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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
27-11-2007, 09.41.09 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Chi ha paura dell'inconscio?
Citazione:
Ti confondi con gli archetipi dell'inconscio collettivo di Jung: eredità spirituale che appartiene al patrimonio culturale dell'umanità. I prototipi collettivi dell'esperienza umana sono affascinanti e possono ispirare certe “figure” eterne che ci accompagnano durante l'esistenza. Ma non c'entrano con la struttura freudiana dell'inconscio, già difficilmente indagabile quale scienza naturale. Né mi convince l'inconscio lacaniano come discorso dell'Altro simbolico, interpretato come leggi culturali, storiche, familiari, sociali, che precedono la nascita e la condizionano attraverso le leggi del linguaggio. Mentre la sua teoria dell'inconscio che si struttura come un linguaggio, posso condividerla. Certe poesie riuscite che condensano un significato anche in un solo verso, come la scena di un sogno, lo confermerebbero. |
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29-11-2007, 00.24.43 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-03-2007
Messaggi: 49
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Riferimento: Chi ha paura dell'inconscio?
Interessante la questione sull'inconscio, personalmente sono molto appassionato a ciò che scrive Fromm e mi piace il suo punto di vista su diverse questioni, quella dell'inconscio pur essendo non troppo esaustiva e molto teorica è una di queste.
Prima di tutto bisogna partire dalla premessa che conscio ed inconscio non esistono, sono aggettivi usati per determinare dei pensieri. Io non ho un inconscio, ma ci sono dei pensieri che nascono in me e che sono inconsci, cioè io non li "penso" o meglio li genero e li metto da parte dove non posso raggiungerli, o almeno non nella normale vita quotidiana. Detto questo si può definire quali pensieri diventano consci, cioè quali io percepisco effettivamente. Secondo Fromm ci sono dei filtri di pensiero che ne determinano la natura conscia o inconscia, la lingua e l'influenza della società sono due di questi, ce n'è un altro ma non lo ricordo al momento. Se io non posso esprimere un concetto a parole è difficile (o impossibile) che questo diventi conscio, perchè è qualcosa che per la mia mente non può esistere. E questo è piuttosto semplice come concetto. Per quanto riguarda il filtro sociale bisogna dire che ogni uomo ha in sè tante pulsioni che fanno tutte parte della natura umana ma che molte vengono soppresse dalla società per necessità. Come abbiamo purtroppo avuto modo di constatare una certa persona in determinate condizioni, con una storia particolare alle spalle può diventare un soggetto che la società non può accettare, facciamo il caso di un pedofilo. Una determinata società può giustamente non accettare il fenomeno della pedofilia in quanto lo riconosce dannoso per la vita del bambino. In questa società le persone che hanno tenenze pedofile le tenderanno a rimuovere e quindi a renderle inconsce per poter continuare ad essere accettati e non essere allontanati dal gruppo, solo chi ha una tendenza troppo forte verso questa pulsione non potrà rimuoverla e la vivrà in modo conscio. E' un esempio poco approfondito e buttato un po' li per spiegare il concetto. Per quanto riguarda l'inconscio invece Fromm dice che è tutta la natura umana in sè meno la parte conscia. E' tutto quello che nel corso della vita un uomo può essere tranne quello che effettivamente è. E' quello che per un motivo o per un altro ho sentito ma non ho potuto vivere come esperienza di pensiero. A me piace molto come punto di vista, però non ho molti punti di riferimento perchè a parte qualcosina di Freud e molti libri di Fromm per il resto in materia di psicologia non ho molte conoscenze anche perchè la psicologia per come è oggi non mi piace affatto. |
30-11-2007, 09.54.58 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Chi ha paura dell'inconscio?
Citazione:
Da un punto di vista fenomenologico l'inconscio non si può spiegare, ma solo comprendere. Quindi più che non esistere, diciamo che non fa parte delle sperimentabili scienze naturali. In quanto al “conscio” come coscienza, la sua esistenza dipende dal punto di vista considerato: coscienza comportamentale o psicologica. Quindi si potrebbe ipotizzare una soglia sensitiva suscettibile di sperimentazione psicofisica. In tal caso si possono separare contenuti psichici avvertiti coscientemente e contenuti preconsci: coscienza come fenomeno qualitativo della psiche,o entità fisiologica neurofisiologicamente localizzabile? Il campo di discussione e di ricerca, cono l'avvento delle neuroscienze, è sterminato. Certe potenzialità e risorse rimangono, se non inconsce,inespresse, finchè non vengono stimolate e valorizzate. Il “disagio della civiltà” (Freud) dipende anche dalla repressione delle pulsioni sessuali e aggressive. Per un'istintualità da incanalare adeguatamente, non sempre facilmente esprimibile o sublimata in altre mete deviate. Fromm condivide con Freud lo scopo principale della psicoanalisi, quale il rendere cosciente l'inconscio per conoscere e comprendere se stessi. Originale è il suo concetto d'inconscio sociale,parte repressa della psiche universale. Per cui critica gli ordinamenti sociali che deformano l'uomo. Com'era un tempo la psicologia, secondo te? A volte una disciplina comincia a piacere quando si comincia a studiarla. Provaci. |
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30-11-2007, 11.29.53 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-03-2007
Messaggi: 49
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Riferimento: Chi ha paura dell'inconscio?
Citazione:
Grazie del consiglio, lo farò sicuramente, devo solo trovare i libri adatti per farlo. Io studio informatica all'università, la psicologia come qualche altra materia è un "hobby" che voglio portarmi dietro a lungo ma ho difficoltà a scegliere libri adeguati. Un po' alla volta comunque ci sto forse riuscendo. |
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