle persone che erano lì per lui a parlare per ore, a dargli un abbraccio, a portarlo di qua e di là, a rimproverarlo anche, questo no è stato, ed è, così forte e chiaro, che mi spiazza. Non sono mai riuscita a sentire cosa avesse nell’anima….da dove arrivassero e dove portassero tutti quei pensieri orribili che aveva nella testa. Perché? Da dove? Com’è che non riesce a godere di nulla della vita?
La vita è bella; ridere di sciocchezze è bello, stare insieme nei momenti opportuni, stare soli in momenti altrettanto opportuni, mettere le basi per un futuro, sentire che si sta crescendo….le donne per dio! niente, nulla, nessun significato per lui.
Rimane questa mia incomprensione di fondo, questa diversità così forte che mi è risultata invalicabile….e così deve essere stato per lui. Solo che per lui funziona così per il 99,9% delle persone che incontra: deve essere molto brutto, e molto triste.

Odissea carissima, ma io ti avevo risposto da un pezzo anche perche' il tema mi sta specialmente a cuore, ed a questo proposito conosco bene i nostri sentimenti e conflitti.
La tua paura di vedere un'altra persona come un "caso"?...Ma tu sai bene che come professionale certe volte non hai scelta :
1--per l'interesse del ragazzo stesso 2--per conservare l'obiettivita' necessaria 3--per preservare te stessa e continuare ad esercitare la tua benedetta professione.
Ma soprattutto ricorda che non sempre riusciamo ad aiutare.
Sono sempre lieta di ritrovarti.
hava is offline  
Vecchio 03-03-2008, 17.54.20   #14
feng qi
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Data registrazione: 15-10-2005
Messaggi: 560
Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

ciao carissima
ho letto tutto il post e visto che molto é stato ben detto un po' da tutti, aggiungo solo qualcosa di mio.

Io vivo qualcosa di simile a te e molto spesso lascio che il cliente/paziente decida cosa fare, ovvero se continuare un rapporto con me terapista o andar per la sua strada.

Prima mi dispiaceva molto il fatto di perdere strada facendo un paziente ma poi ho capito che dispiaceva molto al mio ego.
Adesso avendo avuto a che fare con le tipologie più svariate di persone tra cui anche autistici, ti dico di stare sempre attenta ad essere un poco egoista.

cioé tu sei molto altruista, ti fai tante paranoie su lui...ma chi si preoccupa di te?

Io non so se riesco a spiegarmi: che tu abbia un cuore é sicuro! che tu abbia un buo cuore, é altresì sicuro! Ma stacci attenta a questo tuo cuore, che nessuno, dico nessuno, vi entri e lo molesti, lo violenti silenziosamente, lo cambi.

Il terapista osserva e fa quello che può.

Ma deve sempre mantenere un tenero muro tra sé e l'altro se no si fa "curare" in malo modo dal suo paziente, ovvero si lascia perturbare, influenzare.

Stai ferma in te stessa sempre; non pensare che lui ti possa far crescere nei suoi modi perché scenderai dal tuo piano spirituale al suo e non sappiamo come va a finire.

Un abbraccio
feng qi
feng qi is offline  
Vecchio 03-03-2008, 19.49.34   #15
odissea
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Messaggi: 899
Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

Citazione:
Originalmente inviato da feng qi
ciao carissima
ho letto tutto il post e visto che molto é stato ben detto un po' da tutti, aggiungo solo qualcosa di mio.

Io vivo qualcosa di simile a te e molto spesso lascio che il cliente/paziente decida cosa fare, ovvero se continuare un rapporto con me terapista o andar per la sua strada.

Prima mi dispiaceva molto il fatto di perdere strada facendo un paziente ma poi ho capito che dispiaceva molto al mio ego.
Adesso avendo avuto a che fare con le tipologie più svariate di persone tra cui anche autistici, ti dico di stare sempre attenta ad essere un poco egoista.

cioé tu sei molto altruista, ti fai tante paranoie su lui...ma chi si preoccupa di te?

Io non so se riesco a spiegarmi: che tu abbia un cuore é sicuro! che tu abbia un buo cuore, é altresì sicuro! Ma stacci attenta a questo tuo cuore, che nessuno, dico nessuno, vi entri e lo molesti, lo violenti silenziosamente, lo cambi.

Il terapista osserva e fa quello che può.

Ma deve sempre mantenere un tenero muro tra sé e l'altro se no si fa "curare" in malo modo dal suo paziente, ovvero si lascia perturbare, influenzare.

Stai ferma in te stessa sempre; non pensare che lui ti possa far crescere nei suoi modi perché scenderai dal tuo piano spirituale al suo e non sappiamo come va a finire.

Un abbraccio
feng qi

ciao cara!
accidenti, che fortunata che sono, sei arrivata anche tu

che dire?
Tu ed hava mi confortate molto.
Credo di capire a cosa ti riferisci quando parli del dispiacere di perdere un utente (paziente nel tuo caso...ma ci sarà poi grossa differenza? c'è sempre stata una bella confusione di linguaggio e termini nei nostri "settori") e di come in realtà sotto giochi un ruolo significativo il nostro ego.
Ahi mé, ne prendo atto, ma con una certa serenità, consapevole che questi sentimenti rientrano nell'ordine naturale del mio percorso di crescita personale e lavorativo.
Tante cose, di questo rapporto, mi hanno messa in crisi, nel senso che mi hanno costretta a lunghe riflessioni e a svariate autoanalisi. In particolare, nell'ultimo periodo, mi era subentrata un'autentica indifferenza, come se avessi raggiunto il limite: le abbiamo provate tutte, ma se questa persona ha deciso così, ebbene, è liberissima di distruggersi la vita, si accomodi pure. Da qui, dal "crollo" delle aspettative che avevamo su di lui (probabilmente troppo elevate fin dall'inizio, frutto di una valutazione non obiettiva)e da questa "indifferenza", il passo che portava alla mal sopportazione e al senso di fastidio è stato breve.
Cercherò di non imboccare più questa strada, cercherò di fermarmi prima, questo è garantito

Ti ringrazio per le parole affettuose che mi rivolgi, ma credimi che non ritengo di essere una persona particolarmente di buon cuore, non sono eccessivamente altruista, nè eccessivamente egoista: cerco di barcamenarmi come tutti. Non mi occupo di queste cose perchè sono buona, e forse nemmeno sarebbe importante che io lo fossi o non lo fossi. Semplicemente mi affascina moltissimo "la materia umana", mi piace stare con le persone e avere la sensazione che in qualche modo la mia presenza è stata utile, ma non credo sia una cosa positiva vivere questo tipo di attività come una specie di "missione".
In cuor mio lo so che ci tengo a questi ragazzi, ma sono cose che è bene non dire, le si lascia trasparire giorno per giorno, privatamente, nel rapporto con loro, perchè è chiaro che hanno bisogno di sentire ce c'è un sincero affetto...e a volte viceversa, se ci sta. E' importante però che il lavoro non abbia il potere di farmi sentire buona perchè se ce l'ha, ha anche quello di farmi senire non - buona e, come è successo, avanti con le paranoie e i sensi di colpa!
Come l'aveva capito bene lui, che quando intervenivo duramente mi diceva "sei cattiva con me", mettendo in dubbio la legittimità di quel muro che naturalmente si deve creare in questi tipi di contesti e di cui parlate tu ed hava.
Sembrerà stupido ma avevo bisogno di sentirmelo ricordare da qualcuno di "esterno" .
Ve ne sono grata.
buona serata
odissea is offline  

 



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