Ospite abituale
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la società trash-culturale
L'organizzazione dell'industria culturale manipola i bisogni di ogni individuo passivamente integrato - quale elemento chiave – nel sistema di produzione-vendita-consumo. La TV, Grande Educatrice ma cattiva maestra, deve adeguarsi all'orizzonte mentale e identificativo di un pubblico medio, dove comunque i rimandi sono reciproci e interdipendenti. Perchè anche i signori dell'economia, per i loro interessi, tendono a inscrivere l'individuo in una cultura mediocre e standardizzata. Viene immerso in una realtà che, in quanto intorpidito uomo “videns” gli appare oggettiva; “vede” ma è obnubilato e incapace di discernere il meglio, il vero, l'utile, e si ha buon gioco nell'adattarlo alla tragicità della vita con futili evasioni.
L'industria con le sue efficaci e strategiche manipolazioni, sa catturare la curiosità, e illude ovunque di far partecipare all'alta cultura. Ma a tale scopo deve semplificare, banalizzare e travisare la realtà con una produzione imitativa e ultra-kitsch. Le verità della vita sono ben più estese e complesse. E' ben diversa la curiosità di chi progetta la sua mente come un laboratorio d' idee.
Sarebbe più che mai necessario un tempestivo e preventivo intervento pedagogico-educativo in controtendenza, antagonista dell' onnipervasiva trash-cultura omologante.
I genitori dovrebbero facilitare, fin dalla prima infanzia, il pensiero critico dei figli, senza allinearli al proprio sistema di valori. Che anche per loro è stato conseguenza del curriculum degli spot e delle suggestioni del piccolo schermo. Ai quali adeguarsi, pena l'esclusione di chi conta, di chi non è come e più degli altri.
Ci siamo mai chiesti, da autocritici, quali sono le nostre modalità per allargare le conoscenze ed i modi di pensare? Se ci stiamo orientando verso manifestazioni sottoculturali, dove intelligenza, sensibilità, immaginazione e sentimento hanno spazi ben angusti? La scuola è stata sempre in mutua dipendenza con la realtà sociale. I nuovi educatori – e v'includo anche i genitori – dovrebbero insegnare una “lettura” analitica per esplorare la realtà che ci circonda, da mettere in confronto con quella rappresentata e distorta. Per poter reinquadrarla con punti di vista alternativi, per avere la conferma di come i tratti peculiari , le ideologie, i condizionamenti di chi osserva, siano sempre in rapporto con le sue descrizioni e valutazioni. C'è una stretta relazione tra linguaggio e pensiero, che devono diventare strumenti per una rigorosa discussione sui svariati e contradditori aspetti della vita. Per una corretta e lungimirante argomentazione che rivaluti le capacità linguistiche. Per un pensiero logico, complesso e concettuale, che stiamo ineluttabilmente perdendo. Oppure le tecniche persuasive, le lusinghe consumistiche, droghe che leniscono i disagi, formeranno una mentalità non più modificabile,e come conseguenza quel tragico vuoto esistenziale giovanile, di cui abbiamo già parlato.
I sogni e i desideri sono da accogliere, purchè non siano quelli eterodiretti e sovrapposti al reale. Dove i modelli sono solo proiezioni identificative di personaggi vacui come i divi, i personaggi dello spettacolo, i politici vincenti.
Nella progressiva diffusione tecnologica gl' incolti che partoriscono idee sono dappertutto in maggioranza. Non escludo neppure certi conferenzieri e oratori blasonati, ma pressapochisti e ideologizzati, che ci stupiscono con i loro abbagli ed omissioni.
La terza rivoluzione industriale è contrassegnata dalla tecnologia e dalla comunicazione digitale dei new media. Internet replica l' invasività dello stile volgare e superficiale di stampo televisivo, e forgia anche un pensiero, frastornando con il caos dei suoi pseudosaperi. ( wikipedia, maleusati motori di ricerca, forum cosiddetti culturali, ecc.) La comunicazione virtuale per crescere dovrebbe accettare una miriade di approcci diversi, o si appiattirà in un'omologazione passiva e replicante, dove il Pc sarà fine e non mezzo. Il declino delle idee è consequenziale alla società di massa, tecnologica e mercificante: quale progresso è ancora possibile? Solo quello materiale e verificabile, che non va mai di pari passo con quello etico e culturale.
Essere, avere, apparire: quanto ne teniamo rispettivamente conto? Come date spazio, se pure ne date, all' ”essere?” E in che misura siamo condizionati inconsapevolmente dalla persuasività della società di massa? Soprattutto nelle modalità di pensiero? Da cosa riconoscete una persona “massificata?” Quale secondo voi è la temperie etico-culturale degli ambienti (reali o virtuali) in cui trascorrete le vostre ore, le vostre esistenze? Quale tipo di umano evolutivo potrebbe porsi in controtendenza alla massificazione? Io delineerei un uomo capace di discernere, flessibile, relativizzante. Fa vagare in libertà il suo pensiero divergente, sempre sa distinguere tra giudizi con fondamento scientifico e giudizi di opinione. Conosce le proprie modalità privilegiate sia nell'acquisire conoscenze, che nel gestire con equilibrio le proprie emozioni. Comunicativo-relazionale, tollera le reciproche differenze,ma sapendo individuare inganni e autoinganni, clichè e pregiudizi. Si è decentrato dalle certezze,è aperto a nuove prospettive di significati, cambiamenti e ridefinizioni. S'inserisce in un processo di apprendimento per tutta la vita. Non è acriticamente conforme agli schemi indotti di cultura e comportamenti, scambiati illusoriamente per valori positivi. Sa stare al mondo in modo da avere vedute sempre aperte, critiche, creative.
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