Utente bannato
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Il cosiddetto "uomo nuovo".
Dall’articolo che segue, pubblicato alcuni anni fa sulle pagine di Repubblica, lo stereotipo del c.d. “metrosexual”, rivisitazione in chiave rosa dell’identità maschile.
Espressione di un decadentismo culturale incentrato sulle regole del mercato, del consumo e dell’apparenza o nuovo antropomorfismo emergente?
Espressione autentica di sé o edulcorata rappresentazione di stereotipi fashionable?
Mutamento culturale positivo o deriva del trash televisivo?
Uomo nuovo o nuovo consumatore addomesticato dal marketing della sfera estetica?
Cultura dell’autenticità o cultura dell’inautenticità?
Etico o semplicemente estetico?
Da osservare che, come specificherò più avanti, questa sorta di modello culturale sarebbe già stato superato dal c.d. heteropolitan, figura di contrario segno antropologico, ma analogamente agganciata ai must della cultura televisiva e della cronaca rosa.
A voi le risposte.
Metrosexuals: maschi,
metropolitani e modaioli
Per loro la televisione americana ha creato un programma
di consigli. Ma che cosa ne pensano le donne?
di ALESSANDRA FERRARI
METROSEXUAL, ovvero l'uomo nuovo. Definizione ibrida, naturalmente di paternità americana, che individua i maschi di nuova generazione, radicati nelle metropoli (da cui il suffisso metro), attenti consumatori di prodotti cosmetici avanzati, patiti di shopping ricercatissimo, buongustai raffinati. Per loro si è mobilitata l'editoria, che continua a sfornare riviste patinate interamente dedicate al "nuovo maschio", ma anche la televisione, che per loro ha creato, negli Stati Uniti, una trasmissione "Queer eye for the straight guy" in cui un gruppo di esperti look maker rigorosamente gay (i Fab Five) offre consigli di stile e comportamento agli etero per essere veramente "straight", giusti. E naturalmente è attentissimo il mercato, che crea prodotti "di confine": ricercati come quelli per le donne, ma pur sempre maschili.
"Metrosexual" è una termine coniato un anno fa da Mark Simpson sulle pagine di Salon.com, una rivista on line statunitense. Simpson si rifà a una puntata del telefilm cult "Sex and the city", in cui la lingua tagliente di Carrie accennò per la prima volta a "una nuova razza di maschi eterosessuali generatasi a Manhattan a causa di eccessiva esposizione a moda, cucina esotica, musical e antiquariato". E quando una nuova categoria sociologica trova la sua immagine in un telefilm (vedi i trentenni di Friends o i "mafiosi" di The Sopranos, per citarne alcuni) è rapidamente destinata al successo, non foss'altro perché se ne accorge la pubblicità e il mercato si gonfia di prodotti rivolti a nuovi potenziali (e nel caso specifico anche facoltosi) acquirenti. E poi lo star system ne offre l'icona, con quel David Beckham, vero e proprio guru del metrosexual, oltre che idolo per i gay.
Il vantaggio di questa definizione, dice la comunità gay, è che finalmente si separa l'omosessuale vero dall'etero che è sceso a compromessi con il suo lato femminile. E si lascia volentieri trascinare dalle mode, dai trend, che scova l'ultimo ristorante etno-chic.
In "Queer eye for the straight guy", trasmesso dalla tv satellitare Bravo, questo è evidente. I Fab Five danno consigli perché gli etero conquistino le donne attraverso le armi che queste ultime hanno sempre utilizzato per conquistare loro. E il successo proprio tra le donne del programma confermerebbe la bontà della trovata. Alle donne, insomma, non dispiace l'uomo che le sappia portare nel locale giusto, che non sbagli il calzino e che profumi dell'ultima fragranza di Cavin Klein.
Sarebbero out, quindi, tutte quelle che non ne possono più degli uomini che occupano i pochi spazi residui nei saloni di bellezza, quelli con cui andare a fare shopping diventa un incubo perché ti trascinano da una parte all'altra per cercare le scarpe "fichissime" che sono di moda a Londra.
Il segreto, per i pubblicitari, come per gli editori, sta nel trovare il giusto equilibro di maschile e femminile, cavalcando la linea di confine che separa i gusti del metrosexual da quelli del gay così come da quelli delle donne. E così una famosa marca di deodorante si pubblicizza con spot in cui un uomo al bancone di un bar osserva insistentemente un'altra donna. situazione comunissima, ma accanto a lui c'è la fidanzata che, in una versione insolita di gelosa "comprensiva" gli fa: "Carina quella, eh?". Nuova complicità o semplicemente rassegnazione?
(4 ottobre 2003)
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