Io tendo alla luce,istintivamente,con tutta me stessa.
Amo il primo tiepido chiarore dell'alba ben più dell'enigmaticità elusiva della notte.
Amo i colori solari,le persone solari (anzi...amo "soltanto" i colori solari,e "soltanto" le persone solari).
E faccio in modo che,tra due punti,corra sempre una retta quanto più possibile lineare,anzichè un involuto zigzag.
Eppure...
Ho,da sempre,bisogno di avere accanto a me un uomo che,nonostante la sua estroversione e socievolezza (sono incompatibile con i musoni! ),rappresenti la mia parte oscura,la mia Ombra,il mio Rimosso.Che sia interiormente divorato dal demone della conflittualità...dall'impulso irrefrenabile a una ricerca eterna...e dall'incapacità di adagiarsi su modi di essere,di sentire,di pensare e di vivere preconfezionati e imposti dall'esterno.
Per me stessa ho coniato una terminologia che definisce questa "vocazione":la sindrome di Arianna,appunto.
Un uomo,infatti,mi interessa,mi affascina e mi emoziona finchè riesco a percepirlo,emotivamente,come Teseo nel labirinto.
E in questo senso,e solo in questo senso,mi ritengo motivata a stargli a fianco.
La mia dedizione a lui però inevitabilmente decade allorchè il mio "eroe" trova,con o senza il mio aiuto,l'uscita del labirinto.Che peraltro,in genere,anzichè la porta ufficiale (posizionata,nelle mie teorie,a Oriente,cioè al sorgere del sole)si rivela essere un'uscita di servizio...o,peggio,una botola...
Mi chiedo se questo sia un atteggiamento comune anche ad altre donne.
Dopotutto,il massimo spauracchio di ogni fantasia femminile non è ,appunto,il pantofolaio ad oltranza che vegeta davanti alla televisione?Vale a dire,appunto,l'antitesi compiuta e perfettissima dell'uomo amato da Arianna...