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05-02-2008, 13.37.53 | #3 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
Citazione:
Carissima donella, la "creatività" è contestuale, secondo la disciplina e gl' intenti. Comunque secondo me valgono sempre ceri accorgimenti, o inclinazioni personali. E' saper vedere cose anche vecchie con occhi rinnovati, reinquadrare ciò che è già saputo, ridefinire concetti in modo più ampio e compiuto, ecc. Freud ristrutturò genialmente l'inconscio già dai classici intuito, ecc. Che devono seguire una loro logica, ben avvertita e assecondata da studiosi del campo. E' interdisciplinarità: individuare relazioni e connessioni nuove tra cose conosciute che ai più sembrano estranee e distanti, mai pensate, mai considerate, ecc. Eppure "funzionano". E' discernimento e rielaborazioni per aggiunta e sottrazioni alternate e mai concluse,; è curiosità e ricerca, non solo e non tanto "sapere", ma pure sapere dove si potrebbero trovare le informazioni che ci occorrono. Non è quantità di vocaboli desueti ed impropri, metafore azzardate quanto ermetiche, incomprese spesso allo stesso che le ha scritte. Gli esempi, se vuoi sono infiniti, nei forum. Non è maldestra imitazione di stili, non è kitsch che banalizza la cultura con illusorie pretese, non è tecnica di collage ; non è pregiudizio ammantato da orpelli verbalistici Oggi una delle grandi sfide linguistiche sta nel riuscire a esprimere concetti complessi , dove le parole corrispondano a ciò che si pensa, con elementi semplici e comprensibili ai più ( nei forum si potrebbero fare interessanti analisi) della propria cerchia. Pur non rinunciando a un registro linguistico pertinente , appropriato, "lessicale", richiesto dall'argomento in questione. Il nonsense provocatorio è una tecnica, ma fine a se stesso è nulla. Si usa nel brainstorming, nelle tecniche di pensiero laterale (De Bono), quale scintilla che rimescola le sinapsi usato nei gruppi per un susseguente filtraggio selettivo, per vedere se a volte rimane qualcosa di buono. In altri contesti? Un solo verso poetico che emoziona e fa riconoscere una condizione umana, un sentimento condiviso. E' vedere nel banale l'essenziale che altri non notano perdendosi in dettagli svianti e superflui ... capacità di riorganizzare con flessibilità schemi mentali condizionanti. I grandi poeti non hanno bisogno di trucchi come i dilettanti. Non temono di usare anche parole di ogni giorno: "Ed è subito sera"; "Dolce e chiara è la notte e senza vento" ... ma Leopardi non avrebbe creato la magia poetica se avesse scritto "La notte è dolce , chiara, e non c'è vento": eppure le parole sono le stesse. E' recensire un film, un romanzo, con un'originalità mai arbitraria, mai gratuita, con confronti, con acume sulla psicologia dei personaggi, ecc. C' una creatività filosofica, psicologica, di scrittura argomentativa, di scrittura letteraria, ecc. sempre distinguendo. Il moderatore, che non sia solo un censore, non so se richieda arte, ma sì una grande professionalità, e soprattutto pratica con i gruppi, oltre che un'inclinazione con doti che ho altrove illustrato; del buon comunicatore in contesti di sostegno, in contesti di lavoro, ecc. E nella avita? Ovviamente saper fronteggiare con duttilità le situazioni sempre mutevoli e imprevedibili poste dalla vita. Vorrei scriverti avanti, per varie pagine ma non ho il tempo necessario. E poi è martedì grasso. |
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06-02-2008, 01.22.29 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-06-2007
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
Lieta di veder condivisa la contestualità della qualità "creativa", in mancanza di diverse indicazioni penso di non andar fuori tema se continuo a chiedermi della sola scrittura creativa in un Forum come questo che ci ospita.
