ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
05-01-2008, 11.54.21 | #3 |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Breve esempio di interpretazione di comunicazione
Arsenio,
è capitata una cosa che inserisco qui perché l'ho ritenuto brillante esempio di quanto l'interpretazione influisca sulla comunicazione. Antefatto: un'amica voleva conoscere il piano della serata di un ragazzo, di cui aveva il numero. Invia un messaggio chiedendo il programma. Arriva la seguente risposta: "Ciao, sono a cena da amici in centro. Tu cosa fai?" Ora, eravamo in tre, ne sono uscite tre differenti ipotesi interpretative. L'interessata sosteneva che il messaggio era di chiusura, con cortesia (io mi sono già organizzato, ti chiedo per essere gentile cosa fai tu). Io sostenevo che era di apertura/disponibilità (io ho già un impegno cui tu potresti aderire). La terza vedeva una apertura/modificazione del programma (io ho già un impegno ma volentieri lo cambio con quello che eventualmente mi proponi tu). Devo dire che mi è sembrato immediatamente evidente il peso del vissuto in queste interpretazioni: da una parte il pessimismo cosmico che fa ritenere la realtà immodificabile, io che sento il peso dell'impegno preso, e la terza che forse ritiene modificabile qualunque programma in funzione della proposta migliore. Ovviamente, l'interpretazione del messaggio ha un'influenza determinante nel prosieguo della comunicazione, perché l'interessata, interpretandolo come rifiuto, l'avrebbe troncata lì, senza ulteriori scambi di sms... ed invece... il nostro pensare positivo le ha modificato il corso della serata. L'ho inserito perché devo dire l'ho trovato illuminante in merito al peso che ha l'interpretazione (a propria volta influenzata dallo stato d'animo del momento). |
05-01-2008, 13.26.13 | #4 |
Ospite
Data registrazione: 18-03-2006
Messaggi: 33
|
Riferimento: Quanto sappiamo comunicare?
Arsenio
da come scrivi, a me lettrice naif, sembra che più che di come comunicare si stia parlando di come interagire con le persone fra persone, cosa di cui la comunicazione è parte, ma non tutto. Gli agiti sono comunicazione, la prossemica lo è, i fatti lo sono, il silenzio pure. Il punto che poi ha evidenziato con un semplice quanto efficace intervento nevealsole è che questo rapporto di comunicazione, per me più ampio di interazione, con gli Altri si svolge in modo bidirezionale o addirittura ricorsivo, per cui per quanta sollecitudine ci possa essere da parte di chi inizia, parla, agisce, fa, c'è un mondo ignoto che riguarda la idiosincratica modalità di esperire ciò che è stato detto, fatto, agito, o tacitato che è dell'ascoltatore/interagente. Forse la comunicazione si muove in questo spazio vagante dove ci stanno in mezzo le letture filtrate dalle storie individuali di ciascuno, dovute a cultura, età, esperienza, nodi, problematiche, che sono per lo più ignote ad entrambi gli agenti parlantisi. Riflessioni girovaghe..... |
06-01-2008, 17.09.56 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 15-10-2005
Messaggi: 560
|
Riferimento: Quanto sappiamo comunicare?
Citazione:
Bello. Mi é piaciuto. Devo dirti che da qualche tempo so di non sapere comunicare. Ti sembrerà un paradosso in una persona di quarant'anni...ma effettivamente é così. Tutto ciò che hai detto l'ho sentito in me come speranza di poterlo realizzare inme stessa, cioè di acquisire la capacità di comunicare. Io riesco a parlare, anche di me. Riesco ad ascoltare. Ma non so comunicare in altri sensi e la mia comunicazione ancora é forzata non spontanea. In altre parole, quando mi rapporto con gli altri io vorrei veramente che mi sentissero dal profondo, e vorrei io stessa dir loro che li sento. Ed é così, perché gli altri dicono bene del mio comunicare e ascoltare. Ma io vivo un grande disagio perché ciò che comunico non sgorga direttamente dall'anima ma é frutto di un premeditato, anche se non del tutto consapevole bisogno di essere comunicativa, di aiutare, di ascoltare, ma mentre lo faccio, qualcuno in me piange perché non riesce a venire fuori del tutto. Oddio, mi sembra di farti impazzire. Ma vorrei proprio crescere in tal senso ed é difficile. Un abbraccio feng qi |
|
06-01-2008, 18.50.45 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Riferimento: Quanto sappiamo comunicare?
