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12-02-2008, 18.28.42 | #4 | |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Riferimento: L'incomunicabilità nelle community
Citazione:
Nessuna morale, dunque, riguardo a nessun atteggiamento, siamo umani... e non so se vi sia la possbilità di far svanire questi “bisogni”, semmai come dici diventarne consapevoli: per esempio trovo sia diffuso adulare il “gentil sesso” con artifici intellettuali che si vedono lontano un miglio essere forzati, a volte, solo per ottenere lo scopo di avvicinare il sesso su citato, anche solo per strappare un sorriso od un abbraccio compiaciuto; in questa sezione in particolare noto a volte atteggiamenti del genere: beh... a parte uno strisciante ed intellettuale sessismo di ritorno, come se le donne non fossero capaci d'individuare tali tipi d'atteggiamento, non devo citare Freud per sapere ciò da dove deriva... basta esserne consapevoli, come dici, e giocare con le maschere che ci siamo via via costruiti così da far perdere il loro controllo su di noi e stare meglio noi e dunque gli altri... la vera libertà, forse, e ripeto forse, consiste solo in questo. Un forum come questo potrebbe essere utile a tale scopo, anche se, come ho detto, potrebbe tendere a favorire l’effetto contrario e spesso, temo, agisce in tal senso. Ciao VeraLuce... |
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13-02-2008, 10.27.10 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: L'incomunicabilità nelle community
Citazione:
Gentile nexus, fa piacere incontrare qualcuno che non ti scaglia pattume, ma si confronta. Tenterò di risponderti punto per punto. I forum sono potenziali comunità, ma l'interazione si sostiene sull'unico flusso di parole,dove più facilmente verità e menzogne sconfinano e si confondono. Manca la relazionalità concessa dalla visibilità non anonima, che definisce ruoli e che soffonde di espressività le parole, o le modera. Il “gruppo faccia a faccia di un rapporto duale a parer mio è la forma migliore, se c'è sintonia per qualche affinità. Sì, qui sono presenti “meccanismi di difesa”, come la “proiezione” che attribuisce ad altri propri difetti non accettati; la “rimozione” delle parti di un discorso che dista dalla propria visione del mondo; la “negazione” di verità che turbano; le ”sublimazioni” ( la “poesia” che coinvolge pure me stesso), ecc. La Rete rendere palesi disturbi psicologici, se erano latenti o preesistenti. Per semplificare un discorso si deve raggiungere un non facile e armonioso equilibrio di scrittura. L'efficacia, che è il contrario dell'”effetto”, si rende con la concisione priva di tortuosità speso usata per nascondere un pensiero confuso, a volte pure allo scrivente stesso,se non inesistente; oppure, nelle intenzioni, autorevole. Sempre verifico il rapporto tra idee espresse e parole usate, mio e altrui. Le poesie che fanno balenare una condizione umana condivisa, sono quelle più essenziali. Quattro versi possono dire più di un trattato. C'è ritmo e suono, ma non preziosi orpelli rivolti a palati mediocri. (Musa, la lima ov' è? Disse al dea:/ la lima è consumata; or facciam senza/ ed io, ma di rifarla/ non vi cal, soggiungea, quand' ella è stanca?/rispose: hassi a rifar, ma il tempo manca – Leopardi, da Scherzo). Proprio così, il lavoro di lima richiede tempo e fatica, oltre che discernimento. Le parole di certi testi possono essere dimezzate senza che nulla vada perduto: è un suggerimento agli aspiranti giornalisti, da adottare con senso della misura. Non intendevo gli esercizi “stilistici” quali sperimentalismi o rimaneggi artificiosi, oggi molto in voga. Sono altresì d'accordo che pure un linguaggio ellittico e troppo scarno può risultare ostico. La polisemanticità della poesia metaforica è un pregio, come l'”opera aperta” che richiede la collaborazione autore/lettore; anche in nostre ri-letture, dove ogni volta scopriamo significati aggiuntivi. Ma io intendevo più gli odiosi travisamenti per sminuire gli altrui elaborati disturbanti e innalzare la propria carente atutostima, pure attraverso l'immancabile applauso dei conformi. L'irrepetibilità di una frase spontanea è un lampo di genio, e sta