Con piacere ti leggo. E poi (dopo) non posso ignorare la venuccia d'inquietudine che m'attravesa nel ponderare elementi semplicissimi : sono integralmente d'accordo con tutto quel che dici; sono abbastanza fiduciosa nel fatto che la maggioranza dei frequentatori di questo Forum sarebbe altrettanto d'accordo con te, e dunque anche con me; ....ciò non toglie che - in questo contesto - una scrittura che rispetti i tratti salienti da te tracciati resti non particolarmente frequente e, quando c'è, secondo me s'intende, appartiene a chi "parla in proprio"; dove "parlare in proprio" non è affatto sinonimo di "parlare a vanvera" o di "svegliarsi filosofi". Certo che c'è, fra chi "parla in proprio" , chi parla a vanvera e chi si sveglia filosofo. Ma, Arsenio, non c'è forse il vanveraro o il ridestato filosofo anche (e/o peggio) tra chi s'aggrappa a puntelli "certi".... che certi magari sarebbero se l'avesse capiti? O tra chi s'avventura in tenebrosi accostamenti del noto non ancora accostato per la necessarissima vivisezione della doppia punta del capello che non c'entra nulla? Volendo, Arsenio, dovrebbe ammettersi che il bluff creativo è molto più ampiamente agevolato dal mutuare concetti da fonte illustre e testualmente citati di quanto possa esserlo dal compiere il primo atto creativo nella formulazione di una propria visione. Come dire che "vuoto" o "pieno" possono trovarsi dietro ogni forma espressiva. Ma il ricorso allo sbandieramento del noto ed illustre agevola alla grande il mascheramento del vuoto! Tutto per dire, come ci ripetevano al liceo: "ovvio che conta "sapere"! dove "sapere" è quello che ti resta quando hai dimenticato tutto. Non quando ancora ti senti perso se un concetto non lo colleghi all'autore e l'autore al movimento e all'epoca". Vedo la creatività.... un po' come l'amore : il bimbo amato non irradia l'amore ricevuto, irradia quell'immensità in più che l'amore ricevuto ha fatto lievitare in lui. Ecco, direi che il sapere sta allo scrivere creativo come l'amore ricevuto sta all'amore trasmesso: al centro , a far tutto tutto tutto, ... comunque la genetica! Torno serioso-pratica sulla sola creatività e chiudo: a parità di riferimenti colto-fondati, per me resta un FATTO - in questo contesto - che - quando con parole mie ti dico quel che desidero dirti.... a) ti invito al dialogo sereno, b) ti offro senza mistificazioni dell'origine tutto quello che davvero ho capito di quello che so; c) inevitabilmente ti offro la mia creatività che sempre è implicita in quel che sono in sistema con quel che so, poichè di quella son fatta io stessa. - quando con godibili sorvolate di luoghi più o meno noti... buttò là più o meno intentati accostamenti interrogativi barricandomi dietro la fedele citazione (di un pezzettuccio del dire Altrui)..... a) rischio di attribuire ad Altri intenti mai tentati, b) nulla o quasi ti dico di quel che ho davvero interiorizzato dell'Altro e Alto citato; c) ma AAAA in ordine d'importanza PRATICO-DIALOGICA: ti distraggo e stanco da sfinire per l'elemetare ragione che OGNI riferimento ad Autori e rispettive scuole di pensiero ti obbliga (da persona seria) a DISTRARTI sulla collocazione dell'autore (per la necessaria decodifica del citato) PIUTTOSTO che sull'interrogativo o idea in se stessi! Arsenio: moltiplica 'sta fagtica per l'accostamento tra cinque autori.... e forse (forse) scopriamo perchè tante discussioni non hanno seguito.... Ti posso copiare il bacio? |
06-02-2008, 14.09.02 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
Citazione:
Carissima è vero, anche il partire dalle premesse del noto e approvato per consenso comune, non assicura un'argomentazione corretta, forse sì... originale Lo sapevano bene i retori classici. Si possono avere premesse corrette, note, consolidate, e consequenziali inferenze corrette e va OK; si possono aver premesse scorrette da cui derivano ragionamenti inficiati; ma si possono avere premesse ineccepibili, note, approvate ,ecc .ma ne possono seguire conclusioni errate ! Le premesse andrebbero sempre esplicitate, se sono implicite il discorso si può tramutare in eristico, cioè finalizzato solo ad ottenere ragione, a qualsiasi costo. Parole truccate. Il mio riferimento è sempre la Retorica aristotelica con relativa logica informale (per ora tralasciamo quella formale) Unita alla teoria dell'informazione, più che altro in senso metaforico, per capire se si fa un discorso ovvio o entropicamente caotico, a cui non sfuggono nemmeno, a volte, grandi giornalisti. Così come un luogo comune può essere nascosto sotto abbellimenti anche abili, Non comprendi subito la miseria dell'idea celatain varie colonne. Sono i vanverai, i cianciatori, i cialrlieroni i chiacchiericci, ecc. . Poi ci sono i filosofi del buon senso o naif, che dicono, filosofare è esprimere ciò che si pensa soggettivamente del mondo, va sempre bene, tutto fa brodo. Ancora i censori. Sono gli esperti di un filosofo (spesso unico) ed ai più sembra che sappiano di lui vita morte e miracoli, ma trovano sempre chi lo conosce un pochino meglio e nota che omettono, in genere per ideologia, certi concetti che non fanno loro comodo, che contrasterebbero troppo la personale visione del mondo, spesso schierata. Come sai i grandi pensatori spesso espressero anche idee contrastanti e senza manifestare rigidi dogmi. Ho conosciuto un popperiano, che prendeva diverse cantonate, oltre che addomesticare troppo il filosofo alle sue idee piuttosto retrive. Ognuno deve riconoscere i propri limiti: io non posso essere Woody Allen,anche se mi piacerebbe Alcuni vivono di rendita: hanno avuto qualche idea originale, e poi la ripropongono in varie salse per tutta la vita (es. Alberoni) In qualche misura anche Galimberti è ripetitivo, ma ammiro la sua cultura interdisciplinare, le sue idee divergenti,le sue risposte adeguate. L'amore è maieutico, come il sapere; deve tirarci fuori il meglio. E' prenderti per mano e condurti all'incontro con te stesso, come dice Exupery ... citazione! Dai , bacchettami un po' che mi piace La mia tecnica per capire cosa scrivono gli altri, anche negli autoracconti parlati, è a imbuto. Comprendo, per sintesi, l'essenza anche di discorsi tortuosi ed involuti, ne traggo il succo e poi decido .... se dice qualcosa per me significativo. Oggi ho scritto di getto, quasi come in una chat ... lo noti? Infatti, mi sono più congeniali ... se condotte con un po' di creatività ( mi riescono meglio min tal senso) e con non troppe immagini. Credo che mi trasferirò Non fotocopiare i baci altrui, elargisci quelli che tu hai |
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07-02-2008, 15.08.47 | #6 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
Citazione:
Ovviamente sperando che tu non ti trasferisca.... ma vedi che meraviglia quando si parla "in proprio"? Si, insomma : quando (secondo te) si chatta! Esempino scioccherello ma non troppo: io scrivo "Ti posso copiare il bacio?" tu rispondi "Non fotocopiare i baci altrui, ecc.". Posto che "copiare" sta per "replicare" "riprodurre" .... qualunque cosa (uno scritto, un detto, un gesto, un dipinto, una scultura, una postura, e così via all'infinito)... E, posto che "fotocopiare" sta per "replicare" "riprodurre" ... esclusivamente ciò che è graficamente espresso (è fotocopiabile uno scritto nella sua materialità, è fotocopiabile un'immagine piatta.... già non lo è un dipinto, men che mai un detto, o un gesto, o una scultura o una postura, e così via per l'infinito di ciò che non è graficamente espresso su superficie piana).... perfetto mi torna per esemplificare quel che cerco di dire, e cioè : ipotizza di consultarti sulla mia domanda girandola testualmente : "Donella mi chiede <Ti posso copiare il bacio?