Citazione:
So che non è consolatorio, ma lo dico lo stesso: sono come te. Anche io, all'apparenza, comunico, e bene. Però io lo sento cosa ci sta in fondo in fondo, che vorrebbe venir fuori e resta dentro, dice e non dice. Comunico benissimo su tutto, su tutto ciò che non ha importanza... ma le emozioni, positive o negative, più belle o più dolorose, non le comunico con fluidità ma solo dopo molto sforzo. Spesso in superficie arrivano dei messaggi non verbali, anche contraddittori, che non tutti sono in grado di decodificare... forse perché ancora non riesco a leggere dentro di me in modo sufficientemente nitido. |
|
07-01-2008, 10.09.24 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Quanto sappiamo comunicare?
Citazione:
Carissima donella E' vero che si aiuta anche se stessi coinvolgendosi in qualche situazione interpersonale dove si richiede attenzione all'altro con immedesimazione e sostegno, decentrandosi da se stessi. Perchè ogni sganciamento dal proprio io è salvezza. Un'amicizia significativa e l'innamoramento sono da collocare ai primi posti. “Felicità” è ogni occasione che ci fa uscire da noi stessi. Ho già accennato ai vari tipi delle “droghe” obnubilanti che aiutano a vivere. Ma un amore introiettato può inoltre rendere compiuta e arricchita una personalità, anche se è stato effimero. E' vero che nell'ambito dei forum a carattere culturale sono attratto soprattutto da un'avventura delle idee e dai percorsi interiori. C'è un'arte dell'argomentazione dialettico-filosofica, che per sua natura richiede alcuni presupposti. Il dibattito su temi psicologici pure esige qualche accortezza, Cioè evitare teologie, metafisicherie personali o superate, neospiritualismi pure male assimilati. Se non per saggiarne l'inconsistenza. Così come è bene andar cauti con le generalizzazioni, i luoghi comuni; lo scambiare le pur lecite opinioni per fatti certi, ecc. Vanno bene le testimonianze personali catartiche, autochiarificanti, ed il confronto di vissuti; in tal caso nemmeno importa molto se non si possiedono eccessive conoscenze sulla disciplina. In quanto alla comunicazione nel rapportarsi dell'esistenza quotidiana, conta la percezione di “esistere”, nel senso di accettarsi reciprocamente,come si è e senza discoferme. Non sono richiesti effetti autorappresentativi, ma personali autoespressività, proponendosi di essere percettivi e flessibili. Ad esempio il fulcro di un discorso amoroso non è la mente,ma l'”esprit de finesse” pascaliano. Cioè il “coeur” che conosce ragioni che la ragione non conosce. E' pure una forma di conoscenza immediata e intuitiva. Il “Pathos” non si contrappone quale antitetico al “logos” razionalizzante,ma si pone in un rapporto complementare. Il dialogo tra innamorati in genere non ha temi o scopi precisi. Non è socratico, sofistico, politico , economico, ecc. Bensì congeniale a un “noi” che si delinea su di uno sfondo di solitudine. Il valore del sentimento, anche storicamente, fu riconosciuto con l'affermarsi della soggettività intuitiva e dell' ineriorità della coscienza. Ad esempio la competenza comunicativa non è tanto razionalità filosofica, ma atto di reciproca partecipazione per uno stare in compagnia. E' espressione di sé stessi e dei propri sentimenti. Può alleviare ansie e preoccupazioni. Concede la metacomunicazione che è comunicare sulla comunicazione in atto, onde evitare le inevitabili ambiguità. Requisiti sono semplicità, pertinenza ed esposizione ordinata. Si evitino complicati discorsi scientifici o sui massimi sistemi,se sono inutili. Lo stile dovrebbe essere stimolante. Non arbitrariamente inconsueto in quanto solo bizzarro, ma va bene se per qualche verso è un po' inaspettato. Non svalutare le tue potenzialità e risorse di femminile fluidità verbale e intuizione. Né sopravvalutare certi ragionamenti forse brillanti eppure sempre incompiuti e mai invulnerabili a opinioni alternative. Purchè meditate e giustificate. L'”abito” d'ogni occasione è quello d'essere se stessi per una permanente mai conclusa crescita Fammi ... esistere Siamo tutti “personaggi” in cerca di autori/autrici |
|
07-01-2008, 10.12.31 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Breve esempio di interpretazione di comunicazione
Citazione:
Carissima nevealsole L'esempio che poni è emblematico e opportuno quale esempio per il nostro discorso. E' una delle più diffuse insidie della comunicazione. Come già ho avuto occasione di dire, in certi contesti la codifica e la decodifica della comunicazione,soprattutto quella non verbale più rivelatrice, sono un importante abilità sociale per relazionarsi con gli altri, per più probabili interpretazioni. Le espressioni facciali, il tono di voce, la gestualità, le posture corporee, non mentono. A meno che non si abbiano di fronte consumati attori, politici particolarmente addestrati, avocati esperti o machiavellici per vocazione. La frase “Ciao, sono a cena da amici in centro. Tu cosa fai?” In se stessa non dice nulla oltre al senso contenutistico informativo. Certo può dar adito a supposizioni e letture ipotetiche “tra le righe”. Per l'analisi di una frase colloquiale aiuta trovarsi faccia a faccia in un contesto, ascoltare con “quattro orecchie”: oltre al contenuto esplicitato si può rintracciare una rivelazione di sé, del tipo di relazione esistente tra le due persone e un appello quale richiesta per ottenere qualcosa. Non conosciamo , quale antefatto, la temperie di amicizia o di un rapporto più intimo tra i due. Se qualche sfumatura del tono della voce poteva esprimere disappunto, rammarico o apertura possibilistica a una più gradita alternativa. Comunque non esistono mai certezze, in quanto le intenzioni non sempre corrispondono agli effetti desiderati. Possono essere fraintese anche a seconda dello stato d'animo del momento o di una proiettività di situazione analoga. Infine, si tratta solo di una seconda sequenza discorsiva e non ci sono stati altri sms chiarificatori o metacomunicativi. Se siamo dubbiosi dobbiamo chiedere le intenzioni del nostro interlocutore. Il fatterello mi ricorda il noto film “Rashomon” - sebbene in tutt'altra situazione ambientale e di senso – sulle verità mai assolute, sempre relative e a volte non incompatibili. Tre testimoni assistono a un delitto e ognuno fornisce al giudice una versione diversa eppure “veritiera”. Perchè ognuno ha visto la scena da un'ottica interpretativa diversa, secondo la sua personalità ed esperienze. Esistono tante “verità” quante sono le persone che osservano un fatto o ascoltano una parola, e poi inferiscono conclusioni, valutano, giudicano, ecc. Talora è il caso che fa emergere una verità;alcuni avvocati sanno che una domanda d'approfondimento al teste potrebbe risultare di troppo perchè fa emergere una verità che manda all'aria la loro base di accusa o di difesa. Si deve ammettere che nonostante il proporsi un'efficace comunicazione ci sarà sempre negli altri qualcosa che sfugge, o forse di appena intuito. I messaggi di superficie sono in apparenza verificabili, ma le persone che li scambiano sono “scatole nere” incomunicabili. Le coscienze soggettive sono invalicabili e l'Io conosce solo se stesso. Gli altri sono solo contenuti della sua coscienza. La conversazione può essere un gioco infinito, ma ci dev' essere sempre collaborazione per arrivare a qualche verità. O si naviga nel mare dell'ambiguità. |
|
07-01-2008, 10.44.08 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Quanto sappiamo comunicare?
Citazione:
Cara lettrice ... naif ...ma non troppo ... la pragmatica della comunicazione è un campo vastissimo che non può esaurirsi in alcuni post. Comunque in quelli di oggi per donella e per nevealsole può essere che abbia chiarito qualcosa anche a te, per proseguire nel discorso. Anche sulla differenza tra argomentazione e comunicazione interpersonale, di sostegno, ecc. Se non lo hai ancora letto consiglierei pure a te il testo finora insuperato “Pragmatica della comunicazione umana” di Watlawich, base per ulteriori approfondimenti interdisciplinari, e per eventuali esercizi sul campo. |
|
07-01-2008, 10.45.50 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Quanto sappiamo comunicare?
Citazione:
Quarant'anni? Quindi una ragazzina: hai ancora altrettanti e oltre anni per imparare ad estrinsecare le tue emozioni ma non è detto che tu non ci riesca già. Difficoltà dovuta forse a qualche inibizione educativa. Che spesso riguarda per tradizione di genere più i maschietti. Comunque sul piano emozionale può comunicare molto di più uno sguardo e anche il silenzio di chi “c'è”,di chi riesce a far percepire la sua muta presenza,che non un proporsi di suscitare effetti e non genuine espressività. Oppure credere di dimostrare empatia attraverso frasi consolatorie inautentiche, smentite dalla comunicazione non verbale, come i falsi sorrisi subito evidenti,il tono di voce incongruente con ciò che viene affermato, ecc. Subito percepite come non genuine e uscite dal cuore, e che fanno sentire i destinatari ancor più soli. Ciaociao |
|