soprattutto alla sensibilità dell'autore a decidere se non occorrono modifiche. Nei forum non si riflette anche per la frettolosità richiesta dai molti interventi (è il numero accanto al nick che rende onore; quantità Vs qualità) se non si tratta del narcisismo di chi è assolutamente disinteressato alle nostre idee (accorgersene è facile). Personalmente prima di rispondere leggo con attenzione e glosso; non solo perchè sono curioso di sapere cosa pensano gli altri, ma altrimenti, come farei a decidere dove concordo e dove dissento? Uno scambio d'email privato e non sincrono è superiore a uno scambio in un forum pubblico. Se gl' interlocutori hanno davvero qualcosa da dirsi, sia sul piano degli argomenti comuni, sia che delle confidenze. Nulla da dire sulle chat, ma mi sono estranee se si sostengono soltanto su nonsense e tronfie immagini. Il bisogno di “esserci” è legittimo,se si considera il Pc quale “mezzo” (mai fine) da usare nel migliore dei modi, senza usare gli altri o farsi usare. “Esser-ci”, tu dici, ed “essere” non vuol dire apparire in modi subdoli e con autoinganni, anche per paura d' incontrare se stessi. I problemi che appaiono nei vari forum sono variati e importanti: non so se lo sono altrettanto i modi con cui si affrontano ,evitando evasive superficialità, banalità consolatorie o incauti consigli. La relazionalità femminile si distingue per un maggior interesse alla psicologia, al mondo affettivo ed emozionale,per tradizionale educazione imitativa che ha per modello più la madre che che il padre. Noi maschi tendiamo a porci sul piedestallo della saccenza; qualcuno manifesta una sicumera su ciò che non conosce, altri hanno maggiori conoscenze ma meno certezze. Alcuni abbagliano , colpevolizzando chi ha avuto modo di sapere quel qualcosa in più che va svalorizzato. Sono proprio i vacui ammantati, i più gettonati. Perchè modelli identificativi, nella nostra società acritica e suggestionabile, disabituata a una formazione permanente. Non disconosco l'incomunicabilità filosofica,ma qui alludo alla dis-comunicazione non tanto di origine metafisica. Lo so che anche in chi si ama si vede un rimando della nostra immagine, che a volte contribuisce all' autoconoscenza. Se non è una personale creazione idealizzante. Non potremo mai uscire del tutto da un mondo soggettivo di percepire le cose. La coscienza personale è invalicabile. Anche la “libertà” di un asceta infine diventa prigione del suo estremo individualismo. Ma io intendevo più l'autoadorazione del narcisista che non è da confondere da un solitario in rivolta. L'uomo autocentrato si preoccupa di far credere ciò che pensa di essere e di sapere, e viceversa, prende lucciole per lanterne. Li trovi dappertutto, in politica, nella cultura, nei ruoli umanitari, ecc. il mondo online è condizionante: si deve far accettare un'identità che sovente è null'altro che una maschera che non calza a perfezione. Si entra con il proprio bagaglio di pregiudizi verso la “diversità” di altri modi di porsi come dialoganti. Da contrastare, se si vogliono ottenere i consensi della comunità, nelle mani dei più ovvi e visibili figli del tempo Lo scontro di culture dissonanti dalla propria genera flame. Si diventa comunità e non più aggregato anarchico; con reciproche condivisioni e condivisi orientamenti sottoculturali e di pensiero, adottati a livello subconscio. Si ha capito che ciò che si dice, e come si dice, determina il tipo di persone che ti risponderanno. Prevale la contrapposizione piuttosto che l'interazione, ed il riferimento implicito è lo standard di gruppo, che trasforma in comunità. Più che dibattere , ci si difende spesso maldestramente dalle confutazioni residue e inopportune. Ho assistito a tale metamorfosi, nel tempo: ristagno ideativo per un appiattimento routinesco che devitalizza l'individuo ed il gruppo. Mi sfugge su quali basi Goleman si possa definire banale, Perlomeno il suo primo “intelligenza emotiva” del '97, che conosco bene. In tempi in cui si disserta sulla emozioni senza nemmeno sapere cosa sono. A congiuntivi e condizionali non rinuncio: andrebbe perduto il mio spirito possibilista. |
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