>". Il tuo ascoltatore sa , di te, soltanto che ti stai ponendo questa domanda. Nulla sa di come l'hai intesa.... e se vuol risponderti deve chiedersi , almeno "che tipo è Donella" e "che intende per <copiare>?" ... e dunque perder tempo su questo... nel dover istituire un ponte tra lui e Donella.... un ponte che passa sopra te e che non interessa nessuno. ora ipotizza di consultarti sulla stessa mia domanda girandola come da te letta: "Donella mi chiede se può fotocopiare il mio bacio". Il tuo ascoltatore, intanto, sa con certezza com'è che hai letto la domanda. E' intuitivo, credo, come in questa formulazione tutto il campo d'osservazione (chi è Donella compreso) sfumi in secondo piano, giacchè il punto focale della domanda diviene quell'interessante "fotocopiare" che hai tradotto tu, e che è sicuramente la tua lettura. Se riflettiamo sul fatto che chi rispondesse alla TUA domanda dovrebbe soddisfare una TUA esigenza di confronto (non l'esigenza di confronto con Donella).... è forse particolarmente sano e saggio che conosca la TUA traduzione intima dell'assunto di partenza. O no? In termini di creatività, poi, : la tua traduzione in parole tue (sia che accresca sia che riduca il portato potenziale del detto altrui : questo dipende dalla creatività nella lettura!) in ogni caso crea entità nuova e diversa rispetto all'assunto d'origine. E in ogni caso è la TUA metabolizzazione del detto che va oltre il già detto, perciò stesso risultando creativa. Tanti baci tutti miei miei (aggettivazione involontariamente quasi onomatopeico-miagolante rigorosamente senza velleità creative). |
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09-02-2008, 11.37.36 | #7 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
Citazione:
Non esistono verità, se non personali interpretazioni, ed io posso dirti come la vedo. A riflessioni non è in auge, ma altri forum si sostengono con i “copia e incolla” sovente quasi senza commenti. Parfrasandoti, potrei dire “Odio i “copia e incolla”, dimmi qualcosa di tuo. O almeno commentalo in modo adeguato, affinchè conosca il tuo punto di vista “sottostante” al testo che presenti. Le emoticons, smiles, faccine, ecc. sono segni-simboli : rido, piango, ammicco, in questo momento che ti digito, che sono stati affettivi non sottoposti a volontà, se genuini: significa: se tu mi vedessi , ora sono così. Un bacio è diverso, presuppone una volontà. Con un'immaginazione un po' surreale, potrei dire che se fossi in quel momento uscito dal tuo monitor avrei detto “eccoti il bacio preannunciato”. Nel momento che tu “copi” il mio bacio , avresti dovuto conoscere questo particolare, dell'intenzione non condizionata, di baciarti comunque in caso di magica de-virtualizzazione, sottostante al mio bacio. Quindi copiarlo presuppone sapere anche le implicazioni sottostanti al simbolo lanciato. Per cui ora, se esci dal mio monitor, saresti costretta a baciarmi incondizionatamente,anche se la tua è stata una frase convenzionale, e se per principio non baceresti a priori uno sconosciuto nemmeno su una guancia. Concludendo è meglio non fotocopiare i baci (virtuali altrui) perchè,simili all'apparenza, possono veicolare intenzioni diverse. E relativi debiti esigibili. Lo so, che è maledettamente complicato, ma anche tu non scherzi .... potremmo discuterne ancora un po' riferendoci alla “riproducibilità delle opere d'arte nell'era della tecnica, di Benjamin che stravolge l'unicità irripetibile, impossible da frure pe via mediata, di un manufatto artistico,con tutte le implicazioni, ecc. ecc. ..... e farne una tesina .... ps. non l'ho fotocopiato, altrimenti, non si sa mai, potrebbe toccarmi di dover miagolare anch'io |
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09-02-2008, 15.20.55 | #8 | |
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
