i nuovi analfabeti
Per il presente tema mi sono attenuto ad alcune indicazioni tratte da “I nuovi analfabeti – A. O. Ferraris, A. Rusticelli, in Psicologia contemporanea, numero di novembre – dicembre 2007
L'analfabetismo funzionale è in progressivo aumento nei Paesi industrializzati, e L'Italia, secondo un'indagine statistica su un campione dai 16 ai 65 anni, è in coda in quanto a capacità alfabetica. La perdita di tale competenza è riferita a chi si sta disabituando a certe abilità di base riguardanti la sfera linguistica: una raggiunta maturità nel saper leggere,scrivere, parlare,ascoltare. La società socioculturale si sbilancerà, degradandosi tali capacità indispensabili per farci meglio comprendere l'ambiente che ci circonda. S'imparano a utilizzare con sempre maggior difficoltà le informazioni necessarie per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità. Le competenze alfabetiche sono un irrinunciabile strumento cognitivo nella varie situazioni della vita di tutti i giorni. Chi legge, ormai, un quotidiano senza limitarsi ai resoconti delle pagine sportive, o altro che non impegni e affatichi troppo al mente ed il tempo a disposizione? Chi si dedica alla lettura di testi un po' complessi? Sapendo cogliere il nocciolo ,il senso voluto dall'autore, anche di un elementare editoriale? Per analfabetismo di ritorno s'intende quella regressione intellettiva che comporta il rischio di retrocedere a capacità inferiori al proprio titolo di studio, quando le attività complesse non sono più esercitate per un certo numero di tempo. Riguarda anche il laureati: “C'è un'ignoranza da analfabeti e un'ignoranza da dottori” (M. de Montagne) . Si tralascia un'educazione permanente, in piena immersione nelle protratte sedute televisive o distolti dall'ozio mentale internettiano, o da altro sciupio di tempo. Trascorrere un eccessivo numero di ore davanti ai monitor, seguendo programmi o forme sottoculturali dal basso profilo, creano le condizioni favorevoli per l' illetteralismo di ritorno. Ad esempio sono tragicomiche certe parodie di dibattito colto, con la pretesa di partecipare alla cultura. In cui sovente si tenta di disconfermare l'avversario senza nemmeno possedere gli strumenti conoscitivi e critico-analitici indispensabili, come ad esempio succede in certa tivù
Tuttavia anche un un uso più intelligente e selettivo del computer e della rete, non significa che libri, scrittura meditata,esposizione orale, non abbiano più un ruolo. E' vero il contrario. Per un' autentica formazione mentale e culturale di tutti, dove saranno sempre necessari approfondimenti,concentrazione ,riflessione, discussione,confronto delle idee, purché sempre su contenuti validi. Da cui deriva anche la consapevolezza della necessità di ampliare le proprie conoscenze.
Soprattutto non si dovrebbe entrare nel circolo vizioso dell'atrofia da disuso e conseguente stagnazione intellettuale, avviandosi a idonei stili cognitivi e relazionali. L'ostacolo maggiore è la demotivazione all'impegno mentale. Oggi purtroppo l'arricchimento culturale e la riflessione, da recente sondaggio, sono all'ultimo posto di gradimento per l'impiego del tempo libero, in ogni fascia dell'età adulta. Nemmeno più si elabora il materiale mentale già posseduto,anche per un miglior contatto con le trasformazioni della realtà sociale.
La domanda è : come mai anche persone avvertite e acculturate, si lasciano irretire da ciò che un'avvedutezza critica rifiuta o bolla come prodotti di scarto? Non si sa che l'esposizione ripetuta di alcuni stimoli manipolano e condizionano opinioni e atteggiamenti, appiattiscono al basso livello dei gruppi di riferimento senza che ci si accorga?
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