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Non mi sento "distratta"... eppure mi sono persa! Proviamo a resettare. Si parlava di creatività nella scrittura. Io sostengo che ce n'è necessariamente molta (persino involontaria) in chi parla in proprio, e che potrebbe essercene pochissima in chi , citando, ricorda il già noto e diversamente conoscibile. Poi aggiungo che nessuna delle due modalità espressive può prescindere da un patrimonio di conoscenze, solo che nel primo tipo di espressività si ha modo di intendere cosa è stato interiorizzato , dal postulante, del patrimonio comune già noto e diversamene conoscibile; mentre la espressività del secondo tipo , nel lasciare al riparo il postulante dall'azzardo d'ogni interpretazione, resta fondamentalmente sterile come ponte umano-conoscitivo, poichè replica ciò che non necessitava affatto d'esser replicato, e poichè infatti, se riportato testualmente, è identico se riportato da Tizio o da Caio, ma è in entrambi casi inferiore a quanto leggibile per intero dalla fonte originale, possibilmente integrale. A piccolo e modestissimo suffragio , esemplifico con quel che accade a noi due mentre parliamo: ossia che tu mi traduci in "fotocopiare" quel che io scrivo "copiare". Poichè mi hai tradotta, io apprendo della tua lettura. Se tu mi avessi citata testualmente, questa tua lettura non l'avrei mai immaginata. Presupposto non implicio, poichè esplicitamente premesso : "copiare e fotocopiare" non sono la stessa cosa. Fotocopiare è sottocategoria di copiare, e non, ovviamente, viceversa. Anche nell'uso simbolico-metaforico dei termini copiare-fotocopiare (se non parliamo a vanvera) dovremmo ritrovare la saliente gerarchia fra i due termini. Che oggetto (di copiare o fotocopiare) fosse un bacio o una stella alpina o un libro.... non capisco: cosa c'entra l'analisi del bacio e dell'emoticon "bacio" col fatto che se io scrivo copiare e tu leggi - e poi scrivi - "fotocopiare" ti "leggo" CREATIVAMENTE meglio che se tu mi ripetessi fra virgolette il mio "copiare"??? |
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11-02-2008, 10.57.15 | #9 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
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Cara donella, ti comprendo. In un forum preferisco parlare d' informatività più che di creatività. Perciò ti ripropongo un 3d di qualche tempo fa sull'argomento, e che prendo sempre come punto di riferimento. Sarebbe un riferimento anche valutando un tema scolastico, come griglia valutativa. Non si può pretendere creatività, semmai evitare ridondanze, tautologie, ripetizioni, banalità indiscusse, all'interno del tema; riformulazioni di cose già espresse, ecc. Si valuta sempre anche il rapporto tra parole usate e idee espresse, “originalità” ( senza eccessive pretese),; pertinenza al tema, indebite digressioni ... è già abbastanza,ti pare, per un alunno? Può pure capitare un genio, ma in tal caso più che creativo in genere è ritenuto pazzo o perlomeno semideficiente. Anche l' ”informatività” oggi non è molto diffusa. Fotocopiare mi sembrò più adatto per un' emoticon. Piccolo e modestissimo suffragio? smettila di sottovalutarti, solita pecca di voi femminucce. Per il resto l'idea sarebbe carina e da continuare; ma rischieremmo di dissertare su cose del tipo “perchè una sedia ha quattro gambe invece di tre? ... ... pardon ... ... “gambe” tra virgolette, perchè una sedia non può avere gambe, mica è un persona. Ci credi? Fu un'osservazione egli oscurantisi medioevali. " " ti va bene tra virgolette, mica è un bacio sul serio .... Essere informativi e veritieri è il massimo di una comunicazione riuscita? Jacobson si rifiutò di affermare che una conferenza non era riuscita perché l'informazione sarebbe stata nulla (superflua). Infatti non si dice mai che la propria conferenza non è riuscita. L'atto comunicativo informa solo se elimina o riduce l'incertezza del ricevente: se si dice ad una persona tremante di freddo che fa freddo. Non la s'informa,come pure se gli si dà un indirizzo in una strada dove c'è una sola casa. L'uso di parole inutili nell'espressione del pensiero, l'ovvio, il prevedibile, il convenzionale,il già detto, le ripetizioni ,ecc. sono superflui. Avere stile è essere imprevedibili: “un mare blu” non sorprende; “Ogni primavera spuntano i fiori” comunica al massimo,ma non aggiunge nulla a ciò che già sappiamo. Ma attenzione a non cadere nel rischio di fabbricare sorprese fini a se stesse, artifici e false originalità,senza alcuna funzione significativa da poter socializzare in modo produttivo. E' possibile applicare la Teoria dell'Informazione (ordine, disordine, ridondanza, predicibilità) agli scritti? Sì, ma più che altro in un senso intuitivo. Quale concetto di comune accezione e non nel senso tecnico e quantitativo (seppure non mancarono i tentativi) ma allo scopo di promuovere una nuova razionalità qualitativa. La comunicazione informa se annulla o riduce incertezze, se crea sorpresa. Perciò esporre concetti ricavabili dal contesto, ovvietà speciose, vacuità di stereotipi, frasi fatte, digressioni improprie, ecc. è ben diverso dl riconoscere i vari aspetti del reale spaziando nell'ampio repertorio dei possibili punti di vista e variabilità di locuzioni. Evitando anche una trasformazione pleonastica sul piano formale, con troppe parole rispetto alle idee espresse. Intralciano la chiarezza e raramente hanno una giustificata funzione di ripetizione per rendere maggior espressività, scopo rafforzativo o per far meglio assimilare un concetto didattico. Gli scritti migliori si rivelano quelli rifiniti più con il sottrarre che con l'aggiungere parole. Ma si badi che ridondante può essere uno scritto di 10 righe, se ne bastavano 5 per dire la stessa cosa, mentre può non esserlo un trattato di 300 pagine. Il criterio è l'equilibrio che si può raggiungere con un corretto e armonico rapporto tra parole e idee. Pertinenti, informative, chiare, veritiere. Secondo Umberto Eco, che non disconosce il pericolo di superficiali trasposizioni di teorie formali, la Teoria dell'informazione potrebbe quantificare quella umana, rivelare la banalità o l'originalità in un sistema di significazione. In conclusione, applicare tutte le complessità della Teoria dell'informazione agli scritti è azzardato. Ma riferirvisi in un senso metaforico potrebbe farci accorgere di nostri e altrui concetti non informativi, superflui, troppo ovvi,e a volte avviluppati in periodi tortuosi. Qualche esempio Se dico “piove” e sta piovendo (a chi mi sta accanto) dico la verità, ma non informo. Se dico “piove” mentre splende il sole (a chi mi sta accanto) non dico la verità,ma secondo la TI, deludo l'aspettativa e perciò informo. Ma con una “sorpresa” fine a se stessa e inutile. Se dico “piove” e sta piovendo, al telefono, al mio amico di Londra,informo. E se dico “Piove. Dalle nubi ora stanno cadendo gocce d'acqua che bagnano la terra,le case, gli uomini, gli animali, sono ridondante. Oppure uno scrittore, un poeta. In tali casi la ridondanza può essere ammessa. Ma solo se è funzionale ad accrescere l'espressività. |
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11-02-2008, 15.28.36 | #10 |
Ospite abituale
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Riferimento: la scrittura:quando è "creativa"?
Caro Arsenio,
tu (bontà tua) mi comprendi. Io, invece, (limite mio) non del tutto. Però ho una proposta da farti. Ricordi quando abbiamo giocato all'autoconoscenza via Forum? Bene: mi avevi dato un'autorizzazione, e ... mi sarebbe utile avvalermene ancora un attimo... Posso? A volte ti vivo come il sadico Professore d'Eristica che invita l'alunno alla cattedra con un suadente "vieni piccolino, dì pure" (sibilando fra sè "odioso sciocchino")... per poi... a provocata espressione del piccolino.... far seguire con voce tonante le mille prove della sciocchezza dello sciocchino (che magari parlano d'altro - sennò che Eristic-Professor è il Professor? - però convincono, per via del tono, la porzioncina di platea che non ha ceduto al sonno). Quanto, ma quanto, sono sciocchina-piccolina? Oggi esagero, e dopo la proposta analitica ne aggiungo persino una programmatica! Ti piace se tu parli e io posto solo questo : ? (bacio vero) |